Il freddo è pungente.
Faccio in tempo a rincasare un attimo prima che comincino a ricadere i fiocchi. A breve le strade saranno di nuovo ricoperte da un soffice manto bianco.
Il tepore della casa è un sollievo. Metto l'acqua della doccia a scaldare mentre mi spoglio velocemente dai vestiti zuppi di sudore. Ho sempre avuto il bisogno di correre, oltre che per il benessere fisico anche per quello mentale. Mi aiuta a riflettere e a mettere insieme i pensieri.
Il getto è bollente e per un attimo mi ritraggo prima di prendere coraggio.
Ripercorro mentalmente il percorso di dieci chilometri pensando a dove posso aver perso il tempo che non mi ha permesso di battere il personale, ma a metà tragitto i pensieri vanno in un altra direzione. Anche oggi nessuna novità. Negli ultimi mesi sono state decine le domande e solo una manciata le risposte ma tutte con lo stesso esito. In giro purtroppo non si trova nulla e da ormai un paio di settimane stiamo intaccando quella che doveva essere la riserva per le emergenze.
Il problema è anche quello. Che la mia testa si rifiuta di accettare il fatto che ormai in emergenza ci siamo da un pezzo.
Il tiro dalla lunga distanza è bello quanto inutile. Nonostante il canestro da tre ormai la partita è andata e non ha senso continuare a vedere questo sperpetuo.
Spengo la televisione e rimango ad ascoltare il silenzio della casa. Il resto della famiglia è in giro fuori.
Il sole che entra dalla finestra semichiusa mi invita ad affacciarmi. E' una bella giornata, e ormai la neve della scorsa settimana è solo un ricordo. Provo una immediata sensazione di benessere e sono costretto a reprimere il forte impulso di andare a correre ricordando che dall'ultimo allenamento sono passate meno di dodici ore e non posso permettermi di forzare. Almeno fino a quando il menisco la smetterà di pizzicarmi.
Sarebbe però un peccato non approfittare di quella soleggiata e inusualmente tiepida giornata di dicembre che mi decido ad uscire per una passeggiata.
Attraverso il soggiorno, salgo le scale e mi ritrovo in camera a decidere se indossare la tuta o un pullover, ma vengo interrotto da Andrew Taggart che canta sulle note di Paris. Non senza malincuore silenzio i Chainsmokers e rispondo alla telefonata.
"Pronto?"
"Ciao Pat. Come va? Sono Alex"
I nostri contatti ufficiali:
FMITA.it
Gruppo Steam
In passato ho lavorato per anni come contabile in un azienda che, seppur con difficoltà, era riuscita sempre a tenersi in linea di galleggiamento sopravvivendo alla crisi del 2008. Dalle notizie che ogni tanto mi vengono filtrate dovrebbe essere ancora operativa. Il sottoscritto con pochi altri disgraziati, circa dieci mesi fa è stato silurato perchè regola vuole che in momenti di crisi la prima soluzione da adottare sono i tagli al personale.
Da quel momento è cominciata l'opera di vagabondaggio in cerca di una nuova soluzione, qualsiasi essa fosse, che mi avrebbe permesso di poter continuare a "contribuire alla causa" in quanto con il solo apporto di mia moglie le spese sarebbero state, e sono, insostenibili. Tra le tante, innumerevoli, domande d'impiego, a volte corredate anche da proposte indecenti, c'e quella fatta ad un mio ex compagno di università che a differenza del sottoscritto é riuscito a costruirsi una carriera di successo.
Alex Goldwin da circa tre anni é il direttore generale della Barcelò Group Hotels, una delle maggiori catene alberghiere del globo, con un portafoglio di circa 230 resort sparsi in 21 paesi del mondo. Tre di questi sono in Italia e, messo alle strette, un mesetto fa gli avevo sfacciatamente chiesto se era possibile piazzarmi in una di queste strutture a svolgere una qualsiasi mansione purchè legale e remunerata.
Eccolo... l'hanno mandato nel Burundi
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Lo lascio parlare senza interromperlo.
Vengo bombardato da una serie di informazioni che non mi rendo conto se alla fine sto seguendo bene il discorso o se mi son perso qualcosa per strada.
"La situazione è questa: il presidente del gruppo, nonchè la persona che mi paga, ha deciso di mettere in piedi un massiccia campagna pubblicitaria per i resort che abbiamo sparso nel mondo, nonchè per quelli di prossima costruzione. La sua idea è di sponsorizzare le società calcistiche presenti nelle località in cui sono ubicate le nostre strutture. In pratica più la squadra di calcio va bene più viene pubblicizzata la struttura ad essa connessa più il gruppo ci guadagna. Credo che hai capito il succo del discorso"
"Beh, avrei qualche domanda da farti in effetti"
"Tranquillo, ne parliamo dal vivo. Fra due giorni raggiungimi al Barcelò Milan Hotel. Il tuo lavoro partirà da qui"
E quindi mi ritrovo a preparare i bagagli, avvertire la famiglia e prendere l'aereo per raggiungere Milano. Avrei preferito Roma per la vicinanza a casa, ma pur di guadagnare la pagnotta son disposto ad andare in capo al mondo. E dopotutto non mi trovo nella posizione di poter scegliere.
Appena metto piede fuori dall'aereo provo la stessa sensazione di quattro anni fa quando sbarcai in viaggio di nozze: un afa e un umidità che mi tagliano il fiato. Nonostante sia gennaio sembra di aver appena messo la testa nel forno per tirar fuori le lasagne. Scendo la scaletta e appena tocco terra sono già matido di sudore.
Nulla è cambiato, il piccolo aeroporto è rimasto invariato. Al ritiro bagagli una enorme elica che funge da ventilatore sotto il soffitto cerca di dare ristoro ai turisti mentre sono in fila. E c'è ancora la stessa banda di musicisti che da il benvenuto suonando musiche locali.
"Il tuo lavoro partirà da qui." disse Alex. Ed aveva ragione, in effetti è da Milano che sono partito in aereo per arrivare dove mi trovo.
E a Milano ho scoperto che il lavoro non è quello che pensavo.
UN MESE PRIMA
Alex è un fiume in piena:
"Capirai che a livello finanziario le società del gruppo sono già gestite da gente con le palle. Che gli chef sono tutti tre stelle, che tutto il resto è gente altamente specializzata. Anche i facchini. Quello che ho trovato per te è il ruolo di allenatore. Torno a spiegarmi: abbiamo un resort in un posto X? Bene, farà da sponsor alla squadra di calcio locale. E te sarai l'allenatore. Una volta raggiunto il risultato sperato e/o preventivato verrai trasferito nel posto Y. Poi nel posto Z. E così via.
Ma solo se sarai bravo a far crescere la squadra e di conseguenza pubblicizzare il resort.
E' chiaro ora?"
"Più o meno, anche se avrei diverse cose da chiederti. Però quello che vorrei dirti è che ... io non ho mai fatto l'allenatore, capisco di calcio quel che ne capisco, ma soprattutto non ho un patentino."
"Quello non è un problema. Ho già in mente dove mandarti e laggiù il patentino non serve"
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