
Originariamente Scritto da
Dobermann81
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Inzaghi-Lukaku, la rottura a Istanbul e i retroscena di un amore mai nato
La gestione tecnica degli ultimi mesi non è piaciuta al belga che si è sentito tradito. Così ha pianificato la fuga, come aveva fatto a Manchester e Londra
Vincenzo D'Angelo
Giornalista
16 luglio - MILANO
Il grande strappo si è consumato a Istanbul. Lì, nella notte più importante per entrambi, Simone Inzaghi e Romelu Lukaku hanno chiuso definitivamente il loro tormentato rapporto. Breve, brevissimo. E ben lontano da quelle che erano le premesse. Per Lukaku, la panchina contro il City nella finale di Champions è stata l’ultimo smacco di una seconda parte di stagione che sognava diversa, specie dopo essersi rimesso finalmente in forma, aver ritrovato condizione e gol. Da aprile in poi, Romelu era tornato a dominare come nei bei tempi di Conte: 7 gol nelle ultime otto partite di campionato. E in Champions è stato determinante uscendo dalla panchina sia negli ottavi contro il Porto sia nei quarti contro il Benfica. Anche per questo Romelu si aspettava di giocare a Istanbul, di poter cambiare la storia di una stagione complicata, a tratti drammatica: tanti infortuni, un Mondiale giocato in condizioni fisiche precarie e una rincorsa alla maglia da titolare all’Inter diventata possibile soltanto grazie alle rotazioni diventato obbligatorie per Inzaghi per poter arrivare in fondo alla Coppa Italia e alla Champions, e per inseguire il fondamentale quarto posto in campionato.
Dalla finale di Istanbul alla telefonata con Ausilio, passando per l'interesse di Milan, Juve e sauditi. La trattiva per Lukaku è stata estenuante, e non ci ha risparmiato l'ennesimo colpo di scena.
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Quando contava per davvero, Inzaghi ha sempre scelto Dzeko e questa cosa a Lukaku non è mai andata giù. Al di là delle parole di facciata, del reale pensiero che in fondo – soprattutto in Europa – contava il risultato di squadra, Lukaku si è sentito abbandonato, messo da parte. Abituato com’era a sentirsi sempre al centro del progetto Inter negli anni di Conte e mai in discussione, Romelu aveva scelto di tornare a Milano proprio per cancellare gli ultimi umilianti mesi a Londra, dove col Chelsea (e con Tuchel) non era mai sbocciato l’amore. Ma una volta tornato “a casa”, ha trovato un mondo completamente cambiato: dai tifosi, che lo hanno accolto con scetticismo e freddezza dopo la fuga dell’estate precedente in direzione Premier, a pochi giorni dal via della stagione, agli stessi compagni di squadra, delusi anche loro da quell’addio veloce e senza rimorsi. E, ovviamente, le gerarchie di Inzaghi hanno fatto il resto: in Europa è sempre stato Dzeko il punto di riferimento accanto a Lautaro, che nell’anno senza Lukaku ha dimostrato di meritarsi il ruolo di nuovo leader nerazzurro. Insomma, il re si è ritrovato senza trono e senza corona e i suoi vecchi sudditi lo hanno trattato come un ospite: uno dei tanti, come era successo al Manchester United o al Chelsea. Una condizione che Romelu evidentemente patisce e dalla quale non riesce mai a
l'ultima fuga—
Il voltafaccia di Lukaku all’Inter è soltanto l’ultimo capriccio di un ottimo giocatore con scarsa personalità. Lo dice la storia: quando è sotto pressione, Romelu scappa, non cerca il riscatto. È cominciato tutto nell’estate 2019, quando ha rotto con il Manchester United: l’Inter lo voleva, lo corteggiava. E Romelu all’Old Trafford si sentiva incompreso. Il primo atto a Milano resta l’unica parentesi pluriennale, perché con Antonio Conte il belga ha toccato picchi di grandezza mai esplorati prima. Ma via Conte, sono ricominciati i capricci. La fuga a Londra nel 2022, il ritorno a Milano pianificato con largo anticipo, con tanto di intervista non autorizzata in cui chiedeva scusa ai tifosi. Ma nessuno di sarebbe aspettato questo ultimo colpo di teatro. Certo, al Chelsea non c’era futuro, ma il tradimento all’Inter, al suo popolo e ai suoi colori, dopo aver giurato amore eterno e baciato la maglia, cancella velocemente ogni traccia del suo percorso nerazzurro. Il finale è ancora da scrivere, ma ormai il re è rimasto solo.
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Tanto inzaghi ha ancora correa, che gli frega
