Poca, pochissima roba, sono molto insoddisfatto :sob:
Visualizzazione Stampabile
BUM! :ebete:
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Bella la foto, peccato per il tipo col pantaloncino viola :paura:
Tagliata male e storta :dito:
E quello col pantaloncino mi sta antipatico :zizi:
Le 10 fotocamere per i viaggiatori secondo il National Geographic
Quali sono le macchine fotografiche adatte ai viaggiatori? Quando si parla di viaggi e fotografia una delle fonti più autorevoli è sicuramente il National Geographic, una rivista internazionale tra le più belle del mondo ma anche un piccolo network di canali televisivi tematici, in cui poter ammirare la natura, l’uomo e gli animali a 360°. Qualche giorno fa il National Geographic ha pubblicato la lista delle fotocamere compatte adatte ai viaggiatori, questa notizia non può che interessare un po’ tutti ma anche farci fare qualche considerazione.
Le macchine selezionate dal National Geographic sono le seguenti:
Fujifilm X-T1
Fujifilm X-E2
Panasonic Lumix DMC-GH4
Panasonic Lumix DMC-GX7
Sony Alpha a6000
Sony Alpha a7
Olympus TG-3
Olympus OM-D E-M1
Ricoh GR
Sony DSC-RX10
Come potete vedere sono praticamente tutte mirrorless e compatte evolute con la lente fissa, macchine leggere e facilmente trasportabili che hanno già conquistato una buona fascia di mercato anche senza lo zampino del National Geographic.
Sono state escluse tutte le DSLR, nonostante ormai siano state proposte macchine davvero piccole, sicuramente paragonabili come peso e dimensioni alle mirrorless sopra citate. Quello che io mi chiedo – e domando anche a voi – ma veramente nella fotografia di viaggio non c’è più spazio per le reflex? Se per un genere fotografico così imprevedibile possono andar bene una mirrorless o una compatta, le reflex sempre più evolute che le aziende continuano a proporre per cosa bisogna utilizzarle? Solo per la fotografia di moda e lo still life in studio?
Se non siete fotografi devoti e fedeli solo al digitale, io consiglio di portare anche una istantanea, il fascino della fotografia easy e ultra rapida è unico!
http://www.clickblog.it/post/124444/...28clickblog%29
interessante questo articolo!! :D
Assolutamente d'accordo con dEUS.
Le mirrorless et similia hanno sicuramente il pregio della portabilità ed è innegabile che la qualità sia molto superiore a quella delle compattine classiche (con le quali condividono il pregio della portabilità).
Rimane indiscutibile però la versatilità delle reflex che personalmente continua a farmele preferire, anche in viaggio.
Io non sono bravo come voi ...
AGRIRIFUGIO MULINI E BAIA DI SAN FRUTTUOSO ( GE )
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Bella l'ultima!
se raddrizzi le foto sono anche belle :D
Notevoli le tre bottiglie di alcolici :ebete:
Need pics del cane :zizi:
In terza pagina? :|
Rimediamo :dito:
http://robertocotroneo.files.wordpre...g210.jpg?w=994
Sta accadendo qualcosa di impressionante, ma nessuno se ne rende conto. Sta accadendo che tutti hanno scambiato le fotocamere dei loro cellulari in macchine fotografiche vere. Con abili campagne pubblicitarie i produttori di smartphone magnificano le doti delle applicazioni digitali e degli obiettivi dei telefonini. Parlano di pixel, aggiungono stabilizzatori, citano l’alta definizione. Gli utenti leggono, provano, e ne sono felici. In effetti le foto scattate dai Galaxy e dagli iPhone sembrano incredibili. Le applicazioni digitali permettono di correggere, saturano i colori, aumentano persino la nitidezza. Quelle foto finiscono sui social, e finiscono su Instagram. Con i filtri. Con i colori saturi, con le ombre schiarite. Con goffi tentativi di post-produzione fotografica che assomiglia a certa chirurgia estetica. I seni debordanti e innaturali dei chirughi, gli zigomi che tracciano angoli vertiginosi sono identici a quei cieli rossi come non se ne sono mai visti, quei contrasti con le nuvole in rilievo, quell’azzurro degli occhi che la vostra fidanzata fino a quel momento aveva soltanto sognato. Quella nitidezza che persino la marca del rossetto riesci a leggere. E poi mari e fiumi densissimi, volti indimenticabili senza un filo di grana, o di rumore, come si dice oggi per la fotografia digitale.
Sta accadendo il disastro culturale e concettuale per cui le foto non sono più normali, l’uso della postproduzione è una pacchianata gigantesca, la bellezza di una foto non sta più nella capacità imperfetta di riportare un punto di vista, e non è più in un movimento accennato, nella fatica di entrare nell’inquadratura con consapevolezza, ma è nel pacchiano che ha la sua ragione: in un uso sommato di grandangoli estremi e di colori saturi. Perché gli smartphone, prima di permettere il rosso saturo, permettono il supergrandangolo, un modo di vedere affascinante in qualche caso, ma assolutamente innaturale. Gli obiettivi degli smartphone, si fa per dire, sono dei grandangoli esagerati, l’assenza del mirino permette di scattare in posizioni impossibili. Il risultato è semplicemente uno: inquadrature apparentemente sorprendenti, e nessuna dimestichezza con le aberrazioni ottiche che sono presenti.
Per cui tutto è in primo piano, niente è fuori fuoco, e colori impossibili, e punti di vista che sembrano spettacolari. Ritratti che imbruttiscono quasi sempre. Ma soprattutto modifiche che fanno pena. Oltre ai cursori che ti permettono di alterare cromatismi, ombre, bilanciamento del bianco e vignettature, ci sono i soliti filtri, molto divertenti, che riproducono sostanzialmente i limiti di pellicole anni Sessanta e Settanta, che danno alla foto un’aria vintage, ma che sono delle maschere grottesche che vanno di pari passo con colori finti e punti di vista esagerati.
Sabato scorso sono andato a vedere la mostra romana su Henri Cartier-Bresson. E mi accorgevo di due cose. La sua impressionante capacità di comporre la foto nella sua naturalezza. Il limite ottico e cromatico delle sue foto. Le due cose erano la sua bellezza, la sua vera grandezza. La bellezza non è mai perfetta, ed è per questo che non è mai innaturale. Forse era inevitabile che la fotografia finisse sul tavolo operatorio del lifting cromatico e compositivo, ma non fino a questo punto. Stiamo formando generazioni che non sanno cosa sia il mondo, ma soprattutto non sanno guardare. E non sanno neppure quando la correzione fotografica deve fermarsi. Ma sopratuttto stiamo illudendo tutti. Le foto degli smartphone, di qualunque smartphone, sono instampabili. Le correzioni illudono perché le si guarda in un piccolissimo schermo illuminato e nitido. E le correzioni si possono ammirare, senza avere una sensazione sgradevole, perché le foto si vedono in un formato che varia dal cm 5×7 a una massimo, quando va davvero bene, di un 10×15. Come si fosse ancora agli albori della fotografia, più di un secolo fa. Oltre quel formato sarebbero orribili. La possibilità di non rispettare la luce vera e scattare sempre, aumenta in automatico gli iso degli smarphone, ovvero la sensibilità, quella che un tempo era chiamata: la grana. Tutto si fa vagamente indefinito, e decisamente brutto. Le correzioni migliorano le foto se le vedete nei dispositivi, ma peggiorano moltissimo se decidete di stampare. Milioni di persone ormai da qualche anno consegnano, vite intere, ricordi e bellezza a sistemi che scattano foto orrende, che non restano perché si possono guardare solo come fossero a un microscopio. Sappiatelo. Smettete, usate macchine fotografiche vere. Anche digitali. Ma non illudetevi. E soprattutto. Lasciate ai tramonti i colori che gli spettano. E guardate meglio cosa sapeva inventarsi Cartier-Bresson con una vecchia Leica e una pellicola in bianco e nero.
http://robertocotroneo.me/2014/10/10/fotografia/
Le foto di Henri Cartier-Bresson in mostra al Museo dell'Ara Pacis di Roma sono una classica gioia per gli occhi. Questo e tanto altro, nella nuova puntata di "Cool Tour Arte", alle 22.15 su Rai 5. http://bit.ly/1pkrTgn
https://www.facebook.com/raicinque/p...70567482958335
Nell'articolo noto troppo astio, magari dovuto all'abuso di social network.
Le foto brutte si sono sempre fatte e sempre si faranno, smartphone o no.
La passione (per qualsiasi cosa) è sempre per pochi.
vabe soliti discorsi, soliti 'ai miei tempi...' e 'si stava meglio quando si stava peggio', nulla di nuovo.
Poi parliamo di arte, ognuno di noi ha un concetto diverso
Cos'è piu artistico, un David di Michelangelo, o un Guernica di Picasso?
ah bè ogni giorno ne vendono nelle offerte, alcuni sono + grossi dello smarth, si applicano alla "lente" della fotocamera dello smart :esd:
Boh, io non ci vedo astio. Ci vedo invece il tentativo di far aprire gli occhi a chi è schiavo della corsa al megapixel
Guerra persa in partenza.
Chi è appassionato, sa cosa sono i megapixel e a cosa servono.
Il resto, rimane convinto delle proprie convinzioni (sbagliate).
La cosa pesante, è che spesso la marmaglia ignorante fa il mercato (vedasi storia del plasma per i TV).
la corsa al megapixellone :qwe:
io c'ho un megapixel più grosso del tuo :qwe:
http://www.ilpost.it/2014/10/14/bere...erwitt-mostra/
Lunedì 13 ottobre è stata inaugurata a Roma, all’AuditoriumExpo dell’Auditorium Parco della Musica, la mostra Gianni Berengo Gardin – Elliott Erwitt. Un’amicizia ai sali di argento, con 120 fotografie che ripercorrono la carriera dei due grandi fotografi, dai primi anni Cinquanta fino agli ultimi reportage realizzati negli ultimi mesi sulle grandi navi a Venezia per Berengo Gardin e un reportage sulla Scozia per Elliott Erwitt. La mostra mette a confronto i due fotografi attraverso alcuni dei loro lavori più celebri e altri meno noti “in un percorso incrociato di stili, rappresentativo di un legame forte, come appunto l’amicizia. Un’amicizia fatta di camera oscura, di acidi di sviluppo e di sali d’argento”.
La mostra, accompagnata da un libro edito da Contrasto, fa parte di Auditorium Fotografia, un progetto della Fondazione Musica per Roma in collaborazione con Contrasto e Fondazione Forma per la Fotografia, e sarà aperta dal 14 ottobre al 2 novembre 2014 e dal 18 novembre al 1 febbraio 2015.
le foto di Fontana sono pazzesche. :qwe:
Su consiglio di Erby ho preso questo:
http://www.libri.it/image/cache/data...sa-800x800.jpg