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Andy Warhol diceva che "in futuro tutti saranno famosi per 15 minuti". Nel caso di Fabrice Apruzesse i minuti in questione sono in realtà 17, ma la sostanza non cambia. Per 17 minuti, solo 17, Apruzesse è stato un calciatore professionista.


Questa è una di quelle storie che normalmente vediamo raccontate soltanto nei film. Ma in questo caso la sceneggiatura è molto più che originale. E' vita vissuta, la vita di un fattorino che ha avuto l'occasione di essere calciatore vero, scendere in campo e conquistare un'intera nazione.


Fabrice Apruzesse è un ragazzo che ha sempre amato il calcio. E' bravo, ma non abbastanza per farlo come lavoro. Del resto se a 26 anni il treno non è ancora passato, vuol dire che non passerà più. Così si diverte nei campionati dilettantistici e nel frattempo si guadagna il pane facendo il fattorino. Calcio-lavoro, lavoro-calcio. Una vita normale, senza grandi sussulti.


La svolta arriva però nel 2011. Apruzesse imbrocca la stagione della vita con la maglia del Consolat Marseille, in quinta divisione. Gli arriva così la chiamata dell'altro Marseille, quello grande, quello 'vero': l'Olympique Marseille. Da quelle parti stanno cercando una chioccia che faccia crescere i ragazzi della squadra riserve e per quel ruolo pensano proprio ad Apruzesse.


Inizia subito col piede giusto, segna 4 goal in 7 partite e diventa subito un leader della squadra riserve dell'OM. Quello che succede dopo, però, è davvero incredibile. Il Marsiglia è in piena emergenza per la trasferta di Bordeaux. Mancano praticamente tutti gli attaccanti e l'allora tecnico Elie Baup decide di convocare Apruzesse.


Nessuno sapeva chi fosse, nemmeno i suoi compagni di squadra. Si narra che Joey Barton, a quei tempi centrocampista del Marsiglia, sia andato da lui e gli abbia detto: "Sei un attaccante, giusto? E veramente hai 27 anni?". Normalmente dalla squadra riserve vengono chiamati giocatori giovanissimi, ma quella volta è toccata a lui, al 27enne Fabrice Apruzesse.


Già sin qui la storia sembra assurda, ma diventa addirittura leggendaria quando al minuto 73 di Bordeaux-Marsiglia, con l'OM sotto 1-0, Baup richiama in panchina la stella Mathieu Valbuena e manda in campo al suo posto Fabrice Apruzesse. Nessuno crede ai propri occhi, specialmente Raspentino, a quel tempo uno dei talenti in rampa di lancio del calcio francese, che si vede scalzare nelle gerarchie da uno che non ha nemmeno un contratto da professionista.


Maglia numero 33, senza nome sulle spalle, testa calva e fisico ben lontano, per usare un eufemismo, da quello di uno che dovrebbe fare il calciatore in Ligue 1. Apruzesse tocca quattro palloni, commette due falli, si fa pure ammonire ma riesce a completare con successo l'unico passaggio tentato. Quanto basta per diventare un idolo nazionale, una vera supertar a livello mediatico.


Twitter esplode: c'è ovviamente chi lo prende in giro per il suo aspetto fisico, chi lo esalta e chi si chiede da dove sia uscito. "Un amico ristoratore di Marsiglia mi ha detto che "il n° 33 lavorava da Rossi Boissons 3 mesi fa ed era il suo fattorino. Storia vera". Eccome se lo è. Il 18 novembre 2012, Apruzesse corona il suo sogno e quello di milioni di appasionati che sarebbero voluti essere al suo posto.


A fine partita, conclusa con la sconfitta dell'OM, è l'unico tra i giocatori a presentarsi davanti ai microfoni: "Non sapevo nemmeno dove fossi, me ne sto rendendo conto solo adesso. Sono contento di essere entrato, anche se avrei voluto segnare". Nelle ore successive non c'è un giornale in Francia che non gli dedichi un pezzo. Qualcuno accusa il tecnico Baup di aver utilizzato Apruzesse come provocazione nei confronti della società, ma lui nega.


"La mia scelta ha scatenato una tempesta mediatica e domande. Non c'era nessun calcolo dietro, nessuna voglia di provocare la società e ancor meno di mettere nella merda Apruzesse. Ho scoperto, sbalordito, i sussulti e tutte le interpretazioni successive. L'ho portato perché era il nostro unico attaccante disponibile e al momento, sinceramente, penso che sia capace di segnare ".


La settimana dopo Apruzesse torna con la squadra riserve, ma i tifosi del Marsiglia gli dedicano uno striscione al Velodrome: "Grazie per l'amore che hai per l'OM". Ovviamente, quella contro il Bordeaux, rimarrà la sua unica presenza tra i professionisti. In compenso trascina la squadra riserve alla promozione con 13 goal e 14 assist, mentre la stagione successiva segna il rigore decisivo per la salvezza.


Nel 2016, dopo 40 goal realizzati in quattro anni, arriva però la doccia fredda per Apruzesse. Il Marsiglia decide di non riconfermarlo, una botta durissima, che segnerà il proseguio della sua carriera.


"Non l'ho mai superata. Non sono riuscito a voltare pagina. È stato psicologicamente difficile e ha influenzato gli infortuni e il resto. Questa è la vita! Presumibilmente volevano fare spazio ai giovani. Il calcio dura poco. Ho trovato lavoro a Marsiglia come dipendente pubblico, guido camion delle pulizie. Prima di andare all'OM, ero già stato un fattorino. Ma all'OM mi guadagnavo da vivere solo con il calcio".


Apruzesse annuncia l'addio al calcio nel 2019 dopo un brutto incidente in motorino, ma un anno dopo ci ripensa e torna in campo. Oggi, a 35 anni, gioca con i dilettanti dell'Endoume in quinta divisione. La gente ancora lo ferma, lo riconosce. "Sei un idolo, in tv sembravi più grosso", gli dicono. Lui ci scherza su: "Ah sì, di sicuro! Mi hanno dato un 80, la taglia più grande. Ce l'ho ancora, te lo posso mostrare. Io prendo 68... ".


"Anche i grandi giocatori vengono criticati, derisi. Io ho realizzato il mio sogno, ho sempre voluto giocare per l'OM e, alla mia età, è stato inaspettato. Nel calcio devi essere un po' fortunato. Ce l'ho fatta, ma solo a metà, visto che non ho segnato. Sarebbe cambiato tutto per la mia carriera, ne sono sicuro".