La storia che sto per raccontarvi inizia con un ragazzo che, a soli 14 anni, è già titolare inamovibile in una delle squadre della sua cittadina. Gioca a livelli regionali, è tranquillo e si muove bene con avversari che hanno almeno 10 anni in più di lui e sebbene calchi i campetti di periferia, è già chiaro a molti che il ragazzo è di un altro livello rispetto ai suoi compagni ed agli avversari che affronta ogni domenica mattina su improbabili campi di terra e ghiaia.
Il suo ruolo è forse quello più difficile di tutti. Lui è un portiere, ed a quei tempi era il migliore della provincia, se non della regione. Era sempre il primo ad arrivare agli allenamenti e l’ultimo ad andare via, e questa sua serietà era molto apprezzata dai suoi allenatori, con cui era abituato a fare lunghe chiacchierate dopo la doccia, mentre aiutava a metter via i palloni e le altre attrezzature usate per gli allenamenti.
La carriera di questo ragazzo va avanti velocemente, a 14 anni vince con la sua squadra il campionato di Prima Categoria, l’anno successivo è ancora titolare in Promozione, e nel giro di pochi mesi viene tesserato da una squadra vicina in Eccellenza, dove, a dispetto della giovanissima età, non sfigura, anzi viene confermato titolare anche per l’anno successivo, quando la sua squadra sfiorerà la promozione in serie D. A soli 16 anni è la principale promessa del calcio regionale, condizione che gli permette di portare a casa i primi, pochi, soldi di ingaggio e di far parte delle varie rappresentative regionali. Nell’estate del 2000 si parlava di una possibile convocazione nella nazionale U-17, ma finché continuava a giocare nei campetti di provincia non godeva della visibilità necessaria per un tale salto.