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Cap. 16 - Navigando a vista - Parte 1
Cap. 16 – Navigando a vista
L’approdo in Premiership nascondeva tante insidie, che rimanevano offuscate dall’aria di festa che si respirava in tutta la baia di Cove, che si preparava con entusiasmo per la prima gara stagionale che era prevista a Glasgow, contro i Rangers.
Vittorio non era altrettanto entusiasta, perché i numerosi incontri che ebbe in quel periodo con la dirigenza si risolvevano tutti con le stesse parole: “Non riusciamo a reperire i fondi…”. La sensazione era che i Cove Rangers fossero arrivati ad un punto di non ritorno, il buco nelle casse societarie ormai superava i 2 milioni di euro e i soldi che entravano tra sponsorizzazioni, diritti TV e premi non erano sufficienti a coprire neanche le spese di gestione, figurarsi voler fare mercato. Inoltre l’ingaggio di un singolo giocatore di spicco per la Premiership era pari a quanto guadagnava l’intera squadra in Championship… in sostanza risultavano inavvicinabili.
La soluzione fu presto trovata, come al solito, in tagli degli ingaggi, cessioni obbligate (anche se poco remunerative) e pochi acquisti, tutti dal mercato degli svincolati. Anche i prestiti non sembravano sufficienti a mettere in piedi una squadra competitiva, considerando anche che proprio quei giocatori che avevano contribuito pesantemente alla cavalcata della precedente stagione erano tornati alla base e grazie alla valorizzazione conseguente i risultati erano entrati nelle schiera degli “inavvicinabili”.
Ad inizio luglio la squadra si trovò orfana di Arrondel e Francescutto, che rappresentavano l’ossatura del reparto offensivo. Quando arrivò l’offerta di 29.000€ per il cartellino di Buatu, fu considerata irrinunciabile, e così il difensore congolese si accasò in Cile.
Vittorio propose la sua personale soluzione: “investiamo sui giovani, valorizziamoli nei nostri vivai e nella nostra prima squadra” la risposta che ottenne fu sempre la stessa, sempre quella, “non ci sono fondi per ulteriori investimenti!”
Gli unici acquisti degni di nota che furono conclusi riguardavano tre centrocampisti ed una punta: Jordon McNeill e Chris Johnston, che avevano il compito di colmare l’enorme lacuna lasciata da Arrondel e Francescutto, Billy Pickup per arricchire il centrocampo, e Pascal Bah per aggiungere spessore al reparto offensivo.
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Oltre a questi Vittorio ebbe l’occasione di ingaggiare due giovani africani, che sperava di poter valorizzare per delle future plusvalenze: Patrick Emana e Alain Makelele.
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pensi di salvarti con questi? dici che è un obiettivo raggiungibile?
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Ci vuole la tigna. :dito:
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Emana e Makelelé sono due ottimi prospetti, Arnaudo si sta dimostrando un ottimo portiere. Sarà una stagione difficile, ma la salvezza è a portata di mano... basta non arrivare ultimi per giocarsi il playout con le squadre di championship, che sono quasi tutte di livello inferiore alla mia :sisi:
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Cap. 16 - Navigando a vista - Parte 2
Purtroppo la rosa messa in piedi per affrontare la premiership non sembrava all’altezza della situazione. La stagione iniziò male e continuò peggio. Per i Cove Rangers la stagione dell’esordio tra le grandi del campionato scozzese si confermò durissima. Il miracolo della squadra di quartiere sembrava destinato ad esaurirsi. Il 2022 finì con la squadra di Vittorio che non riuscì mai a staccarsi dal fondo della classifica, ma tutto sommato le possibilità di salvezza non si allontanavano mai più di qualche punticino. I tifosi ci credevano, d’altra parte in quella stessa stagione la loro squadra era riuscita a rifilare un 5-0 all’Hibernians e a battere per 4-2 i Rangers, quelli di Glasgow. Una squadra capace di certi risultati non poteva retrocedere.
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Salvezza e tanti saluti, forza! Direi che qui si è fatto il massimo che si potesse fare, è il momento di salire di livello :sisi:
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Cap. 16 - Navigando a vista - Parte 3
Nel 2022 si disse che il Natale arrivò in anticipo a Cove Bay. In quel periodo giravano voci sempre più insistenti di contatti da tutta Europa per Vittorio, che sembrava essere destinato a lasciare Aberdeen. Svizzera, Spagna, Germania, Polonia... la stampa locale e nazionale parlava di destinazioni sicure e di accordi già conclusi. I giornali snocciolavano cifre, premi, bonus e clausole dei contratti che Vittorio avrebbe avuto già in mano. Fu grazie a tutto questo tran tran mediatico che il mister poté stupire tutti presentando già nei giorni tra il 18 ed il 24 dicembre una serie di volti nuovi che avrebbero dovuto dare una grossa mano a risollevare le sorti del club.
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Ma soprattutto presentò quello che prometteva di essere l’acquisto di punta dei Cove Rangers per la stagione 2022/23
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Cap. 16 - Navigando a vista - Parte 4
Solo qualche anno dopo Vittorio avrebbe ammesso che quell’anno era sul punto di mollare i Cove Rangers. Ammise di aver avuto molti colloqui con la dirigenza nell’inverno del 2022, e anche diverse offerte già pronte. La situazione a Cove Bay era difficile, e si cercavano investitori. Il presidente con il suo allenatore scopri le carte in tavola e ammise che era in trattativa per cedere la società, che se le trattative non fossero andate in porto la società avrebbe vissuto i suoi anni più bui, almeno dal punto di vista economico. Le perdite ormai erano decuplicate da quando i Cove Rangers erano diventati professionisti, e non si vedeva alcuna via d’uscita. La disponibilità a investire sul mercato fu un’occasione per distogliere i media dalla realtà dei fatti, ovvero che la bancarotta era dietro l’angolo.
Vittorio dal canto suo predicava pazienza, che tempi migliori sarebbero arrivati e gli investimenti sul mercato avrebbero dato frutti, ma la sua verità era che ormai si era già legato a doppio filo alla città di Aberdeen, a quei fiumi, a quelle valli, a quella gente. In quel momento non poteva lasciare quel posto e non poteva permettersi di abbandonare quella città.
Il 2023 iniziò ancora con una sconfitta, contro il Ross County, ma portò alla finalizzazione di altri due acquisti in difesa.
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Cap. 16 - Navigando a vista - Parte 5
Serviva pazienza, come ripeteva Vittorio alla fine di ogni partita, perché la squadra aveva le carte in regola per guadagnarsi la permanenza in Premiership. Vittorio spiegava che sarebbe bastato non arrivare ultimi per avere buone possibilità di salvarsi, e continuava a dichiarare l’obiettivo di tenersi saldamente agganciati all’undicesimo posto. In cuor suo però sapeva che la squadra poteva fare di più, e man mano che passavano le settimane lui sperava di poter addirittura agganciare il gruppetto delle prime sei che si sarebbero giocate le posizioni di alta classifica nell’ultimo minigirone...
Alla fine del terzo girone, quando il campionato si spacca e si formano il gruppo scudetto ed il gruppo retrocessione, i Cove Rangers si trovarono nella metà bassa della classifica, ma con un ottimo vantaggio sulle concorrenti. Ciononostante le cose si complicarono nelle ultime 5 partite, dove si collezionarono subito due sconfitte contro Hibernian ed Inverness. La rete di Dieng nella stracittadina contro l’Aberdeen diede tranquillità della salvezza, e la goleada all’ultima di campionato condannò il Motherwell alla retrocessione. I Cove Rangers ottennero così un 8° posto che andava ben oltre le aspirazioni iniziali.
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In quell’anno Vittorio si confermò anche specialista di Coppe. Nonostante ebbe da mandar giù l’amarissimo boccone dell’eliminazione al primo turno della League Cup da parte dell’Ayr, formazione di League 2, riuscì a rifarsi nella massima coppa nazionale, la Scottish Cup, in cui sconfisse con un sonoro 3-1 il Celtic agli ottavi di finale, e contro Hibernan e Dundee Utd si conquistò la finale, in cui, sconfiggendo i Rangers grazie alle reti di Dieng e Popa, ottenne il titolo e la qualificazione all’Europa League.
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Il 2023 per mister De Santo fu anche l’anno delle prime esperienze internazionali. Chiamato in inverno a guidare la Nigeria U20 per la coppa continentale di categoria, ottenne la vittoria in finale contro il Ghana, e la qualificazione ai Mondiali U20 che si sarebbero giocati quella stessa estate.
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Al mondiale giovanile, però, non riuscì a far valere il titolo continentale appena conquistato, ottenendo, nel girone con Francia, Israele e Cina, solo un pareggio che valse l’ultimo posto.
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Cap. 17 – Squadra che vince non si cambia! - Parte 1
Come diceva il grande Boskov, squadra che vince non si cambia!
Così la campagna acquisti dell’estate che faceva da preludio alla storica partecipazione all’Europa League fu particolarmente povera. Per la squadra titolare arrivarono solo il difensore siriano Bassel Ghalioum a titolo definitivo e i centrocampisti David Chabert e Chris Kerr in prestito rispettivamente da St.Etienne e Sunderland.
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A questi si aggiunse qualche altro acquisto che andò a completare la rosa.
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Cap. 17 – Squadra che vince non si cambia! - Parte 2
La stagione cominciò con gli impegni europei. Nel secondo turno preliminare i Cove Rangers non ebbero enormi difficoltà a disfarsi degli olandesi del De Graafschap, e riuscirono a superare i ciprioti dell’Anorthosis Famagosta solo grazie ai gol in trasferta.
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I playoff videro gli scozzesi di Cove Bay contro il Twente. Fu necessario spostare la partita al nuovissimo Sportspark per ospitare i quasi 40.000 tifosi che si assieparono sulle gradinate del nuovo stadio comunale. I 2500 posti, tutti in piedi, dell’Allen Park erano decisamente pochi.
I Cove Rangers giocarono una partita guardinga, coperti e compatti dietro, con poche velleità di far gioco. D’altra parte sulla carta il Twente avrebbe dovuto far un sol boccone dei poveri scozzesi, che sapevano che prendere gol in casa avrebbe voluto dire complicare le cose. L’andata finì con uno 0-0 che lasciò un po’ di amaro in bocca a chi sperava nel miracolo.
Al ritorno Vittorio abbandonò il 4-3-3 a cui era tanto affezionato, e impostò la partita sul tradizionale catenaccio e contropiede. Successe così che da una palla persa dagli olandesi a centrocampo, Kolev lanciò nello spazio Dieng, che segnò il gol dell’1-0. Toccava mantenere il risultato per 70 minuti, o comunque impegnarsi a non perdere, e così il pareggio del Twente al 50’ mise sulle spine i Cove Rangers, che per gli ultimi 40 minuti si difesero con le unghie e con i denti e riuscirono a portare a casa il risultato che gli garantiva la qualificazione alla fase a gruppi
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Il sorteggio assegnò ai Cove Rangers un gruppo davvero proibitivo… ma a ben vedere lo sarebbero stati un po’ tutti.
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Cap. 17 – Squadra che vince non si cambia! - Parte 3
L’estate passò e le cose non sembravano poter andar meglio. Il campionato appena iniziato vide i Cove Rangers spadroneggiare per i primi due mesi, trovandosi così, dopo otto giornate di campionato, imbattuti e in testa alla classifica.
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L’esordio nella fase a gruppi di Europa League fu disastroso, ma d’altra parte contro i Red Devils se lo aspettavano un po’ tutti
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Quello che nessuno si aspettava fu il classico fulmine a ciel sereno che arrivò alla fine di Settembre. Sotto un cielo che non prometteva niente di buono, Vittorio seguiva la partita numero centonovantanove alla guida dei Cove Rangers. Era la Scottish League Cup, il terzo turno. Si giocava a Dundee, contro la squadra di casa, già battuta facilmente in campionato qualche giorno prima. Nell’aria quella sera c’era qualcosa di strano. Vittorio non si sbracciava come al solito a bordo campo, urlando in un misto di inglese e italiano, o peggio ancora, quando imprecava, nel suo dialetto. Non fece una mossa quando i padroni di casa si portarono in vantaggio, ma sobbalzò timidamente al pareggio segnato da Bjarnason nei minuti finali. Sembrava che nessuno in campo volesse che quella partita finisse, ma dopo altri trenta minuti di supplementari arrivò il triplice fischio. I Cove Rangers, per il secondo anno consecutivo, uscivano dalla League Cup alla prima partita.
Vittorio si trattenne più del solito negli spogliatoi, ed alla canonica conferenza del post partita presenziò Kevin Simpson, l’allenatore in seconda, che non fece altro che biascicare qualche parola di circostanza.
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Passarono altre 48 ore prima che tutti potessero realizzare che quel 27 settembre mister De Santo si sedeva per l’ultima volta sulla panchina della squadra di Cove Bay.
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mmm...curioso di sapere dove vai.
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Cap. 18 – Sulle orme della leggenda. - Parte 1
Chi mastica calcio non rimane indifferente al nome di Ernst Happel.
È difficile parlare di Happel in poche parole… Si può dire di lui che è stata la prima leggenda nella storia del calcio. Per molti è stato l’inventore del calcio totale, per altri è stato il più grande allenatore della storia. Quel che è certo è che Ernst Happel ha collezionato un palmares invidiabile. È stato il primo allenatore nella storia ad aver vinto quatto titoli nazionali in quattro nazioni diverse, per la precisione ha vinto 2 volte il campionato olandese (Feyenoord: 1968/69, 1970/71); 3 volte il campionato belga (Bruges: 1976/77, 1977/78, 1978/79); 2 volte il campionato tedesco (Amburgo: 1981/82, 1982/83) e 2 volte quello austriaco (Swarovski Tirol: 1988/89, 1989/90). È stato il primo a vincere la Coppa dei campioni con due squadre diverse (Feyenoord: 1969/70, Amburgo: 1982/83). Ha guidato l’Olanda nei mondiali del 1978, uscendo sconfitto in finale contro l’Argentina, e ha collezionato, tra gli altri trofei, una coppa intercontinentale, 2 coppe d’Olanda, 2 coppe del Belgio e una coppa di Germania.
A fermare la sua carriera fu soltanto un cancro allo stomaco, che nel 1992 se lo portò via prematuramente. Bastarono pochi mesi per intitolargli, a furor di popolo, lo stadio in cui la nazionale gioca le gare casalinghe.
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Cap. 18 – Sulle orme della leggenda. - Parte 2
Vittorio quando pensava all’Austria non poteva fare a meno di pensare a Ernst Happel. Era il 29 settembre quando atterrò a Schwechat. Quella data gli rimase molto impressa. C’era qualcuno ad aspettarlo in aeroporto, e durante il breve viaggio in auto rimase colpito dal paesaggio che lo circondava, ma sapeva che ad Aberdeen aveva lasciato un gran pezzo del suo cuore.
La chiamata che lo portò a mollare tutto era arrivata inaspettata. Si trattava del club più titolato d’Austria. A volere mister De Santo sulla propria panchina erano i Veilchen (i violetti) dell’Austria Wien, vincitore di 27 campionati nazionali e di 29 coppe d’Austria, oltre a 6 supercoppe austriache e 2 Mitropa Cup. Vittorio non ebbe un attimo di esitazione ad accettare. La sua tranquillità ai Cove Rangers era stata minata dal cambio dirigenziale che era avvenuto all’inizio dell’anno. I rapporti con la nuova dirigenza non sono mai stati idilliaci, e i tentativi a trattenere Vittorio furono davvero blandi.
A Vienna trovò una squadra che, dopo il titolo conquistato nel 2020, stava vivendo un periodo di calo. Un terzo, un sesto e un quarto posto nelle ultime 3 stagioni e l’eliminazione ai preliminari di Europa League per mano degli islandesi Breidablik, aggiunti ad un avvio di campionato disastroso, fecero saltare la panchina del serbo Zoran Milinkovic. Con soli 9 punti conquistati nelle prime 9 partite, i Veilchen si trovavano in terzultima posizione.
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Cap. 18 – Sulle orme della leggenda. - Parte 3
Vittorio prese in mano la situazione abbastanza velocemente. Nonostante la rosa poco completa in alcuni reparti, mancavano un terzino sinistro ed un’ala destra all’altezza della categoria, bisognava adattare dei mediani legnosi a centrocampisti di manovra, serviva un portiere che potesse dare fiducia e sicurezza al reparto arretrato; i risultati iniziarono ad arrivare, anche se in maniera un po’ altalenante. Non mancò neanche la soddisfazione di aggiudicarsi la vittoria nel derby contro il Rapid.
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Quindi prima della pausa invernale, l’Austria Wien aveva già risalito la china, piazzandosi al 4° posto, alle spalle proprio dei concittadini bancoverdi.
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Cap. 18 – Sulle orme della leggenda. - Parte 4
Durante i suoi anni di carriera, da tifoso, da giocatore, da allenatore, Vittorio aveva imparato che a volte il successo principale di una stagione veniva dalla capacità di piazzarsi davanti alle rivali. Questa considerazione era infinitamente più valida quando si parla di derby o peggio ancora di stracittadine. Per questo l’obiettivo principale era tenersi dietro, a fine stagione, il Rapid Wien. Tutto il resto sarebbe venuto da se.
Fu questo quello che ripeteva di continuo durante i colloqui con il presidente, con la squadra, con i giornalisti… Fu questo obiettivo comune che gli permise di avere grandi possibilità di manovra sul mercato invernale. Il fine giustifica i mezzi… questo si ripeté Vittorio quando formalizzò le cessioni di due elementi su cui contava moltissimo, i giovanissimi Dumas e Tissot.
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I soldi incassati dalle cessioni permisero di iniziare a costruire una squadra più solida grazie all’arrivo di ben 10 volti nuovi
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Sono un avido lurkatore della tua storia, continua così! :popcorn:
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Cap. 18 – Sulle orme della leggenda. - Parte 5
La squadra rivoluzionata in inverno non ci mise molto a unirsi e a ottenere i risultati sperati. L’Austria Wien sembrava di nuovo la squadra destinata a spadroneggiare in territorio nazionale, anche se qualche passo falso, e la distanza sempre più incolmabile con le due squadre in testa al campionato, di tanto in tanto riportavano con i piedi per terra la compagine viola. L’obiettivo di Vittorio a fine stagione fu raggiunto, la squadra sopravanzò di un punto i cugini del Rapid, quanto basta per assaporare la vittoria. Nonostante il campionato terminò con una sconfitta, su Vittorio pesavano grandi aspettative per la stagione successiva.
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mai piaciuti i campionati con poche squadre: si è costretti a giocare 3 o 4 volte con gli stessi avversari
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Cap. 19 - La vita in periferia - Parte 1
Quello austriaco è ancora un campionato di periferia, anche se solo a pochi passi dal calcio che conta. Dopo gli ottimi risultati della stagione precedente, Vittorio colse l’occasione per rivoluzionare la squadra. Arrivarono tanti volti nuovi, tra cui, da sottolineare, gli acquisti di Corbel, Romanchuck, Sarganis e Vona, che sarebbero stati elementi chiave per la stagione.
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Intermezzo - Road to World Cup - Luglio 2024
Chiunque si avvicini al mondo del calcio lo fa con il sogno, un giorno, di calcare i campi del massimo torneo calcistico mondiale, la Coppa del Mondo, e magari alzare in cielo quei circa 6 chili d’oro che rappresentano due vittorie alate che sorreggono il globo terrestre.
Vittorio non aveva mai, da calciatore, avuto la possibilità di partecipare al torneo. D’altra parte non ha mai avuto esperienze da professionista, non ha mai avuto l’occasione di vestire l’azzurro della nazionale. Ma da allenatore nulla era ancora detto.
Fino ad allora aveva avuto solo un’esperienza con la Nigeria U20, con la quale aveva vinto il campionato continentale di categoria. Era stato contattato dalla selezione olimpica del Portogallo per partecipare alle Olimpiadi del 2024 che si giocarono a Il Cairo, ma questa esperienza non ebbe mai inizio perché poco prima di iniziare arrivò la chiamata della Norvegia, con cui avrebbe affrontato le qualificazioni ai Mondiali del 2026 che si sarebbero tenuti negli Stati Uniti.
Non era un mistero che il calcio norvegese fosse completamente sconosciuto a Vittorio, quindi le prime convocazioni furono fatte più o meno a caso… In realtà il problema più grande che dovette affrontare era legato al fatto che all’inizio della sua avventura internazionale, credeva di poter guidare la Norvegia così come guidava un club, ma ci mise un po’ a rendersi conto che non avrebbe mai ottenuto nulla se avesse continuato ad aspettarsi che nei pochi giorni che aveva a disposizione per preparare le partite i ragazzi che convocava riuscissero ad imparare qualcosa di diverso da quello che applicano durante tutta la stagione nei rispettivi club. Così la sua inesperienza si ripercosse sui risultati.
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Cap. 19 - La vita in periferia - Parte 2
La nuova stagione cominciò con gli impegni europei. I violetti non ebbero grossi problemi a superare i preliminari di Europa League, così si arrivò facilmente alla fase a gironi, dove ad aspettare c’erano Manchester City, PSV e Metalist.
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Nel girone bastò arrendersi ai Citizens e mantenere la media inglese con PSV e Metalist per conquistare il secondo posto
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Intermezzo - Road to World Cup - Autunno 2024
Il primo impegno ufficiale con la Norvegia fu subito un tuffo al cuore. Si trovava di nuovo in Scozia, in quella nazione che avrebbe sempre significato tantissimo per lui. Quella che scese in campo a Glasgow era una squadra smarrita, che provava a non deludere il nuovo allenatore, ma che tornò in patria con una sconfitta indecorosa.
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Contro il Kazakistan Vittorio pensò che avrebbe avuto vita facile. Poteva essere un’occasione per restituire fiducia alla nazionale. Invece dopo poco più di un’ora di gioco gli ospiti passarono in vantaggio demolendo tutte le certezze maturate fino a quel momento. Il risultato finale fu un’altra sconfitta, questa volta di misura, ma contro una compagine decisamente inferiore.
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Dopo la sconfitta con Scozia e Kazakistan, anche la partita contro la Moldavia diventava insidiosa. Gli ex Sovietici arrivavano dalla vittoria contro la Spagna, ed il morale era altissimo. Alla Norvegia si presentava già l’ultima chance per restare agganciati alla speranza di qualificarsi al mondiale.
La squadra di casa va subito in vantaggio, ma uno scatenato Rodseth segna la doppietta che ribalta il risultato.
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Nel gruppo della Norvegia, di sicuro la grande favorita era la Spagna. I diavoli rossi si presentavano, però, alla sfida contro gli scandinavi con in tasca il pareggio contro la Bulgaria, la sconfitta contro la Moldavia ed una risicata vittoria contro la Scozia. Il girone si dimostrava molto più equilibrato di quanto si potesse credere. Anche la partita tra Spagna e Norvegia si rivelò più equilibrata del previsto. Alla rete di Bytyqi per i norvegesi rispose Calvo. Il risultato di parità si confermò a fine partita.
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Contro la Scozia, questa volta in Norvegia, la partita fu scoppiettante. Gli ospiti chiudono il primo tempo in vantaggio per 2 reti a 0. La nazionale guidata da mister De Santo non si perse d’animo e lottò fino al 90’ per portare a casa il risultato. La partita finì con un pareggio per 2-2.
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Cap. 19 - La vita in periferia - Parte 3
Il campionato partì decisamente con il piede sbagliato. Due punti nelle prime 4 partite misero subito in discussione l’operato del mister. A queste partite seguì una serie di prestazioni poco convincenti, ma che portarono sempre punti. Alla fine dell’anno solare l’Austria Wien aveva mantenuto la sua imbattibilità in campionato per più di 4 mesi, trovandosi in vetta a lottare per il titolo.
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Cap. 19 - La vita in periferia - Parte 4
La falsa partenza e l’andamento incostante della prima parte di campionato erano il risultato dei dubbi tattici che afflissero Vittorio tra la fine della stagione precedente e durante tutta l’estate. Il 4-3-3 che aveva adottato con successo fino ad ora non dava più risultati convincenti. Nei primi mesi della stagione vennero provate diverse soluzioni, la difesa a 3 non dava la necessaria solidità al reparto arretrato, l’assenza di un trequartista impigriva la manovra offensiva, rinunciare alle ali significava mettere in disparte delle individualità importanti come Kouassi e Acosta. Questo lungo periodo di incertezza portò diversi giocatori a dubitare delle reali potenzialità della squadra e a lasciare il sodalizio viennese. Così a gennaio partirono Sampil e Retailleu, oltre ad una serie di seconde linee che non avevano trovato lo spazio che si aspettavano.
Il risultato delle sperimentazioni tattiche di inizio stagione fu un 4-4-2 che prevedeva un centrocampo a diamante, che in realtà diamante non era, composto da tre centrali in linea ed un quarto che, in base alle circostanze, poteva essere un mediano davanti la difesa o un trequartista dietro le due punte. Si iniziò così a lavorare su svariate possibilità di manovra, addirittura in quell’anno Vittorio cominciò a lavorare al contropiede, uno stile di gioco che non era mai stato nelle sue corde, ma che si rese necessario, soprattutto in ambito continentale, per fronteggiare le avversarie più quotate.
Gli stravolgimenti tattici e le partenze inattese fecero volar via tutte le strategie di mercato che in estate avevano rivoluzionato la rosa dell’Austria Wien. Durante il mercato invernale la società dovette fronteggiare la necessità di dare ancora una volta una nuova fisionomia alla rosa. La fiducia della dirigenza nel loro allenatore fu tale da lasciare carta bianca a Vittorio, che lavorò sia per rinforzare la rosa nelle aree scoperte, sia per accaparrarsi dei ragazzi giovanissimi da aggregare alla formazione U18 in chiave futura.
Per la prima squadra arriva almeno un nuovo elemento per reparto.
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Cap. 19 - La vita in periferia - Parte 5
Gli innesti di mercato portarono i frutti sperati.
L’Europa League mise Vittorio di fronte al calcio inglese: ai sedicesimi affrontò il Leicester, uscendone vincitore, mentre agli ottavi l’Arsenal si dimostrò uno scoglio insormontabile. Un risultato complessivo di 7-1 era davvero duro da sopportare. La consolazione era quella di essere arrivati agli ottavi di finale, ben oltre le più rosee aspettative.
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In campionato le cose andarono di gran lunga meglio rispetto alle competizioni europee. L’imbattibilità dei Veilchen durò fino a metà marzo, quando uscirono sconfitti dalla partita contro lo Sturm Graz. In vetta continuava la sfida a 3 tra Austria Wien, Wiener Neustadt e Red Bull Salzburg, e fu proprio la sconfitta contro i tori rossi a complicare le cose, e a rimettere in discussione la questione scudetto. L’Austria Wien arrivò all’ultima giornata con la necessità di vincere contro il Kapfenberg. L’ultima giornata vide i violetti vincere per 3-1 e conquistare per la ventottesima volta il titolo di campioni d’Austria.
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Ad una settimana di distanza dalla conquista del titolo della Bundesliga, si giocava la finale di ÖFB-Pokal. Allo Stadio Ernst Happel di Vienna si scontrarono Austria Wien e Mattersburg. Entrambe le squadre arrivarono alla finale affrontando per lo più squadre di basso rango. La finale, a dispetto del risulato, fu una partita a senso unico. Le reti di Riedewald e Vona permisero all’Austria Wien di conquistare anche la coppa nazionale così Vittorio in quell’anno mise a segno il suo secondo double.
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Intermezzo - Road to World Cup - Primavera/Estate 2025
La prima vittoria degna di nota arrivò contro la Bulgaria. Il gol partita fu segnato da Brade Aae, il trequartista che Vittorio aveva portato in nazionale dall’Austria Wien. Finalmente la Norvegia riusciva a esprimere un gioco che poteva portare i risultati sperati.
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In estate era tempo di amichevoli. Le prestazioni furono confortanti, anche se contro il Cile si uscì sconfitti.
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Vittorio ci credeva alla possibilità di qualificarsi al Mondiale, anche se forse la squadra un po’ meno. La doppia sfida contro Kazakistan e Moldavia sembrava dar ragione al CT, due vittorie nette per 3-0. A quel punto mancava il passo più duro, affrontare Bulgaria e Spagna.
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Cap. 20 – Il futuro è viola! - Parte 1
A volte le cose succedono molto in fretta, più in fretta di quanto basti a rendersene conto. Neanche il tempo di concludere i festeggiamenti per le vittorie in campionato e coppa, che l’Austria Wien emise un comunicato ufficiale per ringraziare il mister del lavoro fatto in società e per augurargli un futuro ricco di successi, ricordandogli che le porte del Franz Hörr Stadien (alias Generali Arena) sarebbero rimaste aperte per un suo futuro ritorno.
Vittorio lasciò Vienna innamorato di quella città, ma professionalmente aveva altre prospettive.
Quando passano i treni bisogna prenderli al volo, o si rischia di restare fermi in banchina ad aspettare. Così aveva fatto quando lasciò il cuore ad Aberdeen, e così fece quando decise di lasciare Vienna.
Dopo i successi austriaci la stampa dava per fatto l’accordo con la Lokomotiv Mosca. In Russia giravano tantissimi soldi in quel momento e andare ad allenare una delle squadre principali di uno dei campionati più in crescita al mondo non era un’occasione da poco. Una minoranza dei giornalisti invece sosteneva che Vittorio avesse accettato le lusinghe dello Sporting Lisbona, meno soldi, ma i talenti in Portogallo non mancano, specialmente per un allenatore che da tanta importanza allo sviluppo dei giovani.
La realtà come al solito era diversa da quella che si poteva leggere sulla carta stampata. Vittorio aveva sì avuto ottime offerte dai club menzionati, ma ne aveva ricevute anche delle altre. La trattativa che più lo allettava era quella con l’Ajax, che aveva intenzione di tornare a costruire quella fucina di talenti che l’aveva rappresentata negli ultimi decenni del secolo scorso. Ma come spesso accade in questo ambiente, i Lancieri non si degnarono neanche di una telefonata quando decisero di rivolgere le loro mire altrove.
La trattativa che portò via Vittorio dall’Austria, invece, arrivò improvvisa e si risolse in meno di mezza giornata. Due telefonate e gli accordi furono presi. Vittorio pensò che aveva fatto una scelta di vita, aveva forse trovato un primo punto di arrivo. Rinunciava, almeno per il momento, alle competizioni europee, ma finalmente aveva raggiunto i vertici del calcio mondiale.
Il contratto che firmò senza neanche batter ciglio lo vestiva ancora di viola, questa volta era un viola a cui era in qualche modo affezionato. Quel viola che gli suscitò, da bambino, tanta ammirazione grazie a gente come Batistuta e Rui Costa. Quello stesso viola che fu vestito da grandi leggende come Giancarlo Antognoni, Daniel Passarella, Roberto Baggio, Gabriel Batistuta, Manuel Rui Costa ecc…
Insomma mai come ora per Vittorio il futuro si tinse di viola.
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Cap. 20 – Il futuro è viola! - Parte 2
Quello che trovò a Firenze era descritto da tutti come “la fine di un ciclo”, a detta di molti il migliore negli ultimi 50 anni, che aveva visto la Fiorentina finire sempre tre le prime 5 del campionato, vincendo addirittura lo scudetto nel 2017. La stagione appena conclusa invece, aveva decretato “la fine di un ciclo” con la squadra che si classifcò ottava restando fuori da tutte le competizioni europee.
Ma cosa si fa quando arriva “la fine di un ciclo”? Sono domande ricorrenti nel mondo del calcio, periodicamente la stampa parla della “fine di un ciclo” senza mai stare a sottilizzare sul perché o sul per come. Se si fosse trattato di scelte poco oculate, come se affidarsi sempre agli stessi uomini, alla stessa ossatura di squadra per un decennio fosse cosa normale, come se questo tipo di gestione fosse salutare, come se non fosse fisiologico che, una volta che gli elementi che hanno fatto sì che si instaurasse quel ciclo siano andati avanti con l’età, ci si ritrovasse con in mano un pugno di mosche.
Vittorio si stupiva ogni volta quando si parlava di cicli. Non era il suo modo di vedere le cose, non giustificava il fatto che mentre alcune squadre restano costantemente ai vertici altri vedevano finire i loro cicli. Inoltre Vittorio non sapeva che fare di fronte alla fine di un ciclo. Cosa si aspettava da lui la gente. Semplicemente sfasciare tutto e ripartire da zero?
Al contrario di Vittorio, la dirigenza aveva le idee chiare: ringiovanire la squadra e far sì che un nuovo ciclo abbia inizio. Al mister veniva data carta bianca. Aveva 3 mesi di tempo per potare i rami secchi e metter su una squadra competitiva per il prossimo campionato di Serie A.
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Finalmente si torna in Italia...grande! :ok:
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Cap. 20 – Il futuro è viola! - Parte 3
A Vittorio bastò una settimana per ridurre la rosa dei calciatori da trattenere a soli 14 elementi, che per ora potevano ancora essere utili, gli altri finirono sul mercato o svincolati a scadenza di contratto.
Promosse dalla squadra primavera il portiere Liridon Muça ed il trequartista Daniele Zerbini, ancora comunque lontani dal giro della prima squadra.
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La difesa sarebbe sostanzialmente rimasta invariata, con William e Ponce sulle fasce e Masaracchio e Guarino centrali. Severs fu ritenuto ancora utile, almeno come riserva
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5 i nomi da salvare anche a centrocampo, per quanto, a parte Adamo e Gouveia, non si sarebbe certo rinunciato a cederli se ce ne fosse stata occasione. Xhaka in particolare in quel periodo era il beniamino dei tifosi, e cederlo poteva essere una mossa controproducente.
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Il reparto offensivo rimase sostanzialmente inalterato. Confermati Hassan, Rahmati e Puscas, mancava solo una quarta punta per completare la rosa.
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mmm.. il viola non ti dona.. :esd:
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Cap. 20 – Il futuro è viola! - Parte 4
Per completare la rosa ci vollero molti sforzi in sede di mercato, ma già a metà luglio Vittorio ebbe a disposizione la rosa completa.
In porta arrivò dal Palermo Lee Dae Hwan, che avrebbe difeso i pali della formazione viola, mentre come riserva arrivò, a parametro zero dallo Zwolle, il macedone Dimitrevski
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Dalla Lazio arrivò la riserva per William, Alessandro Lombardi, mentre dalla Germania, rispettivamente da Gladbach e Stoccarda, i due centrali Lukas Straub e Marcel Hohn. Lapo Andreini, terzino sinistro proveniente dal Twente, ma cresciuto a Firenze, arrivò per fare turnover con Ponce, mentre Nicolae Vasile arrivava dal Torino… beh, per fare numero.
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Per rinforzare il centrocampo, arrivarono il siriano Dahoud dalla Roma, e il maliano Kamissoko dall’Ajax, insieme ai giovani Ozturk, Magalhanes e Graf, rispettivamente da Friburgo, Benfica e Bayern Monaco
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Infine per completare la rosa degli attaccanti, fu ingaggiato a parametro zero Nicolò Grillo, attaccante cresciuto nella Roma, che dopo una breve parentesi all’Atletico Madrid e cinque stagioni a Napoli, arrivò a Firenze a giocarsi la grande occasione.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
ConteDraculo
mmm.. il viola non ti dona.. :esd:
:look:
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Intermezzo - Road to World Cup - Autunno 2025
Battere la Bulgaria e giocarsela contro la Spagna, era questo quanto richiesto alla nazionale Norvegese per sperare nell’approdo ai Playoff per la Qualificazione ai mondiali USA 2026. La partita contro la Bulgaria si presentava molto equilibrata. Il primo tempo finì 0-0. La situazione si sbloccò ad avvio di ripresa, quando Gjoystdal arrivò per primo sul corner battuto da Sakor. Dopo il gol del vantaggio la partita si mise in discesa. Le reti di Sakor e Berisha fissarono il risultato sullo 0-3.
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Contro la Spagna la Norvegia non aveva nessuna possibilità di vittoria. Lo sapevano tutti, e a complicare le cose ci si misero anche gli infortuni di Gjoystdal e Agnes Konradsen, ma mister De Santo non partiva sconfitto. Nei tre giorni che aveva a disposizione per preparare la partita, organizzò un fortino davanti alla porta difesa da Rossbach. Odiava dover giocare di catenaccio e contropiede, ma in alcune situazioni era l’unica possibilità per riuscire a cavarne qualcosa. La partita andò avanti per 90’ con i tentativi degli iberici che continuavano a schiantarsi ora sul corpo di Hoibraten o Strandberg, i due esperti centrali che Vittorio aveva scelto per il match, ora tra le braccia di Rossbach. Dall’altro lato De Gea sembrava non aver intenzione di cedere ai timidi contropiede dei vichingi, Bytyqi prima e Bohn poi non riuscivano a trovar modo di gonfiare la rete, Sakor e Berisha non riuscivano a trovare gli spazi giusti per creare occasioni pericolose. La maggior parte dei tiri erano da lontano. Allo scoccare del 90’ l’arbitro assegnò due minuti di recupero e proprio in quel momento Stengel, da fuori area, disegnò una parabola insidiosissima diretta all’incrocio dei pali. De Gea dovette dare il meglio di se per deviare quella palla in corner. In quel 91 minuto successe di tutto… La Spagna doveva difendere il pari per ottenere il secondo posto e l’accesso ai playoff, la Norvegia aveva l’ultima occasione per gridare al miracolo. Tra spintoni e baruffe in area, Berisha preferì provare a tirar fuori dal cilindro la magia che poteva dargli qualche settimana di notorietà. Calciò il calcio d’angolo direttamente in porta con una parabola che ancora oggi non si capisce da dove sia venuta fuori. La palla a rientrare era diretta al palo lontano… ma ancora una volta De Gea si superò e riuscì ad alzare il pallone sopra la traversa.
Quei secondi che passarono mentre Berisha si presentava alla bandierina opposta sembravano interminabili. La tensione in area era sempre maggiore. L’atmosfera che si respirava era quella che Vittorio aveva vissuto tante volte da calciatore, sia da un lato che dall’altro.
Pochi momenti confusi, la parabola che arriva in area in mezzo ad un mischione. La palla che non vuole saperne di uscire e che salta da una parte all’altra. La zampata di mezzo stinco. Il pallone impazzito che passa tra una selva di gambe. Il compagno di squadra smaliziato che passa davanti alla traiettoria del portiere. L’arbitro fischia e indica il centrocampo. La panchina salta e si trova tutta in campo con le braccia alzate mentre gli avversari circondano l’arbitro accusandolo di non aver visto questo o quello. Ecco gli ingredienti della sfangata!
Che sia in terza categoria o ad una finale dei mondiali gli ingredienti sono sempre gli stessi, le emozioni anche. Sono le partite vinte in questo modo che rendono il calcio uno sport meraviglioso!
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Arrivò il momento della verità. Il sorteggio dei playoff per gli ultimi 4 posti disponibili per i mondiali USA 2026 nella sezione UEFA accoppiarono Norvegia e Danimarca. La doppia sfida non smentì i pronostici e così, furono i danesi a qualificarsi grazie soprattutto alla vittoria a Oslo. Niente da fare dunque per la Norvegia di Vittorio, che rassegnò le dimissioni da CT nonostante gli attestati di fiducia da parte della federazione.
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Cap. 20 – Il futuro è viola! - Parte 5
La prima esperienza di Vittorio nel calcio che conta fu subito memorabile. La sua Fiorentina era uno schiacciasassi. La squadra entrò subito in trance agonistica e più i risultati arrivavano più cresceva il morale e l’entusiasmo durante gli allenamenti. Al giro di boa la Fiorentina si presentò con 38 punti, la seconda miglior difesa del campionato e, soprattutto, la casellina delle sconfitte ancora ferma sullo zero. I viola si assestavano saldamente al terzo posto, con una partita da recuperare contro un sorprendente Benevento. Quegli 8 pareggi, soprattutto quelli con Udinese Napoli e Cesena, lasciavano l’amaro in bocca. Però era certo che Vittorio voleva rimanere ai piani alti della classifica per poter arrivare a giocarsi finalmente le competizioni europee con l’ambizione di portare a casa qualche trofeo.
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Wolves85
:look:
eh si.. il coro completo che da inizio alla mia storia è..
Senti le grida, scatta l'allarme, Firenze è in fiamme, Firenze è in fiamme..
e se rimane, anche un sol cerino, alè Piombino, alè Piombino..
:esd:
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Cap. 20 – Il futuro è viola! - Parte 6
Il mercato invernale vide la squadra di Vittorio ancora una volta molto attiva. In questa sessione però il mister si mosse principalmente per dare forma al disegno che aveva in testa: costruire un futuro alla Fiorentina. Infatti nessuno dei colpi messi a segno finì sulle prime pagine dei quotidiani, e spesso non gli fu dedicato neanche un trafiletto in qualche pagina interna, questo perché Vittorio investì molto sulla formazione primavera, per poterla trasformare in una fucina di giovani talenti che nel corso degli anni avrebbe dovuto rimpolpare con continuità la prima squadra.
Sul mercato in uscita, partirono Slavchev e Fiorucci, il primo si accasò in Cina al Ghuangzhou Evergrande, e il secondo restò in Italia nelle fila del Sassuolo. Così tra i vari acquisti fatti per la formazione primavera, una vecchia conoscenza del mister, che lo aveva già voluto all'Austria Wien, trovò spazio in prima squadra, fornendo prestazioni convincenti al punto da entrare subito nel giro dei titolari.
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In quegli stessi mesi l'andamento in campionato continuava ad essere eccezionale, così alla ventiseiesima giornata i viola ebbero l'occasione di sorpassare, nello scontro diretto, i bianconeri della Juve. Le due squadre si presentarono alla vigilia del match a pari punti, e l'impressione comune era che in quella partita si sarebbero decise le sorti del campionato.
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Intanto andava avanti anche la Coppa Italia, dove la squadra di mister De Santo continuava a restare imbattuta, anche se proprio all'andata della semifinale, e proprio contro la Juventus, Vittorio subì la prima sconfitta stagionale. La gara di ritorno sembrò essere chiusa a quindici minuti dalla fine, quando Kamissoko segnò la rete del 2-0, ma la doppietta di Besson durante gli ultimi dieci giri di lancetta complicarono le cose, e sembrarono chiudere i giochi. Ma dai piedi di Grillo, in pieno recupero, arrivò la rete che allungò di 30 minuti le speranze dei viola. Durante i supplementari fu ancora Nicolò Grillo a incornare in rete il pallone che era partito dai piedi del cileno Ponce, e che chiuse definitivamente il discorso. La Fiorentina con una emozionante rimonta aveva conquistato la finale di Coppa Italia.
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Negli stessi giorni il disegno che aveva in testa Vittorio iniziò a prender forma, portando la squadra primavera a vincere per la decima volta il Torneo di Viareggio, raggiungendo la Juventus e sorpassando il Milan nel computo totale delle vittorie
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