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Avevo un buon piazzamento: non facevo parate eclatanti, mi tuffavo solo se serviva. Ricordo che una volta presi goal commettendo un errore. Poi, dopo qualche minuto, ci fu una punizione: tiro sul mio palo, io rimasi fermo e lo bloccai. Il lunedì, all’allenamento, il mio preparatore mi disse: “Ma allora non hai capito niente!”. Pensavo si riferisse all’errore sul goal subito. “No”, ribadì invece lui, “non hai capito che, se la palla la blocchi, in pagella prendi 5 o 6; se la respingi, ti danno 7 o 8”.
Arrivai fino alla panchina della prima squadra, poi ebbi l’opportunità di andare a fare esperienza in C2, presi la palla al balzo ma il problema fu che trovai un allenatore con un carattere non proprio semplicissimo, tanto che, nel mercato di riparazione di novembre, tornai alla casa madre per tornare in Primavera.
Non ho forse incontrato allenatori che hanno creduto fino in fondo in me, mi sono certamente trovato con una società che non riusciva a dare a un giovane ciò di cui aveva bisogno, visti i tanti cambi di proprietà e di dirigenti. Andai fuori rosa ed a novembre mi chiamò il DS di una squadra romagnola erano le 23:40, il mercato chiudeva a mezzanotte, mi disse che era fatto lo scambio con il loro portiere e mi ritrovai lì in prestito senza diritto di riscatto.
Prendevo 1.800.000 lire; loro mi offrirono un milione, ci accordammo per 1.200.000 lire. Arrivai a e scoprii che non c’era il preparatore dei portieri. Dopo aver chiesto aiuto alla società, il secondo tecnico di quella stagione, mi propose un ragazzo che veniva da Modena: gli diedi 550.000 lire del mio stipendio, 100.000 lire le mise il giovane secondo, così ci pagammo il preparatore da soli. Nelle ultime quattro gare arrivò un terzo allenatore: io ero squalificato per un turno, la società – che doveva salvarsi - non si fidava del ragazzino, prese un portiere esperto che arrivò non in condizione. Giocò la gara, si vinse 1-0, e il mister mi disse che non se la sentiva di ripropormi: nelle ultime partite, per protesta, mi rifiutai di andare in panchina. Insomma, mi ero autofinanziato! Credo di esser stato l’unico portiere della storia del calcio a essersi pagato il preparatore.
In quei mesi estivi non si fece vivo nessuno. A metà giugno mi chiamò il DS, chiedendomi che intenzioni avessi e dicendomi che aveva saputo che mi ero comportato male. Io allora gli risposi: “Lo sai che mi sono pagato il preparatore?”. Non avevo più intenzione di andare in giro in prestito, così mi comunicò che mi avrebbero fatto sapere. Fino al 17 luglio non si fece più vivo nessuno. Poi, la sera in cui Baggio sbagliava il rigore contro il Brasile, mi chiamarono perché andassi in ritiro il giorno dopo. Arrivai al campo dopo non aver dormito: incontrai un dirigente, facendogli sapere che volevo smettere di giocare. E lui “Al DS glielo dici tu!”. Salii nel suo ufficio e gli spiegai le mie ragioni. Presi la macchina, uscii dal centro sportivo e non ci tornai più. A novembre mi chiamarono per le buste paga: le donai in beneficenza, perché non mi spettavano, e poi passai alla squadra del mio paese in Terza Categoria. Il presidente non voleva andare a fare il passaggio di proprietà, pensava fosse una presa in giro! Quel giorno iniziai la mia carriera tra i Dilettanti.
Lì giocai due stagioni e mezza da attaccante; poi per dieci anni sono stato nella stessa squadra in Eccellenza e Promozione, giocando centrocampista o difensore centrale: la qualità si era elevata, non potevo più fare l’attaccante. Mi sono creato, quindi, una seconda carriera, tra i dilettanti, abbandonando la solitudine formativa del numero 1 per diventare un calciatore di movimento e divertirsi. D'altronde la passione “Dalla A alla Terza Categoria” è sempre stata la stessa.
Intanto ho intrapreso una mia attività lavorativa, ho dei negozi di abbigliamento . Quando giocavo vivevo a casa con i miei: tutto quello che portavo a casa con il calcio finiva in un conto corrente gestito da mia madre. Lei ha fatto fruttare quei soldi con degli investimenti e parte di quei ricavi li ho messi nell’attività.
Seguo! [emoji14]opcorn:
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Non ho più giocato in porta, non ne avevo voglia eppure qualche volta mi sono trovato a dover allenare il mio portiere e lo facevo con un impegno serio, volevo che diventasse un punto di forza della squadra. Quando ho smesso mi sono impegnato ancor di più nella attività lavorativa e la domenica non esitavo ad andare a vedere i miei ex compagni. Passò qualche mese prima che il mister, ora si chiamano così, mi chiamasse per chiedermi se volevo fare il preparatore dei portieri a tempo pieno, cioè quando potevo e con solo un rimborso spese. Volevo bene a quei ragazzi e ricordavo quando mi pagai da solo il preparatore e siccome la vita è una grande ruota che gira, si deve ritornare ciò che si ha avuto, Misi di nuovo tuta e scarpe e stavolta volevo proprio far crescere i nostri portieri anche quelli della primavera. Un nuovo impegno, ma con al consapevolezza di poter essere utile, sia tecnicamente, ma soprattutto far crescere qualche nuovo “ragno nero”.
Si è creato un bel rapporto con il DS, Michele Ciccone, ci conoscevamo per qualche torneo fatto insieme quando lui ancora giocava, ora a 60 anni compiuti, e già da un po’ fa il DS. Varie le squadre con le quali ha lavorato, dal Campobasso al Milazzo, sempre con le difficoltà della mancanza di fondi, sempre con la capacità di raschiare il fondo del barile. La sua telefonata mi ha un po’ colto si sorpresa, sapevo delle difficoltà della squadra che aveva allestito in questa annata. Parliamo delle problematiche di un campionato, quello di serie D e di come superarle e quando mi chiede se avessi voglia di affrontare con lui una sfida difficile, francamente non me lo aspettavo, ma ancor di più quando mi dice di volermi affidare la panchina libera dopo le dimissioni di Pierluigi Lepore che dopo cinque anni di allenatore dell’under a Savona aveva accettato una sfida che si è rivelata ardua per lui. Un buon contratto, 25.000 euro, ma una situazione di classifica disastrosa. Mi stuzzica molto l’idea e la voglia di confrontarmi a questi livelli mi fa rispondere in modo positivo. Così il 5 novembre mi ritrovo in viaggio verso Novi Ligure, mi aspetta la panchina della Novese.
E andiamo a salvare questa Novese.
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Novi ligure è in provincia di Alessandria e il 5 novembre mi aspettano 7 c°. Arrivare in piena mattina mi da la possibilità di arrivare al centro storico con facilità.I palazzi del centro sono bellissimi, eredità di un antico centro nobiliare con le facciate dipinte, insomma è un bel vedere, specie pazza delle Piane. Arrivo alla sede del club e già sotto mi aspettano gli inviati delle due testate della cittadina, "il Novese" e il "Panorama di Novi", la prima domanda che mi viene posta è sulla rosa delle squadra e sulle possibilità di salvezza, la risposta è abbastanza scontata, aspetto di vedere i ragazzi all'opera in prima persona e che se sono qui è perché credo nella salvezza. Poi avanti con qualche domanda su una ipotetica tattica e su come vorrei far giocare la squadra. Glisso e rilancio rimandando tutto alla conferenza stampa, mi viene chiesto se amo la bicicletta in considerazione che questo è il paese di Giranrendo, a cui è intitolato lo stadio e di Fausto Coppa, il campionissimo, la ripsoat è più di comodo che di realtà, dico che mi diletto in bici nel tempo disponibile.
:rotfl2: sei stato un po criptico in questo post. .
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Conferenza stampa organizzate in fretta, il tempo stringe eil prossimo incontro è alle porte. Al tavolo siamo in 4 il presidente Traverso con l'amministratore delegato Giacomello, che fanno solo le presentazioni, mentre io e il Ds ci addentriamo nei risvolti più tecnico-tattici. Alla fine ne usciamo sereni per ora si aspetta solo il risultato del campo e poi si vedrà. Il mio obiettivo è di passare dalle parole ai fatti e vorrei andare subito allo stadio per veder e da vicino coloro che saranno i miei ragazzi fino al termine di questa avventura.Il Ds Ciccone mi presenta la squadra insieme a mio secondo Saverio Pansera. In grandi linee la squadra è costruita per un 4-3-3, ma soffre molto la poca quantità di centrocampisti interditori, il migliore sembra l'albanese Ymeri e in avanti Giuseppe Altea con Bernasconi dovrebbero garantire pericolosità, per il resto solo lavorandoci insieme si potrà dire o fare qualcosa in più.