Visualizzazione Stampabile
-
E cosi circa un anno fa partii.
Dico la verità: non fu poi così traumatico. Dopotutto siamo negli anni Duemila da un bel pò, c'è la Rete, la tv satellitare, i programmi di messaggistica...Insomma ti senti un pò a casa ovunque ti trovi.
La lingua si, è un bel problema, ma dopotutto a lavoro si usa l'inglese.
Ah, dimenticavo: ecco una vista della cittadina.
Una volta abituati al buio della notte boreale poi non si sta tanto male. E si assiste a spettacoli come questo:
-
Al lavoro mi hanno accolto molto bene. Non avevano mai avuto un collega italiano (anzi, credo non avessero mai avuto un qualcuno che non fosse del posto...) ma hanno fatto di tutto per farmi sentire a mio agio.
Noi lavoriamo qui:
Qualche volta sono uscito la sera con i colleghi, abbiamo anche preso l'abitudine ogni settimana di fare una partita a calcetto a squadre miste con i dipendenti di una ditta concorrente e loro amici.
Ovviamente si parla di campetti al chiuso, come questo.
E fu lì che conobbi Mario.
-
Mario di nome, Marongiu di cognome.
Cosa diavolo ci facesse un altro italiano lassù è la prima cosa che gli chiesi quando me lo presentarono. La risposta fu abbastanza classica: motivazioni sentimentali. Era difatti fidanzato con una ragazza del posto.
Diventammo amici e scoprii che oltre alle nostre partitelle Mario giocava nella squadra del paese, che militava in 4a serie.
Mi accordai per andarli a vedere una domenica, dopo grandi insistenze da parte sua. Diciamo che se erano tutti come lui lo spettacolo non sarebbe stato certo da Champions League....ma pazienza, il calcio è calcio ad ogni latitudine.
-
Quando arrivai allo "stadio" rimasi scioccato. No, non era possibile...troppo bello e allo stesso tempo pazzesco.
Il laghetto a fianco alla linea laterale, la cascata al posto di una gradinata, una montagna lì sopra che sembrava dover cascare sul campo da un momento all'altro e le auto parcheggiate dietro la porta, bersagli perfetti per ogni conclusione a rete sbagliata. E poi la "tribuna"...
-
Superato lo shock assistetti alla partita. Dire che i ragazzi di casa fossero ben poca cosa era leggermente riduttivo....Diciamo che tatticamente ho visto più ordine negli spettacoli circensi con gli elefanti e in quanto a tecnica....ecco, posso continuare a paragonarli con i pachidermi africani.
A fine partita (un'amichevole), vedo tutti andare verso la panchina e festeggiare l'allenatore. Subito non capisco, poi mi spiegano: è la sua ultima gara.
La sera stessa Mario mi invita al pub con la squadra, pare facciano una festa di fine anno. Accetto con piacere, e la location è molto particolare...
-
Lo stadio ha un non so che di romantico :sisi: le tribune appoggiate a caso con il transpallet :qwe:
-
il settore ospito è nel boschetto sul retro? :esd:
-
-
"Dai Mario basta cazzate"
"Come cazzate?"
"Ok abbiam bevuto un pò troppo ma non mi sembra un motivo valido per percularmi così..."
"Nessun perculamento. Io e i ragazzi ne abbiamo parlato e te lo stiamo chiedendo ufficialmente"
"Mavaffanculo va..."
Alla terza richiesta comincio a sospettare che non fosse uno scherzo: quella massa di negati calcistici voleva me come nuovo allenatore.
"Scusa ma perchè io?? Non ho mai allenato in vita mia..."
"Beh intanto perchè capisci di calcio ma ormai sei troppo vecchio per correre dietro agli avversari..."
"....rivaffanculo, Mario"
"Grazie. E poi perchè crediamo che tu capisca di calcio."
"E poi magari perchè nessun altro lo vuole fare?"
"Si, in piccola parte anche per quello. Aspe, faccio da solo: - Vaffanculo Mario!"
"Ecco bravo..."
-
Se c'è mare grosso partita rinviata :esd: