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Visualizza Versione Completa : Sei Nazioni 2018



ataris
01-02-2018, 20:06
Italia v Inghilterra, 4 febbraio, ore 16, Olimpico
Irlanda v Italia, 10 febbraio, ore 15.15, Aviva Stadium
Francia v Italia, venerdì 23 febbraio, ore 21, Vélodrome
Galles v Italia, 11 marzo, ore 16, Principality Stadium
Italia v Scozia, 17 marzo, ore 13.30, Olimpico

scontro diretto il 17 marzo :sisi:

Mike Patton
02-02-2018, 00:24
restiamo a 0 secondo me, potevamo vincerne una se avessimo affrontato la Scozia prima, ma se è uno scontro diretto lo vinceranno loro

Underdog
03-02-2018, 14:14
Non vedo l’ora :assa:

Oggi per la cronaca Francia-Irlanda :guitar:

Khabar
04-02-2018, 11:02
Non vedo l’ora :assa:

Oggi per la cronaca Francia-Irlanda :guitar:La giocata con cui ha vinto l'Irlanda è una genialata :hail:

ataris
04-02-2018, 17:31
15-27 a 20 dalla fine

non stiamo neanche facendo brutta figura :look:

smoldino
04-02-2018, 17:49
Gli avversari forti contro l'Italia giocano comunque al 50-60% del loro potenziale. Ci sono due universi tra noi e le nazioni che competono sul serio

ataris
24-02-2018, 14:48
ieri non male in casa dei francesi
il problema è sempre quello ... per 60 minuti competitivi e poi crolliamo

ataris
12-03-2018, 11:00
sconfitta preventivata a Galles
siamo a 16 sconfitte di fila, nuovo record

alla prossima, contro la Scozia, si gioca per non fare 17 e non prendere il terzo cucchiaio di legno di fila

Mark Silver
12-03-2018, 13:30
Ma ancora non c'hanno cacciato?

Mike Patton
12-03-2018, 14:56
stamo a fa il servizio da 12 per la tavola

Franco Fingoli
13-03-2018, 17:05
e questa Irlanda che zitta zitta si va a prendere il 6nazioni e rischia il whitewash a Twickenham?

che brutta Inghilterra comunque...dopo la Scozia, che è andata a colpire là dove dovevano essere i punti forti degli Inglesi, anche la Francia riesce a passare... doveva essere un 6nazioni tranquillo e di rodaggio per preparare la coppa del mondo del 2019, invece molte crepe e dubbi si sono aperti sul gioco di questa squadra e su Eddie Jones..

wizard10
14-03-2018, 09:26
ieri non male in casa dei francesi
il problema è sempre quello ... per 60 minuti competitivi e poi crolliamo


Ma ancora non c'hanno cacciato?


stamo a fa il servizio da 12 per la tavola


e questa Irlanda che zitta zitta si va a prendere il 6nazioni e rischia il whitewash a Twickenham?

che brutta Inghilterra comunque...dopo la Scozia, che è andata a colpire là dove dovevano essere i punti forti degli Inglesi, anche la Francia riesce a passare... doveva essere un 6nazioni tranquillo e di rodaggio per preparare la coppa del mondo del 2019, invece molte crepe e dubbi si sono aperti sul gioco di questa squadra e su Eddie Jones..

io sinceramente mi chiedo perché ancora ci invitino, al 6 nazioni...

ataris
14-03-2018, 09:47
io sinceramente mi chiedo perché ancora ci invitino, al 6 nazioni...

vabbè che erano altri tempi ma considera che quando le quattro britanniche ammisero la Francia nel 1910, i mangiarane nelle prime 20 edizioni disputate presero 12 volte il cucchiaio

il primo trofeo lo vinsero dopo più di 40 anni

olivar
17-03-2018, 17:31
Stavamo quasi per non perdere

ataris
17-03-2018, 21:41
se non si vincono queste ...

Mark Silver
19-03-2018, 10:24
https://www.ilpost.it/2018/03/19/sei-nazioni-italia-sconfitte-partecipazione/

Inviato dal mio ONE A2003 utilizzando Tapatalk

Red&BlueFan
19-03-2018, 10:43
vabbè che erano altri tempi ma considera che quando le quattro britanniche ammisero la Francia nel 1910, i mangiarane nelle prime 20 edizioni disputate presero 12 volte il cucchiaio

il primo trofeo lo vinsero dopo più di 40 anni

Ma avevano un movimento dietro.
Qui non c'è, il rugby esiste solo in un paio di regioni e viene seguito a livello nazionale solo per il 6 Nazioni. C'è stato un piccolo boom i primi anni di partecipazione poi stop.

olivar
19-03-2018, 10:56
Ma avevano un movimento dietro.
Qui non c'è, il rugby esiste solo in un paio di regioni e viene seguito a livello nazionale solo per il 6 Nazioni. C'è stato un piccolo boom i primi anni di partecipazione poi stop.

Come per tutti gli sport che non siano il calcio. Un pizzico meglio il Basket ma poca roba.

smoldino
19-03-2018, 12:31
Al rugby non darei neanche tante attenuanti, visto che i soldi li hanno avuti e li hanno BUTTATI a livello dirigenziale in maniera indecorosa

fantaluca
19-03-2018, 12:37
https://www.ilpost.it/2018/03/19/sei-nazioni-italia-sconfitte-partecipazione/

Inviato dal mio ONE A2003 utilizzando Tapatalk

viene cmq tracciato un quadro lusinghiero per il futuro... c'è quasi da sperare bene

del resto fino a qualche anno fa solo chi giocava a rugby sapeva dell'esistenza del rugby

wizard10
20-03-2018, 08:43
viene cmq tracciato un quadro lusinghiero per il futuro... c'è quasi da sperare bene

del resto fino a qualche anno fa solo chi giocava a rugby sapeva dell'esistenza del rugby

Io ho giocato a rugby a livello scolastico/provinciale, è uno sport che meriterebbe attenzione ma andrebbe rivisto un po' tutto il circuito sportivo italiano

ataris
24-03-2018, 10:58
Il rugby italiano spende male i suoi soldi?
Azzurri reduci da 17 k.o. di fila nel sei nazioni, cerchiamo di capire perché...

Se dopo le 17 sconfitte consecutive nel Sei Nazioni (record negativo) si volesse istruire un "processo" all’Italrugby, nell’arringa difensiva l’avvocato degli azzurri snocciolerebbe subito due cifre e paragonerebbe i 46 milioni del bilancio della Fir (l’ultimo è quello del 2016), la nostra federazione, ai 210 di quella inglese, la Rfu, che solo per l’operazione Mondiale 2019 ha deliberato un investimento di 135. Se, per tutta risposta, il "pubblico ministero" chiedesse all’Italia di uscire dal Torneo, che disputa da 18 anni, il Perry Mason del c.t. Conor O’Shea e degli oltre 111 mila nostri tesserati risponderebbe che il Championship è un club privato e siccome il 90% del budget Fir proviene da questo evento, va bene l'"autolesionismo" che ci porta a sfidare ogni anno cinque rivali sempre più in alto di noi nel ranking, ma l’harakiri economico proprio no. I 46 milioni rendono la Fir una delle federazioni italiane più ricche. Il problema per noi, chiamati col Sei Nazioni a giocare sempre e solo contro rivali davanti a noi nel ranking, è nella crescita – economica, in particolare di Inghilterra e Francia – della concorrenza. Fiduciosi nell’assoluzione, tutti quelli che in Fir detengono il potere non possono però non fare i conti con un presente dove le ombre sono molte più che le luci. Sono figlie degli ultimi vent’anni, che adesso proviamo a ripercorrere per capire come e da dove sono nati i problemi.

La Nazionale compie la sua impresa più eclatante tre anni prima del Sei Nazioni, battendo a Grenoble, il 22 marzo 1997, la Francia neo vincitrice del Cinque Nazioni. "Eppure all’epoca eravamo una Federazione con otto miliardi di lire di budget, quindi 4 milioni di euro", spiega Giancarlo Dondi, dal ’96 al 2012 presidente della Fir. "A quei tempi (in cui gli azzurri sconfissero per la prima volta anche Scozia e Irlanda; ndr) si decise di investire quasi tutto sulla Nazionale affinché dei suoi risultati, sul campo ed economici, potesse poi giovarsi l’intero movimento". Alla fine del secolo scorso, la "povera" Italia perdeva – ma spesso senza disonore –nelle neonate Coppe europee; un suo match di Serie A era trasmesso ogni sabato dalla Rai; aveva iniziato un trend decennale di crescita di tesserati poi certificato dai rapporti del Coni con un+87%. A quei tempi, ma ahi noi anche oggi, l’Italia non aveva prodotto unc.t.italiano degno di tal ruolo né un arbitro scelto per un match del Championship. Il problema è che nel 2018, 42 milioni di euro dopo Grenoble, nelle Coppe, specie nella Challenge, perdiamo anche da romeni e spagnoli; la "A", oggi Eccellenza, non si vede in tv ma solo sul Web e i tesserati, arrivati a oltre 111mila, salgono ma a ritmi inferiori. Il picco di crescita è stato toccato nel 2008, non a caso dopo le due vittorie (mai successo prima) nel Sei Nazioni 2007. Nel 2000 i giocatori tesserati erano 25 mila, adesso sono arrivati a quasi 97 mila. "Entrammo nel rugby che conta con poco e niente. Il gap anche economico con le avversarie era già molto evidente, ma affrontammo la novità con grande entusiasmo e direi che ci comportammo con onore.Per esempio, per anni, nei Paesi ovali, fecero molto scalpore gli 80 mila che nel 2009 riempirono San Siro per gli All Blacks".

IL GAP CON GLI AVVERSARI PERCHÉ PARE CRESCERE SEMPRE DI PIÙ? —
Dal 2010 tutti gli azzurri, esclusi quelli(sempre meno…) che giocano all’estero, fanno parte di Benetton Treviso e Zebre, le franchigie iscritte al Pro14, l’ex Celtic League. Hanno budget tra 7 e 8 milioni – come la "Serie B" francese, la cui media è 7,1 – e la Fir finanzia in parte la prima e totalmente la seconda, mai in grado–a Parma e dintorni, dove ha sede–di trovare imprenditori disposti ad acquisirla. Quando in Europa le nostre sfidano in Champions Wasps o Clermont, le più ricche dei tornei inglesi e francesi, si confrontano con club dal budget di 35 e 31,5milioni. "La Fir dovrebbe puntare a costruire un proprio stadio", spiega l’ex azzurro Marco Rivaro (4 caps). Da anni vive a Londra ed è manager nella City: anche per questo nel 2016 venne contattato per il ruolo di direttore generale della federazione. "So che è difficile, ma pensiamo a cosa vale Twickhenam per gli inglesi: ogni match porta ricavi fino a 15,5 milioni di euro tra biglietti, merchandising,corporate box, cibo e bevande". Le idee di Rivaro sono tanto chiare quanto ambiziose: forse troppo pensando alla nostra Capitale dove persino la Roma fa fatica ad avere il suo impianto privato. Ma va oltre: "Grazie a questo stadio-macchina da soldi, si potrebbe tornare finalmente a investire sui club. Racchiudono competenze,blasone e tradizione (penso a Rovigo, Padova, L’Aquila…) e invece paiono essere stati quasi dimenticati dalle strategie federali...".

“CULTURA” DELLA SCONFITTA SIAMO ORMAI ASSUEFATTI? —
Una stranezza tutta del rugby italiano è l’assenza, praticamente assoluta, per i nostri migliori giocatori di partite "dentro o fuori". Spieghiamo prendendo il caso di un azzurro che gioca in una franchigia: Sei Nazioni e Pro14 non prevedono la retrocessione, perciò neppure la peggiore disfatta equivale a un fallimento vero. E ai Mondiali, a eccezione di quelli del 2007, quando battendo la Scozia avremmo raggiunto per la prima volta i quarti,nessuno ha mai sperato davvero che gli azzurri superassero la prima fase. Ma che cosa può comportare questa mancanza di "partite della vita"?. "Più che altro, può incidere il principale fattore che dà fiducia a uno sportivo, cioè i risultati stessi", dice Claudio Robazza, docente di Psicologia dello sport all’Unversità di Chieti e tallonatore azzurro con 33 caps tra il ’78 e l’85. "Se uno non ne ottiene mai (o quasi), è chiaro che perde di fiducia e questo alla lunga incide sul rendimento e sulla percezione che un atleta matura di se stesso». Dal 2000, anno del primo Sei Nazioni, la Nazionale ha un bilancio nel Torneo di 12 vittorie, un pari e 81 sconfitte; va meglio nei Mondiali (10 successi e 18 k.o.) e in test match/qualificazioni(29e63)maperché, più spesso, gli avversari sono quelli vicini o indietro nel ranking. "Non è che gli italiani siano in modo connaturato inferiori rispetto agli altri, è che la Nazionale riflette l’intero movimento, ma per averne una competitiva serve tradizione.Che si ottiene con un numero ampio di giocatori, un bacino maggiore da cui pescare. Partendo dai vivai: ed è lì che la Fir dovrebbe investire di più".

INVESTIMENTI SUI GIOVANI QUAL È LA STRATEGIA? —
Daniele Pacini è il responsabile federale del rugby di base dal 2016 e una sua frase, parlando degli investimenti giovanili, colpisce più di altre: "Come rugby di base preferirei regalare un milione all’alto livello per far vincere la Nazionale più che investirlo sulla progettualità. Miglior traino non ci sarebbe". Tutto infatti, nelle scelte recenti della Fir, ruota sull’alto livello. Eppure Pacini e il suo staff, insieme ai tecnici regionali, monitora 35 mila piccoli giocatori del livello base.Il ragazzino di talento viene adocchiato dai tecnici federali verso i 14 anni, ma il salto avviene a 16, con l’ingresso in una delle 4 Accademie U18, per cui la Fir spende 400 mila euro all’anno per ciascuna. Il conto arriva a 750 mila per l’Accademia U20 "Ivan Francescato" di Remedello (Bs). Più di un dato certifica la tendenza positiva iniziata con l’annata ’96 e proseguita fino a quella del ’99. L’U20 dei ’98, arrivata al Mondiale 2017 tra le prime 8(mai successo prima),la scorsa settimana ha vinto in Galles nel Sei Nazioni di categoria (idem la Femminile). E, tra i 31 giocatori del gruppo convocato da O’Shea all’inizio di questo Sei Nazioni, 14provengono dalle Accademie. "L’obiettivo è di avere due Accademie U20 collegate alle franchigie", dice l’ex azzurro Maurizio Zaffiri, manager del Progetto Elite Giovanile. Tra i giovani più interessanti da seguire nell’U18, oltre al centro Garbisi e al mediano Jelic, occhio a due nipoti d’arte Matteo Moscardi e Federico Mori. I loro zii sono l’ex capitano dell’Italrugby Alessandro e l’ex ostacolista azzurro Fabrizio (oro 400 hs ai Mondiali 1999).

COME USCIRNE BASTERÀ O’SHEA A SALVARCI? —
Da quando nel 2016 il c.t.Conor O’Shea (molto più un manager che un coach, com’erano invece i suoi predecessori) ha preso il comando delle operazioni, la Fir sembra finalmente aver sposato un progetto tecnico organico. Si fonda su Nazionale, franchigie (il costo del Pro14 sul bilancio è di 11,27 milioni) e Accademie.In questo disegno manca l’Eccellenza, il massimo campionato (ma tutti gli azzurri giocano nelle franchigie). Ai dieci club viene destinato solo il 6% del budget, 200 mila di media. O’Shea, dotatosi di uno staff di prim’ordine ma numericamente inferiore a quello dei rivali più forti, viene vissuto un po’ come il salvatore e un po’ come l’ultima speranza. Tra le voci negative del suo bilancio, oltre a 9 delle 16 sconfitte consecutive nel Sei Nazioni con lui c.t., c’è l’introduzione, definitiva da quest’anno,del bonus offensivo nel Torneo (un punto in più a chi segna almeno 4 mete). Questo ha motivato ancora di più squadre di per sé già parecchio competitive: addirittura in 3 match su 4, nel 2018, gli step di una partita recente degli azzurri prevedono: partenza forte avversaria (2 o 3 mete in 10’/15’), ritorno d’orgoglio dell’Italia e poi terza o quarta meta dei rivali a partita ormai già pacificata. Le notizie positive per O’Shea arrivano dalla stagione delle due franchigie (8 vittorie per la Benetton, 4 per le Zebre e più di una sfumata a entrambe in extremis), capaci di confrontarsi quasi sempre alla pari con le rivali. Più di tutto, fa sperare la quantità di giovani tra cui il c.t. può scegliere. Minozzi, Licata e Negri, solo per citarne alcuni, sembrano rappresentare quella generazione di – per ora potenziali – individualità che non si vedeva dal 2002/03, quando Kirwan lanciò Parisse, Bortolami e Castrogiovanni. Ci basterà per evitare già oggi la sconfitta con la Scozia e, con essa, il terzo Cucchiaio di Legno di fila?