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Discussione: La storia delle Olimpiadi

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    La storia delle Olimpiadi


    Giochi della I Olimpiade
    ATENE 1896






    DATA: 6 aprile / 15 aprile
    NAZIONI PARTECIPANTI : 15
    NUMERO ATLETI: 245 (245 uomini)
    NUMERO DI GARE: 43
    DISCIPLINE: Atletica, Ciclismo, Ginnastica, Lotta greco-romana, Nuoto, Scherma, Sollevamento pesi, Tennis, Tiro



    STORIA
    I Giochi Olimpici moderni nacquero alla fine dell’Ottocento per iniziativa del barone francese Pierre de Coubertin, sull’onda del rinnovato interesse per l’età classica portato dalle straordinarie scoperte archeologiche di quei decenni. Il suo progetto fu presentato a un congresso alla Sorbona, nel giugno del 1984, al termine del quale fu fondato il CIO e fu deciso che la prima sede delle Olimpiadi moderne sarebbe stata Atene.
    In seno al Comitato olimpico internazionale, costituito da de Coubertin, era opinione condivisa che i Giochi dovessero ripartire dalla terra che originariamente li aveva creati. Non certo da Olimpia, dove erano in corso gli imponenti scavi tedeschi in continuazione di quelli iniziati dai francesi e dove emergevano poche tracce degli antichi splendori, sopravvissute agli insulti del tempo, dei terremoti e dei saccheggi, bensì ad Atene. Una corrente di pensiero avrebbe voluto l'istituzione permanente dei Giochi nella capitale greca, ma il barone era contrario. Inizialmente, aveva accarezzato l'idea di aprire il nuovo secolo con il ritorno dei Giochi e di allestirli a Parigi, inseriti nell'Esposizione Universale. Ma poi lo aveva assalito il timore che sei anni, quelli che sarebbero intercorsi fra la decisione assunta nel giugno del 1894 e la disputa dei primi Giochi dell'era moderna, fossero un intervallo di tempo eccessivo. Il principio che de Coubertin difese fu quello di un'Olimpiade itinerante che diffondesse il movimento nel mondo. E anche quest'idea, come quella originaria di ripristinarli, si sarebbe rivelata felice e fruttifera.

    L'anno scelto fu dunque il 1896. Dopo aver cortesemente respinto l'offerta del generale svedese Viktor Balck, membro del CIO, di tenere i Giochi a Stoccolma, de Coubertin ricevette il primo assenso, un telegramma del re di Grecia, datato 21 giugno, che lo ringraziava "per aver ricostituito i Giochi".
    La notizia che i giochi olimpici sarebbero ritornati in Grecia dopo oltre 1500 anni venne accolta favorevolmente dal pubblico greco, dai media e dalla famiglia reale. Secondo de Coubertin, "il re Giorgio I ed il principe Costantino hanno appreso, con grande piacere, che le Olimpiadi moderne saranno inaugurate ad Atene, confermando il loro patrocinio riguardo questi giochi." Il giornale londinese The Times fu invece critico riguardo l'assegnazione delle Olimpiadi alla capitale greca, sottolineando la mancanza di considerazione nei confronti di importanti esempi sportivi britannici, come quelli delle università di Oxford e di Cambridge. Vi furono delle proteste anche da parte della Germania, che considerava i Giochi olimpici una creazione francese, in quanto erano stati voluti da de Coubertin.

    Il primo regolamento olimpico del 1894 stabilì che potessero essere ammessi solo gli sportivi dilettanti (con la sola eccezione di una gara di fioretto), per cui parteciparono alle competizioni studenti, marinai, impiegati e persone che praticavano lo sport solo come passatempo.Alcuni presero parte ai giochi perché erano in Grecia per vacanza o per lavoro (ad esempio, alcuni dei partecipanti inglesi lavoravano nell'ambasciata britannica) o perché avevano la necessità di essere ad Atene nel periodo in cui si tenevano i Giochi. In alcuni casi parteciparono alle gare anche dei turisti che in quel momento stavano visitando la Grecia. Per questo motivo, si hanno poche notizie sui protagonisti della manifestazione e molti di loro parteciparono alle successive edizioni dei Giochi olimpici.
    Il regolamento dei Giochi olimpici escluse poi le donne dalle competizioni: il barone de Coubertin, influenzato dalla cultura dell'età vittoriana, in cui il genere femminile era considerato inferiore rispetto a quello maschile, e dalla tradizione dei Giochi olimpici antichi (in cui solo gli uomini erano autorizzati a partecipare agli eventi, con l'esclusione di donne, schiavi e barbaroi, ovvero non greci), era contrario alla loro partecipazione ai Giochi o nello sport in generale; anzi, credeva che "la partecipazione delle donne fosse un male per l'atleta di sesso maschile" e che le sportive dovessero essere escluse dal programma olimpico.

    Non esisteva un villaggio olimpico,quindi gli atleti dovettero provvedere da soli al vitto e all'alloggio, oltre che al viaggio, problemi questi che portarono alla rinuncia della partecipazione ufficiale da parte di numerosi paesi, come ad esempio Italia e Paesi Bassi. La giuria, gli arbitri e il direttore dei Giochi avevano gli stessi nomi degli ufficiali dei giochi olimpici antichi, cioè eforo, ellanodico e alitarco. Re Giorgio I si presentava come un arbitro finale; secondo de Coubertin, "la sua presenza dava peso e autorità alle decisioni degli efori".

    I fotografi ufficiali della manifestazione, per tutte le discipline, furono sei, inviati dalla Kodak; in particolare, il tedesco Albert Meyer fu l'autore della maggior parte delle foto disponibili.


    I PROTAGONISTI
    Gli inviti furono curati personalmente da de Coubertin: il programma prevedeva che le gare si svolgessero dal 6 al 15 aprile. Accanto agli sport che videro effettivamente gare disputate (atletica, ciclismo, scherma, ginnastica, tiro a segno, nuoto, tennis, pesi e lotta) erano previste altre discipline. Ma problemi organizzativi e finanziari costrinsero de Coubertin a escludere prima dei Giochi il cricket, gli sport equestri, il pattinaggio su ghiaccio, il jeu-de-paume (tennis corto), il polo e la pallanuoto. Inclusi nel programma, ma cancellati all'ultimo furono il canottaggio, le cui 7 gare previste nella giornata finale non si disputarono per il tempo inclemente, una tempesta di vento e pioggia battente, e la vela, questa per mancanza di iscritti alle 5 prove previste. Le gare, dunque, in 9 sport, furono 43 nell'arco di dieci giorni.

    I paesi che risposero all'appello, oltre alla Grecia, furono l'Austria, la Danimarca, la Francia, la Germania, la Gran Bretagna, l'Ungheria, la Svizzera e gli Stati Uniti. Partecipazioni isolate si registrarono da Australia, Egitto, Italia e Svezia, ciascuna con un concorrente, oltre che da Smirne e Cipro, allora indipendenti. Iscritti, ma assenti ad Atene, atleti di Belgio, Cile e Russia.
    La spedizione degli USA merita un cenno a parte. La notizia dei Giochi venne diffusa negli Stati Uniti, soprattutto in ambiente universitario, da William Milligan Sloane, membro del Comitato olimpico internazionale ‒ che per Atene era anche il comitato organizzatore ‒ il quale mise in piedi un team composto da quattro studenti di Princeton e sei di Boston per le gare di atletica. Tiepido l'interesse dei britannici, mista l'accoglienza in Francia, dove i tiratori rifiutarono di partecipare; entusiasmo in Germania, la cui famiglia reale era imparentata con la greca.

    Di medaglie nemmeno a sognarle: nella prima edizione dei Giochi moderni i vincitori venivano premiati con una corona di ulivo e una medaglia di argento, i secondi classificati con una medaglia di rame e un ramo d’alloro, mentre addirittura non era previsto alcun premio per i terzi.
    Tutti i premi furono consegnati da re Giorgio in occasione della cerimonia di chiusura.


    LE GARE
    Il primo atto agonistico dei Giochi moderni fu una batteria dei 100 m: vi parteciparono 5 atleti, e l'americano Frank Lane ottenne il primo (parziale) successo dei Giochi, cronometrato in 12″1/5 dall'unico cronometrista, l'architetto inglese Charles Perry. La prima immagine, scattata per la Kodak dal tedesco Albert Meyer ‒ a lungo ritenuta quella della partenza della finale ‒ ci mostra invece, come documentato da Mallon e Kamper, l'avvio della seconda batteria dei 100 m, con l'americano Thomas Curtis, secondo da sinistra, che esibisce i quattro appoggi di scuola anglosassone. Lo stesso Meyer scattò, dall'alto, un'immagine dell'arrivo della finale.

    L'atletica monopolizzò l'attenzione: nel suo programma figuravano una gara reinventata per l'occasione e un'altra costruita, letteralmente, a tavolino. La prima era il lancio del disco, modellato sulle statue greche e romane. La storia registra una gara a Cambridge nel 1882, ma quella di Atene, il 6 aprile, fu la vera prima competizione internazionale.
    La seconda invenzione dell'atletica di Atene riguardò la maratona. L'idea venne suggerita a de Coubertin da un filologo della Sorbona, Michel Bréal (1832-1915), per commemorare il sacrificio di Fidippide (o Filippide), che secondo il racconto dello scrittore del 2° sec. d.C. Luciano di Samosata (ma Plutarco lo chiama Eucle) aveva percorso d'un fiato la distanza fra Maratona e Atene per annunciare il successo sui persiani nel 490 a.C. ed era poi spirato sotto un albero. In realtà, Erodoto, pur riferendo di resistenti messaggeri degli eserciti ellenici, incluso un certo Fidippide famoso per aver coperto i 240 km fra Sparta e Atene senza peraltro morire, non fa alcun cenno a Fidippide in occasione delle cronache sulla battaglia di Maratona, il che induce a ritenere che Luciano abbia inventato la storia. Il suo racconto comunque fece presa su Bréal e, di conseguenza, su de Coubertin. Il barone fece misurare la distanza e varò una prova di circa 40 km, che seguiva un percorso sicuramente diverso da quello del messaggero dell'epoca, se mai esistito, che di certo aveva tagliato per le colline.

    Il livello tecnico delle gare fu modesto: d'altra parte, la spedizione americana comprendeva un solo campione nazionale, Thomas Burke, che infatti vinse 100 e 400 m. Si segnalò la ginnastica, illuminata dai tedeschi: all'aperto, al centro del Panathinaikos, fece man bassa di medaglie Carl Schuhmann, alto appena 1,59 m per 70 kg, che vinse tre ori e ne aggiunse un quarto nella lotta, in cui batté ‒ dopo una sospensione per oscurità e una ripresa il mattino dopo ‒ il greco Georgios Tsitas, alto 1,75 m. Schuhmann fu l'eroe della cena di chiusura, complimentato dallo stesso re, che aveva officiato le gare. Molti ginnasti erano giovanissimi: a 10 anni e 218 giorni Dimitros Loundras fu il più giovane medagliato olimpico, terzo con la sua squadra, l'Ethnikos. L'atleta più anziano fu il trentaseienne Georgios Orphanidis nel tiro; in questa disciplina, ma nella prova riservata alla carabina militare 200 m, gareggiò anche un italiano, tal Rivabella. Fece in tempo ad applaudire la regina Olga che provò un fucile prima delle gare, poi fu subito eliminato e non partecipò alla fase finale.

    Il nuoto fu disputato in condizioni proibitive, nelle acque gelide e agitate del Pireo; i 100 m andarono a un ungherese, Alfred Hajos, che divenne poi famoso come architetto: suo sarà il progetto del Nepstadion di Budapest negli anni Venti.

    Quanto al tennis, all'aperto, nel velodromo olimpico, vi si affermò fra gli altri la strana coppia formata dal britannico (in realtà irlandese) John Pius Boland e dal tedesco Fritz Traun, che Boland reclutò dopo che Traun era stato eliminato negli 800 m.

    Il ciclismo fece registrare le più lunghe gare olimpiche su pista della storia, come i 100 km al coperto con 300 giri del tracciato, dominati dal francese Léon Flameng, che si affermò con 11 giri di vantaggio sul greco Georgios Kolettis, dopo averlo atteso quando si era fermato per un incidente meccanico. Ci fu anche una corsa sulle 12 ore, conquistata dall'austriaco Adolf Schmal, più noto come schermidore: Schmal guadagnò subito un giro di vantaggio, si incollò al britannico Frank Keeping e lo seguì come un'ombra fino al traguardo. Nella sciabola era rimasto fuori dal podio, avendo dovuto ripetere le fasi iniziali ‒ era in netto vantaggio ‒ per il ritardato arrivo del re.



    MEDAGLIERE





    L'ATLETA SIMBOLO

    Hermann Weingärtner (3 ori, 2 argenti, 1 bronzo nella ginnastica)





    IL FILMATO

    Ultima modifica di ataris; 27-04-2016 alle 11:57




  2. #2
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    Giochi della II Olimpiade
    PARIGI 1900






    DATA: 20 maggio / 28 ottobre
    NAZIONI PARTECIPANTI : 24
    NUMERO ATLETI: 1233 (1211 uomini, 22 donne)
    NUMERO DI GARE: 95
    DISCIPLINE: Atletica, Calcio, Canottaggio, Ciclismo, Cricket, Equitazione, Ginnastica, Golf, Nuoto, Pelota basca, Polo, Rugby, Scherma, Tennis, Tiro, Tiro con l'arco, Tiro alla fune, Vela



    STORIA
    Le prime Olimpiadi moderne si erano rivelate un grande successo di pubblico. Nonostante le richieste della Grecia, che avrebbe voluto essere designata come sede unica dei Giochi, l’edizione successiva fu assegnata a Parigi. La proposta, anche questa volta, partì da De Coubertin, attratto dalla possibilità di far coincidere le Olimpiadi con l’Expo in programma nello stesso anno.
    Ma le Olimpiadi ne vengono inghiottite. Il commissario generale dell'Esposizione Alfred Picart e il presidente della Francia Emile Loubert non si preoccuparono minimamente dei Giochi e così, de Coubertin deve amaramente constatare che, alla vigilia dell'inizio delle gare, delle strutture previste non c'è assolutamente niente. Le Olimpiadi finiscono per essere disputate in campi di gara improvvisati e si protraggono per oltre cinque mesi.

    Bisogna entrare nello spirito dell'inizio secolo, nell'atmosfera d'eccitazione che prese la Ville Lumière durante l'Esposizione Universale. Frenesia del nuovo che avanzava, invenzioni mirabolanti, espositori da baraccone, e la Tour Eiffel che campeggiava da poco sulla Senna. In questo quadro, le competizioni originariamente previste da de Coubertin come olimpiche, con un puntiglioso calendario pubblicato il 29 maggio 1898, divennero gare da concorso internazionale dell'Esposizione, e nessuno parlò mai ai partecipanti di Giochi olimpici. Fu arduo perciò già all'epoca parlar d'Olimpiade; assai più arduo dopo recuperare le gare vere da quelle per professionisti, a handicap, con premi in denaro. E altrettanto arduo fu discernere fra i veri e i falsi partecipanti olimpici: si pensi che nel tiro con l'arco il rapporto olimpico - un'accozzaglia di errori e imprecisioni racchiuse in due enormi e quasi inutili volumi - elenca la bellezza di 5.254 partecipanti! Con tutta evidenza, questi cosiddetti dati tengono conto delle selezioni avvenute nelle più sperdute località della Francia, fino a livello di paesino: a Parigi i francesi furono 13, che con l'aggiunta di 4 belgi diedero vita a una sarabanda di gare mai più viste né sentite in zona olimpica: gare au berceau (sotto una galleria), e au popinjay (alla pertica), al cordon doré, au chapelet, sur la perche... meglio sorvolare: ma i belgi, che qui lottano ad armi pari con i francesi, si vendicheranno con un bel coacervo di gare ad Anversa vent'anni più tardi.
    Quello dell'arco è solo un esempio: ma abbiamo anche altre stranezze come la gara di nuoto sott'acqua o quella a ostacoli, discipline mai più viste come il croquet e la pelota basca, fino a un intenso torneo di polo; e per fortuna gli storici ci hanno liberato di 13 gare di auto, due di moto e una di camion; di 18 prove di volo in pallone; delle bocce o del salvataggio, e di otto competizioni di motonautica. Semplicemente, non figuravano nel programma originario di de Coubertin.

    Non vennero organizzate né la cerimonia d'apertura, né quella di chiusura, per l'associazione dell'Olimpiade con l'Expo.

    La decisione di tenere le competizioni esclusivamente la domenica portò alle proteste ufficiali dal parte degli atleti statunitensi, che parteciparono come rappresentanti dei rispettivi collegi e preferirono ritirarsi piuttosto che gareggiare durante il giorno di riposo, dedicato a Dio

    Dalla confusione di Parigi, emergono 18 sport e 95 gare, nell'arco di cinque mesi e mezzo di competizioni.
    Tutte, comunque, furono incastonate nella Fiera, aperta il 15 aprile 1900, alla presenza di governanti di 40 paesi. Le esposizioni furono oltre 83.000, di cui ben 7000 dagli USA, distribuite su un'estensione di 279 acri sulle rive della Senna, e su altrettanti al bosco di Vincennes.
    L'Expo chiuse il 12 novembre, visitata da quasi 51 milioni di persone; l'Olimpiade ne fu solo un piccolo contorno.

    L'esperienza di Parigi depresse profondamente de Coubertin che commentò: "I Giochi sono stati quello che potevano essere nelle condizioni in cui si sono disputati, ed è un miracolo che l'Olimpiade sia sopravvissuta a questa celebrazione". De Coubertin subito dopo Parigi commise l'errore di dar via libera a St. Louis, ma soprattutto mostrò di non aver fatto tesoro dell'esperienza parigina nell'abbinamento nefasto Olimpiade-Esposizione Universale: a St. Louis i Giochi diedero coloritura olimpica a qualunque evento sportivo, ma il tono da fiera paesana svilì molte competizioni e provocò anche una abominia come le gare riservate alle 'razze minori', di cui il barone si vergognerà per tutta la vita.


    I PROTAGONISTI
    Il regolamento dei Giochi olimpici consentì, per la prima volta, la partecipazione delle donne alle competizioni: il barone de Coubertin, influenzato dalla cultura dell'età vittoriana, in cui il genere femminile era considerato inferiore rispetto a quello maschile, e dalla tradizione dei Giochi olimpici antichi (in cui solo gli uomini erano autorizzati a partecipare agli eventi, con l'esclusione di donne, schiavi e barbari, ovvero non greci), aveva impedito la loro presenza ai Giochi della I Olimpiade; credeva che "la partecipazione di atleti donne fosse un male per l'atleta di sesso maschile, e che le sportive dovessero essere escluse dal programma olimpico".
    Inoltre, a partire da questa Olimpiade, poterono partecipare esclusivamente gli atleti professionisti, a differenza di quanto deciso generalmente per Giochi olimpici di Atene del 1896.

    Il numero di concorrenti - una stima che si affina anno dopo anno, a mano a mano che le ricerche storiche scovano nuovi dati - salì a oltre 1200 iscritti, rispetto ai 245 di Atene, in rappresentanza di 24 paesi: le donne furono 22

    Nonostante tutte le difficoltà le nazioni partecipanti raddoppiarono (da 14 a 28) e le discipline passarono da 9 a 20 Gli atleti francesi la fecero da padroni – non senza qualche polemica – aggiudicandosi 26 medaglie d’oro e 101 totali, contro le 19 (e 47) degli Stati Uniti. A Parigi arrivarono molte prime volte: il primo titolo olimpico della storia per l’Italia, con Giangiorgio Trissino nell’equitazione, seguito poi dallo sciabolatore Antonio Conte; la prima medaglia d’oro per un atleta asiatico, l’indiano Norman Pritchard, che vinse nei 200 e 200 ostacoli; e, naturalmente, la prima campionessa olimpica, ovvero la tennista inglese Charlotte Cooper.


    LE GARE
    L'atletica fece la parte del leone, sul piano tecnico e dell'interesse suscitato.
    Il programma definiva l'evento 'campionati universali', e mescolava gare a handicap per professionisti alle prove amateur, su piste e pedane del Racing Club di Francia al Bois de Boulogne. Si corse su una pista in erba, piena di buche e monticelli, lo sviluppo era di 500 m, il rettilineo finale era incastonato fra gli alberi, in mezzo ai quali finì spesso il disco lanciato dai concorrenti, talora vanificando buone prestazioni.
    Molte delle prove atletiche, grazie soprattutto agli Stati Uniti, furono di buon livello. La Francia ne vinse una sola, ma ricerche successive le hanno tolto anche quell'oro. Infatti le indagini svolte nel 1990 dal francese Alain Bouillé hanno appurato che il vincitore della maratona, Michel Théato, garzone di panettiere nella banlieu, era in realtà nato in Lussemburgo, figlio di un mobiliere trasferitosi prima a Bruxelles e poi a Parigi. Il controllo sul percorso non fu impeccabile, se il quinto arrivato, l'americano Newton, sosterrà di non essere mai stato superato da nessuno e crederà d'aver vinto... Molti, dunque, probabilmente Theato compreso, hanno tagliato il percorso tra i vicoletti del centro: e a Newton arriveranno le scuse dei giornalisti francesi.

    Nuoto e tiro con l'arco testimoniarono lo stato di confusione e l'approssimativa organizzazione di questi Giochi. Il nuoto si disputò in una Senna intasata di battelli, inquinata, con detriti di ogni natura, dall'11 al 19 agosto, in un caldo asfissiante. Fra le prove in programma, un incredibile 'nuoto subacqueo', in cui i concorrenti si dovevano tuffare e riemergere più lontano possibile dalla partenza (vinse il francese Charles de Vendeville, dopo 60 m e 1′08″4 dal via), e i 200 m a ostacoli, in cui i concorrenti dovevano arrampicarsi su un'asta, poi scavalcare un ponte di barche e nuotare a slalom fra altre imbarcazioni. Il tiro con l'arco ha messo a dura prova gli storici. Le gare 'olimpiche' si svolsero, in realtà, in tutti i villaggi francesi, e circa 5000 arcieri vi presero parte: il rapporto olimpico ne cita la maggior parte, ma è opinione comune che vada presa in considerazione solo la serie di prove disputate al bosco di Vincennes, dal 27 maggio al 14 agosto, con 13 superstiti francesi e 7 belgi.

    Il canottaggio, sempre nella Senna, fece registrare il più giovane olimpionico della storia, di cui però si ignora il nome. Quando l'equipaggio del due con del Minerva di Amsterdam si rese conto che il timoniere Hermanus Brockman era troppo pesante rispetto ai ragazzini che timonavano le altre barche, assoldò un fanciullo fra gli spettatori della Senna o fra i timonieri delle prove juniores appena concluse e sostituì Brockman, aggiudicandosi la vittoria. Del fanciullo rimasto innominato esiste una foto, che lo mostra dell'apparente età di 7-10 anni.

    In spregio a de Coubertin che non voleva le donne ai Giochi, alcuni sport ammisero competizioni femminili. Il primo oro olimpico femminile individuale lo fece registrare il tennis e andò a una britannica, Charlotte Cooper, che in finale batté 6-1, 6-4 la francese Hélène Prévost. Cooper, vincitrice a Wimbledon nel 1895, 1896 e 1898, conquistò in coppia con Reg Doherty anche il doppio misto. Sposatasi con il presidente della Federazione britannica, come Mrs. Sterry vinse di nuovo a Wimbledon nel 1901 e, a quasi 38 anni, nel 1908, a tutt'oggi la più anziana trionfatrice del torneo inglese. Morì a 96 anni.

    Cooper non fu però la prima donna a conquistare un oro olimpico: la contessa Helen de Pourtalès, nata nel 1868, figlia di un banchiere di New York, il conte Bernard, il 22 maggio era con il padre a bordo dello yacht Lérina, di proprietà dello zio (svizzero) Hermann Alexandre de Pourtalès, quando vinse la prova riservata alle imbarcazioni fra 1 e 2 tonnellate, sostenuta nelle acque della Senna, a Meulan. Due giorni dopo, Lérina arrivò secondo nella stessa prova: le gare di vela furono infatti tutte disputate due volte, ciascuna considerata una finale.


    MEDAGLIERE





    L'ATLETA SIMBOLO

    Alvin Kraenzlein (4 ori: 60 metri, 100 metri ostacoli, 200 metri ostacoli, salto in lungo)





    IL FILMATO





  3. #3
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    Giochi della III Olimpiade
    Saint Louis 1904






    DATA: 1° luglio / 23 novembre
    NAZIONI PARTECIPANTI : 12
    NUMERO ATLETI: 629 (623 uomini, 6 donne)
    NUMERO DI GARE: 91
    DISCIPLINE: Atletica, Calcio, Canottaggio, Ciclismo, Ginnastica, Golf, Lacrosse, Lotta libera, Nuoto, Pugilato, Roque, Scherma, Sollevamento pesi, Tennis, Tiro con l'arco, Tiro alla fune, Tuffi



    STORIA
    La cocente delusione procurata a de Coubertin dall'esito dell'Olimpiade di Parigi andava cancellata subito guardando al Nuovo Mondo ed esportandovi l'idea olimpica, come il barone aveva sempre sognato. Invece l'edizione del 1904 segnò un altro passo verso il possibile tramonto del movimento olimpico, rendendo necessario 'risciacquare i panni' in Atene per poter ripartire.

    La decisione di allestire un'edizione, la terza, negli Stati Uniti fu rivendicata da de Coubertin come un'idea originaria, nonostante nel 1896 avesse pensato anche a Berlino e Stoccolma come possibili alternative dopo Atene e Parigi
    Nonostante far coincidere le Olimpiadi con l’Expo di Parigi non si fosse rivelata un’idea brillante, il CIO decise di ripetere l’esperimento, assegnando i Giochi del 1904 alla città americana di St. Louis, sede della Louisiana Purchase Exposition. E, ancora una volta, le Olimpiadi si trasformarono in un’interminabile quanto disordinata sequenza di eventi sportivi durata quasi 5 mesi.

    Fortunatamente non tutte le 390 (!!) gare che si disputano a Saint Louis verranno poi incluse negli albi d'oro ufficiali delle Olimpiadi. Fortunatamente perché alcune sono a dir poco stravaganti: la battaglia con le palle di fango, l'arrampicata sulle pertiche scivolose, le corse nei barili ecc. In compenso non c'è traccia di sport tradizionali come l'equitazione, il tiro e la vela. Il golf fa qui la sua ultima apparizione, mentre a titolo dimostrativo le squadre universitarie statunitensi si sfidano in un nuovo sport, il basket.
    Tuttavia questa terza esperienza non è da buttar via sul piano della qualità di alcune gare, anche se l'atmosfera dell'Expo butta ancora tutto sul fieristico. St Louis è una grossa città di 600.000 abitanti, festeggia con l'Expo il centenario della cessione dell'immenso territorio della Louisiana francese, che comprende diversi degli odierni stati Usa, agli Stati Uniti, per 15 milioni di dollari dell'epoca. Atletica e ginnastica fanno la parte del leone anche in termini di partecipazione, con 117 e 121 atleti rispettivamente, e rappresentano, specie la prima, il fiore all'occhiello di questi Giochi.

    Ma la pessima organizzazione non fu il lato peggiore dei Giochi di St. Louis, che passeranno tristemente alla storia per aver ospitato le cosiddette “Antropological Days”. Apparentemente dedicate alla diffusione della cultura di popoli esotici provenienti da ogni parte del globo, queste “Giornate Antropologiche” si rivelarono ben presto per quello che erano: una manifestazione del razzismo imperante dell’epoca, nelle quali pigmei, inuit, ainu, sioux e altri ancora venivano fatti gareggiare in pseudo-sport come la lotta nel fango o il lancio della palla contro un palo del telegrafo, tra le risate e il disprezzo di migliaia di persone. Senz’altro una delle pagine più vergognose dello sport in ogni luogo ed epoca.
    A St. Louis furono introdotte alcune importanti novità. Innanzitutto, per la prima volta vennero assegnate le medaglie d’oro, d’argento e di bronzo ai primi tre classificati. Furono quindi inseriti nel programma olimpico alcuni sport, come pugilato e pallacanestro, che da allora divennero punti fermi di tutte le future edizioni. Infine, nel nuoto ebbe la sua consacrazione il “crawl”, che si impose da lì in avanti come la migliore e in definitiva unica tecnica utilizzata nello stile libero.

    L'olimpiade del 1904 si concluse quasi cinque mesi dopo la sua inaugurazione, il 23 novembre. De Coubertin, che non assistette alle gare, prevedendo il disastro organizzativo, volle voltare subito pagina ed il CIO assegnò i giochi del 1908 a Londra, scelta che segnerà il successo futuro della manifestazione.


    I PROTAGONISTI
    La posizione geografica di St. Louis scoraggiò molte federazioni e così furono solo 12 le nazioni rappresentate, con soli 651 atleti (meno della metà rispetto a Parigi), per giunta quasi tutti americani – a tal punto che, in molti casi, alle gare parteciparono esclusivamente atleti statunitensi, che in tutto si aggiudicarono 77 dei 95 ori in palio.
    Fra le presenze straniere, non mancarono quelle di autentici 'casi' dell'epoca, come Felix Carbajal, un postino cubano che si era esibito all'Avana per raccogliere il denaro sufficiente a raggiungere St. Louis e gareggiare nella maratona, ma perse tutto al gioco in una bisca di New Orleans e arrivò in autostop a St. Louis. Aveva scarpe pesanti, pantaloni lunghi e una maglietta al ginocchio; fu il lanciatore americano Martin Sheridan ad aiutarlo, tagliandogli i pantaloni per consentirgli di correre. Carbajal fu fra i protagonisti della maratona, ma accusò problemi di stomaco per aver mangiato mele acerbe durante il percorso e finì quarto.
    L'Italia non partecipa: solo due emigranti gareggiano, ma sotto la bandiera americana.


    LE GARE
    In atletica - le gare sono ospitate dagli impianti della Washington University - non sono fra le più seguite dal pubblico, con non più di 3.000 presenze al giorno e una punta di 10.000 alla conclusione, .brillano almeno un paio di stelle: Archie Hahn, detto il nano del Michigan, è un velocissimo furetto di colore alto 1,67 "con le spalle di un toro e la testa di un lottatore". Vince 60, 100 e 200: in quest'ultima gara, grazie al rettilineo di 220 yards, corre in 21"6, che resterà record olimpico fino al '32. Altra tripletta mette a segno Harry Hillman, che prima conquista una straordinaria gara dei 400, non per lo svolgimento, ma perché in finale partono in 13, dodici su una fila e uno dietro, poi aggiunge i 400 hs, nella quale si corre su barriere più basse di quelle standard, e i 200 hs. Passerà alla storia anche per un record unusuale: 11" nelle 100 yards... su tre gambe, exploit ottenuto legando la sua destra a quella sinistra di Lawson Robertson.

    Ma ancora una volta è la maratona ad affascinare. Diventata una prova di respiro internazionale, è resa ardua a St Louis dalle condizioni climatiche (caldo torrido) e dalle strade polverose e assolate. Fra i personaggi in gara, spicca un postino cubano che è arrivato grazie a una sottoscrizione pubblica organizzata all'Avana, nonostante abbia speso tutti i soldi in viaggio al tavolo verde: si chiama Felix Carvajal, è alto un metro e mezzo, magrissimo: si fa mantenere a St Louis da tre lanciatori Usa, Rose, Flanagan e Sheridan, di cui diviene la mascotte, e parte allegro nei 31 gradi, 90 per cento di umidità, della gara, fra pietre spaccate, collinette fino a 100 metri di dislivello e niente acqua o quasi sul percorso. Carvajal corre con una camicia bianca a maniche larghe, pantaloni lunghi scuri e aderenti e scarpe da passeggio con tacchi pesanti e la punta tagliata per far passare le dita. Mentre corre, si ferma a scherzare con gli spettatori, sembra del tutto a suo agio, poi ha una crisi di fame: entra in un campo e ruba qualche mela acerba, sta malissimo, ma ha la forza di riprendere, e arrivare quarto.
    Nello stadio, intanto, Alice Roosevelt, figlia del presidente degli Usa, ha già incoronato Fred Lorz, un bruno e tozzo nuovayorchese, quando entra in pista Thomas Hicks, stupefatto di ritrovarsi un corridore davanti: in effetti Lorz si era ritirato, poi l'auto sulla quale era salito si era guastata, e lui aveva ripreso a correre... Lorz è ovviamente squalificato a vita, poi riammesso alle gare l'anno dopo: vincerà la maratona di Boston.

    Le poche gare di pallanuoto e nuoto furono allestite in un laghetto dove si abbeverava e veniva lavato il bestiame dell’esposizione: molti giocatori si ammalarono di tifo e alcuni di essi morirono.

    La ginnastica risultò, dopo l'atletica, la disciplina più frequentata dei Giochi di St. Louis. Fra il 1° e il 2 luglio sul prato dello Stadio olimpico si disputò, ad alto livello, la cosiddetta ginnastica 'Turnverein', o ginnastica secondo le norme tedesche, consistente in una combinazione di prove ginniche e atletiche. Il 28 ottobre si svolse senza partecipazione straniera la competizione di ginnastica svedese, che prevedeva solo esercizi con gli attrezzi. In entrambe gareggiò George Eyser, straordinario con gli attrezzi, ma pessimo nelle prove atletiche, in cui fu ultimo. Con una gamba di legno per esser finito sotto un tram quand'era ragazzo, aveva sviluppato forza straordinaria negli arti superiori e nel torso, tanto da conquistare tre ori, due argenti e un bronzo.

    Si chiude con il torneo di calcio, il 23 novembre: lo vincono i canadesi di Galt, Ontario, campioni nazionali, davanti a due raccogliticce squadre di St Louis: ma gli inviati del Cio sono partiti da tempo, per raccontare a de Coubertin i pochi splendori e le molte miserie dell'edizione.




    MEDAGLIERE





    L'ATLETA SIMBOLO

    Archie Hahn (3 ori: 60 metri, 100 metri, 200 metri)





    IL FILMATO





  4. #4
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    Giochi della IV Olimpiade
    Londra 1908






    DATA: 27 aprile / 31 ottobre
    NAZIONI PARTECIPANTI : 22
    NUMERO ATLETI: 2008 (1979 uomini, 44 donne)
    NUMERO DI GARE: 110
    DISCIPLINE: Atletica, Calcio, Canottaggio, Ciclismo, Ginnastica, Hockey su prato, Jeu de paume, Lacrosse, Lotta greco-romana, Lotta libera, Motonautica, Nuoto, Pallanuoto, Pattinaggio artistico su ghiaccio, Polo, Pugilato, Rackets, Rugby, Scherma, Tennis, Tiro, Tiro con l'arco, Tiro alla fune, Tuffi, Vela



    STORIA
    Ad ospitare la quarta edizione dei Giochi, De Coubertin avrebbe voluto Roma. E in un primo tempo Roma sembrerebbe proprio poter ospitare le Olimpiadi, senonché le difficoltà economiche inducono il governo di Giovanni Giolitti alla rinuncia ad un anno dall'evento. Il comitato organizzatore romano, dopo mesi di inattività, si disciolse nel 1906: l'eruzione del Vesuvio (7 aprile 1906), che si accompagnava alla crisi economica che l'Italia stava attraversando, determinò l'impossibilità di finanziare l'evento e l'Italia rinunciò all'organizzazione Si trova subito una sostituta all'altezza: Londra.

    Nonostante il modesto tempo a disposizione, Londra si impegna al meglio per garantire la riuscita dei Giochi che Roma ha rifiutato.
    Gli inglesi fanno le cose in grande con un'organizzazione degna della loro cultura sportiva: splendidi impianti, come il White City Stadium, un'arena che ospita la pista per il ciclismo, quella per l'atletica e la piscina, il primo vero Villaggio Olimpico. Gli atleti che gareggiano salgono ad oltre 2000, mentre vengono fissate nuove regole per partecipare. Anzichè iscriversi a livello personale come avvenuto nelle prime edizioni, gli atleti debbono farlo tramite il comitato olimpico della propria nazione. Questo per limitare il numero di partecipanti di una stessa nazione ad ogni singola gara, numero che viene fissato a 12 atleti.
    A Londra torna la solenne cerimonia d'apertura, durante la quale, tra l'altro, la squadra americana si rifiuta di inchinarsi di fronte al palco dove siede la famiglia reale. Il programma delle gare viene sfrondato delle sue divagazioni più assurde, viste a Parigi e Saint Louis. Tuttavia, ma non potrebbe essere altrimenti, non mancano gli inconvenienti e i problemi. I giudici di gara, ad esempio. Gli organizzatori si rifiutano di far partecipare giudici di gara non inglesi e in alcune situazioni l'aiuto che ne deriva per i padroni di casa è fin troppo evidente

    I giochi si conclusero il 31 ottobre e riuscirono a ridare slancio al movimento olimpico che da quell'edizione crebbe in popolarità e partecipazione. Il sogno di de Coubertin si era avverato. L'olimpiade di Stoccolma nel 1912 si giovò dell'esperienza londinese rappresentando sicuramente la migliore tra le edizioni olimpiche precedenti alla Prima guerra mondiale.


    I PROTAGONISTI
    Furono in tutto 2008 gli atleti che parteciparono ai Giochi di Londra (37 le donne), in rappresentanza di 22 nazioni, tra cui l’Italia, la cui spedizione era composta da 67 atleti. Benché Boemia, Austria e Ungheria facessero parte dello stesso stato (l'impero austro-ungarico) le statistiche dei risultati degli atleti furono separate. Nei risultati ungheresi vennero conteggiati anche i risultati degli atleti della Voivodina e della Slovacchia. Poco prima dell'inizio dei giochi il governo di Vienna chiese alle squadre di calcio della Boemia e dell'Ungheria e alle squadre di pallanuoto dell'Austria e dell'Ungheria di ritirarsi, erano temuti inasprimenti delle tendenze nazionaliste in occasione di eventuali scontri diretti fra le compagini.

    25 atleti dell'Australia e quattro provenienti dalla Nuova Zelanda formarono la squadra congiunta chiamata Australasia con una bandiera ideata per l'occasione. Questa unione si ripeté in occasione dei giochi del 1912 mentre dal 1920 in poi i due stati presentarono squadre distinte. Nonostante l'unione personale Finlandia e Russia presentarono squadre distinte. Diversi atleti irlandesi si rifiutarono di gareggiare per il Regno Unito e chiesero la cittadinanza statunitense.

    Per la prima volta prese parte ai giochi olimpici un atleta islandese aggregato alla squadra della Danimarca. L'impero turco era rappresentato da un turco di origine greca, Aleko Moullos, il rapporto ufficiale lo cita come partecipante alla competizione a squadre di ginnastica, tra i risultati non è però citato il suo nome, per contro è certa la partecipazione di un atleta argentino, il pattinatore Hector Torromé residente in Inghilterra.

    Le pochissime donne partecipanti erano coinvolte nelle gare di tiro con l'arco, pattinaggio, vela, tennis e nelle competizioni di imbarcazioni a motore. Vi furono delle esibizioni di ginnastica femminile a squadre ma erano solo a scopo dimostrativo.


    LE GARE
    Le gare di atletica furono splendide: la prima vera grande manifestazione internazionale di questo sport.
    La maratona ricevette dalle vicende di Londra il definitivo impulso per diventare la più famosa delle creature di de Coubertin. Ed il protagonista assoluto di questa gara fu l'italiano Dorando Pietri un umile garzone di fornaio originario di Carpi.
    Durante la maratona riuscì a staccare tutti gli avversari di oltre dieci minuti; entrato nello stadio fu osannato dal pubblico, ma in prossimità del traguardo stremato per la stanchezza cadde a terra. In un primo momento riuscì a tornare in piedi, ma cadde nuovamente e fu aiutato a rialzarsi da uno dei giudici di gara. Nonostante avesse tagliato il traguardo in largo anticipo rispetto agli avversari, Dorando fu squalificato per aver accettato un aiuto illecito e fu dichiarato vincitore il secondo classificato, un americano di nome Johnny Hayes. Pietri era diventato un eroe, tant'è vero che oltre a ricevere un premio morale dalle mani della regina Alessandra (una coppa d'oro piena di sterline), l'atleta fu anche elogiato dallo scrittore Sir Arthur Conan Doyle sul Daily Mail.
    Nonostante un ridimensionamento gli americani conquistano il maggior numero di vittorie nell'atletica: 15 su 27 gare. Curiosa la storia dell'ostacolista Forrest Smithson. Americano, Smithson, corre la finale dei 110 ostacoli, fissata di domenica, con la Bibbia in mano, piuttosto che rinunciare come già avevano fatto in passato molti altri atleti. Smithson riesce a vincere e addirittura a stabilire il nuovo record del mondo. L'egemonia statunitense nella velocità viene spezzata: i 100 vanno al sudafricano Walker, i 200 al canadese Kerr. Nel mezzofondo domina invece il 25enne americano Melvin Sheppard, che fa doppietta: oro negli 800 e nei 1500, nela distanza più breve davanti all'italiano Emilio Lunghi.

    Nell'ampio panorama dei Giochi di Londra merita di essere segnalata la presenza femminile simboleggiata da Sybil 'Queenie' Newall, vincitrice nel 'double national round' di tiro con l'arco. Gonna alla caviglia, corpetto bianco, grosso basco in testa, discendente di un'antichissima famiglia che risaliva al Quattrocento, Newall non era la miglior tiratrice britannica: fra il 1886 e il 1922 Alice Legh, che non partecipò ai giochi di Londra, vinse 23 titoli nazionali contro i due di Newall, e la settimana dopo la gara olimpica la batté di 151 punti. Ma Queenie, che aveva 53 anni e 8 mesi, rimane la meno giovane fra le donne ad aver vinto un oro olimpico. Alle sue spalle si piazzò un'altra tiratrice britannica, Lottie Dod, che al contrario è a tutt'oggi la più giovane vincitrice di Wimbledon (in singolare a 15 anni), oltre che nazionale di hockey su prato e golfista, campionessa britannica nel 1904.

    Come se non bastasse, ci si mise anche il tiro alla fune ad alimentare le solite discussioni tra USA e Gran Bretagna, quando i poliziotti di Liverpool si presentarono al primo turno contro gli USA (che schieravano tre lanciatori: Ralph Rose, John Flanagan e Matt McGrath) con scarpe "grandi come ferry boats", come scrisse il lanciatore Martin Sheridan, arricchite, secondo gli americani, di robusti chiodi per far presa sul terreno. I superiori del corpo di Liverpool negarono, testimoni indipendenti confermarono che si trattava di scarpe d'ordinanza, la gara andò avanti, la finale vide Liverpool perdere contro i colleghi di Londra.

    Nel calcio per la prima volta presero parte ai giochi olimpici delle squadre nazionali e non delle squadre di club, la Francia presentò ben due squadre; dell'organizzazione del torneo si occupò la Football Association britannica. Dopo il ritiro della Boemia e dell'Ungheria fu possibile disputare solo due partite dei quarti di finale, la squadra britannica sconfisse la nazionale olandese mentre nell'altra partita la Danimarca sconfisse la prima squadra francese con un punteggio di 17:1, Sophus Nielsen fu autore di ben 10 gol, con un totale di 11 gol nel torneo fu capocannoniere di questa edizione dei giochi.
    Dopo questo tracollo la Francia decise di non presentarsi alla finale per il terzo posto, al loro posto subentrò la nazionale svedese che fu sconfitta 2:0 dall'Olanda. Nella finale, che si svolse davanti a 8.000 spettatori, i padroni di casa sconfissero la Danimarca per 2:0 con reti di Frederick Chapman (20') e Vivian Woodward (46').

    Le competizioni previste nel canottaggio erano quattro e tutte e quattro le gare videro la vittoria di imbarcazioni britanniche.
    Contrariamente a quanto avvenne negli altri sport vennero premiati solo i primi, non si svolsero quindi le finali per il terzo e quarto posto. I s
    secondi e terzi classificati non ricevettero alcuna forma di riconoscimento se non la medaglia consegnata a tutti i partecipanti ai giochi olimpici.

    Il torneo di tennis era suddiviso in due fasi, nella prima metà di maggio si svolsero gli incontri indoor presso il Queen's Club, nella prima metà di luglio quelli all'aperto a Wimbledon.
    Il torneo sull'erba ebbe luogo immediatamente dopo il torneo di Wimbledon, molti dei giocatori migliori avevano già lasciato la città visto che il prestigio del torneo non era comparabile con quelle embrionale dei giochi olimpici. Tra gli assenti il già citato Arthur Gore, vincitore del torneo e campione olimpico della fase indoor.
    Nonostante le numerose assenze gli organizzatori non rividero il cartellone degli incontri cosicché molti giocatori arrivarono alle fasi finali senza nemmeno aver disputato un incontro. Questo svarione organizzativo fu particolarmente evidente nel torneo femminile dove la britannica Dora Boothby giunse in finale senza aver disputato un solo incontro, venne sconfitta dalla connazionale Dorothea Douglass che all'epoca era la migliore tennista mondiale. Nella finale maschile vinse il britannico Josiah Ritchie che sconfisse il tedesco Otto Froitzheim. Il doppio maschile vide la vittoria dei britannici George Hillyard e Reginald Doherty.

    Per la prima volta nei giochi olimpici le competizioni di nuoto vennero svolte in una piscina, ad Atene le gare di nuoto si erano svolte in mare, a Parigi nella Senna e a Saint Louis in un lago artificiale. La vasca dei giochi di Londra, situata all'interno del White City Stadium, era lunga il doppio della misura attuale e larga la metà, aveva quindi solo 4 corsie.
    Responsabile dell'organizzazione fu la English Amateur Swimming Association, la stesura delle regole diede origine a diversi equivoci così il 19 luglio, con le competizioni ancora in corso, i rappresentanti di 10 federazioni nazionali si riunirono presso il Manchester Hotel e fondarono la federazione internazionale (FINA).
    Fra i nuotatori spiccò il britannico Henry Taylor che vinse tre medaglie d'oro, nei 400 m stile libero, nei 1500 m stile libero e nella staffetta 4 × 200 m stile libero. In quattro delle sei discipline presenti vennero ottenuti dei record mondiali: Charles Daniels (USA) nei 100 m stile libero, Henry Taylor (GBR) nei 1500 m stile libero, Frederick Holman (GBR) nei 200 m rana e la staffetta britannica.




    MEDAGLIERE





    L'ATLETA SIMBOLO

    Henry Taylor (3 ori: 400m stile l, 1.500m stile l, 4x200m stile l)





    IL FILMATO





  5. #5
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    Giochi della V Olimpiade
    Stoccolma 1912






    DATA: 5 maggio / 22 luglio
    NAZIONI PARTECIPANTI : 27
    NUMERO ATLETI: 2380 (2327 uomini, 53 donne)
    NUMERO DI GARE: 102
    DISCIPLINE: Atletica, Calcio, Canottaggio, Ciclismo, Equitazione, Ginnastica, Lotta greco-romana, Nuoto, Pallanuoto, Pentathlon moderno, Scherma, Tennis, Tiro, Tiro alla fune, Tuffi, Vela



    STORIA
    I Giochi del 1912 furono assegnati a Stoccolma sulla spinta di Viktor Gustaf Balck (1844-1928), il padre dello sport svedese.
    Se Londra rappresenta la svolta in termini di capacità organizzative e di dignità complessiva dei Giochi, Stoccolma e il Nord Europa rappresentano un altro significativo passo in avanti. Sia sul piano della qualità della partecipazione, sia su quello di un altro decisivo contributo alla riduzione dell'arco di durata.

    Gli organizzatori svedesi studiarono per bene, quattro anni prima, il lavoro svolto dal Comitato Olimpico inglese e prepararono tutte le strutture necessarie ad ospitare la manifestazione. Il Comitato per i Giochi di Stoccolma si mise al lavoro nell'autunno del 1909, presieduto da Balck; Il problema era lo stadio: il governo - nonostante l'opposizione parlamentare di socialdemocratici e del partito agrario - ne finanziò uno ex novo, con un costo finale di quasi 1.200.000 corone dell'epoca (circa 6 milioni di euro di oggi), raccolti da una lotteria nazionale. L'impianto, in stile neogotico, con mattoni rossi, due torri di 33 m e una capacità di appena 19.000 spettatori, portati a 22.000 durante i Giochi con tribune provvisorie, restò di proprietà dello Stato fino al 1964, quando fu praticamente regalato alla città di Stoccolma

    I Giochi della V Olimpiade furono aperti ufficialmente il 5 maggio 1912. La famiglia Reale di Svezia lasciò il Palazzo di Stoccolma alle 10.40 e fu ricevuta allo Stadio Olimpico da membri del CIO. Durante la cerimonia d'apertura la squadra svedese entrò per ultima, ma a differenza delle altre edizioni precedenti e successive, la squadra della Grecia non entrò per prima
    L'Olimpiade si svolse in un clima di generale armonia e senza grandi contestazioni. Molti degli atleti avevano già avuto modo di conoscersi e fraternizzare nel 1908.

    I giochi del 1912 si conclusero il 27 luglio con grande soddisfazione di de Coubertin per la perfetta organizzazione. Il clima che si era creato in quell'edizione faceva ben sperare anche per la successiva, nel 1916 a Berlino, ma questi propositi vennero cancellati dallo scoppio della Prima guerra mondiale che ne impedì lo svolgimento.



    I PROTAGONISTI
    Il numero di atleti partecipanti sigla un nuovo record, si arriva a circa 2500, e le nazioni giungono a 28, con l'importante novità del Giappone

    Fu la ginnastica a fare la parte del leone con circa 1.200 atleti che gareggiarono o diedero dimostrazioni di abilità. Anche il nuoto ebbe un notevole risalto con circa 300 atleti impegnati, ed in questa edizione per la prima volta le donne vennero ammesse a gareggiare, aumentando la loro presenza fino ad allora limitata alle gare di tennis e di tiro con l'arco. Per la prima volta partecipò la Russia. Per rivederla nuovamente gareggiare dovremo aspettare 40 anni, ad Helsinki nel 1952.

    Quest'Olimpiade lancia anche le grandi famiglie, i tiratori svedesi Swahn (padre e figlio) e i gemelli Carlberg, e vede fra i concorrenti il futuro presidente del Cio, Avery Brundage, sesto nel pentathlon, e il mitico, futuro generale George Patton, che s'impegna nel pentathlon moderno, gara inventata da de Coubertin, ed è 5° su 41 atleti partecipanti.

    Gli Stati Uniti confermarono il loro dominio nell’atletica leggera, con 41 medaglie; tuttavia, come nelle edizioni precedenti, il medagliere vide prevalere gli organizzatori: la Svezia chiuse con 65 medaglie complessive contro le 63 degli USA, che tuttavia conquistarono più ori (25 a 24).



    LE GARE
    In Svezia, furono introdotte due innovazioni per l’epoca avveniristiche: il fotofinish e il cronometraggio elettronico. Inoltre, si decise che sulla pista di atletica sarebbero state tracciate delle corsie per evitare che si ripetessero episodi come quello del 1908, quando nel corso della gara dei 400 metri piani due atleti americani ostacolarono volontariamente l’inglese Halswelle per favorire il loro compatriota Carpenter (poi squalificato).

    L'atleta che segnerà nel tempo con il suo nome l'edizione dei Giochi di Stoccolma 1912 è l'americano Jim Thorpe. E non solo per le sue straordinarie doti atletiche, ma anche per la sua particolarissima e malinconica vicenda. Jim Thorpe è di origini pellerossa e per la sua tribù è Wa Tho Huck, Sentiero Lucente. E' un atleta completo, sa esprimersi ad altissimi livelli sia nella velocità, che nei salti e nei lanci. Decide così di gareggiare nelle prove multiple. A Stoccolma strabilia tutti, vincendo con grande margine il pentathlon e il decathlon, siglando delle performance che lo avrebbero fatto qualificare per le finali olimpiche un po' in tutte le singole prove. Si guadagna anche l'ammirazione del re di Svezia Gustavo V, che vuole premiarlo personalmente, e nel momento in cui gli consegna la medaglia d'oro gli confessa tutta la sua stima con un "lei è il più grande atleta del mondo". Ma qui comincia la parte drammatica della sua vicenda: l'Amateur Athletic Union degli USA comunica al CIO che Sentiero Lucente ha ricevuto uno stipendio per aver giocato qualche mese in una squadra di baseball. Pochi dollari, che gli servivano per vivere, ma il CIO è irremovibile: quello che era stato definito il più grande atleta del mondo deve conoscere l'onta della restituzione delle medaglie e veder cancellato il proprio nome dall'albo d'oro olimpico. Da lì Thorpe passerà a praticare un po' ogni tipo di sport a livello professionistico, dal baseball al football, fino ai rodei e alle esibizioni nei circhi, si sposerà tre volte, avrà otto figli, ma soprattutto quell'ingiustizia subita lo accompagnerà per sempre. A 40 anni si ritira dall'attività sportiva, ma dei soldi guadagnati non gli rimane ormai quasi niente. Gli ultimi anni li vive tristemente in una roulotte comprata grazie ai soldi raccolti dai vecchi compagni d'università, in preda all'alcolismo. Nel 1953 arriva la fine, a 64 anni. Ci vorranno altri trent'anni per arrivare al momento in cui il CIO accoglierà le proteste dei figli di Thorpe Sentiero Lucente e restituirà loro le medaglie d'oro vinte dal padre.

    Nella corsa ben tre furono i successi del finlandese Hannes Kolehmainen che vinse i 5.000 m, i 10.000 m e la corsa campestre. Hannes, con i suoi fratelli anch'essi corridori, visse a lungo negli USA, apprendendo le metodiche di allenamento americane. In seguito a questi risultati, molte nazionali di atletica europee si affidarono a tecnici americani per la preparazione dei propri atleti. Il protagonista delle gare di corsa veloce fu lo sprinter americano Ralph Craig che trionfò nelle gare dei 100m e dei 200m. Nella gara di maratona la vittoria andò al sudafricano Kennedy McArthur. La gara fu segnata da un caldo insolito per quelle zone e molti atleti dovettero essere trasportati in ospedale a causa della disidratazione e dei colpi di sole. Uno di essi, il portoghese Francisco Lázaro, muore due giorni dopo la gara.

    Finalmente a Stoccolma viene ampliato il programma delle gare femminili e così le donne hanno accesso anche alle gare di nuoto e di tuffi. Questo nonostante l'opposizione di de Coubertin, secondo il quale i costumi sono troppo scandalosi. La prima stella del nuoto femminile olimpico è una ragazzina australiana non ancora 18enne, Fanny Durack, che vince i 100 stile libero. Nella gara maschile dei 100 sale alla ribalta un giovane americano che viene dalle isole Hawaii: Paoa Duke Kahanamoku. L'americano segna il nuovo record del mondo anche grazie al perfezionamento che porta al crawl. Anche le Olimpiadi successive saranno suo terreno di conquista.

    Stoccolma fece anche registrare il più lungo incontro di lotta della storia olimpica. Nella greco-romana, categoria medi, l'estone Martin Klein (di origini tedesche) che gareggiava per la Russia e il finlandese Alfred Asikainen duellarono in semifinale per ben 11 ore sotto un sole cocente. Quando Klein fu dichiarato vincitore, era così esausto da rinunciare alla finale contro lo svedese Claes Johanson, che vinse per assenza.

    La spedizione italiana, partita con grandi difficoltà economiche, è segnata dalla contemporanea presenza di due dei più grandi campioni dello sport italiano: Alberto Braglia e Nedo Nadi. Braglia si ripete ai livelli di Londra e domina nuovamente il concorso individuale della ginnastica. Rispetto a Londra, però, insieme al fuoriclasse modenese c'è anche una squadra di alto livello e così l'Italia conquista, oltre al terzo posto di Serafino Mazzarocchi nel concorso individuale, la medaglia d'oro nel concorso a squadre. L'altro fuoriclasse della spedizione azzurra è uno schermidore livornese di 19 anni, Nedo Nadi. A Stoccolma vince nel fioretto davanti all'altro italiano Pietro Speciale, ma la sua storia olimpica è appena all'inizio.



    MEDAGLIERE





    L'ATLETA SIMBOLO

    Jim Thorpe (2 ori: pentathlon e decathlon)





    IL FILMATO





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    dai aratris fai un gioco-truffa-olimpico
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    Iniziò poi il mio cammino “ieratico”, nel mio caso virgilio vestì i nick di dEUS (insieme moderammo m4sport) e soprattutto di El Vale.
    Lui è il mio Virgilio, con lui mi approcciai allo stige, ed ho navigato attraverso gli inferi, il purgatorio ed il paradiso.

    ...e i Dayki cun scià la Gazzetta g’hann mea teem per tajatt el coo, i lassen la spada suta l’umbrelon e fan piu danni con l’iPhone...

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    dai aratris fai un gioco-truffa-olimpico
    è una idea, però fatevi prima un pò di storia perchè se ti chiedo chi arrivò ultimo 6 ore dopo Bikila nella maratona di Roma '60, non sapete un cazzo




  8. #8
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    Citazione Originariamente Scritto da ataris Visualizza Messaggio
    è una idea, però fatevi prima un pò di storia perchè se ti chiedo chi arrivò ultimo 6 ore dopo Bikila nella maratona di Roma '60, non sapete un cazzo
    No, tu peschi i nostri atleti e noi stiamo lí a vedere se vinciuamo o no
    Citazione Originariamente Scritto da papclems Visualizza Messaggio
    Iniziò poi il mio cammino “ieratico”, nel mio caso virgilio vestì i nick di dEUS (insieme moderammo m4sport) e soprattutto di El Vale.
    Lui è il mio Virgilio, con lui mi approcciai allo stige, ed ho navigato attraverso gli inferi, il purgatorio ed il paradiso.

    ...e i Dayki cun scià la Gazzetta g’hann mea teem per tajatt el coo, i lassen la spada suta l’umbrelon e fan piu danni con l’iPhone...

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    No, tu peschi i nostri atleti e noi stiamo lí a vedere se vinciuamo o no
    no, il gioco è mio e decido io (cit.)




  10. #10
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    Giochi della VI Olimpiade
    Anversa 1920






    DATA: 23 aprile / 12 settembre
    NAZIONI PARTECIPANTI : 29
    NUMERO ATLETI: 2664 (2587 uomini, 77 donne)
    NUMERO DI GARE: 155
    DISCIPLINE: Atletica, Calcio, Canottaggio, Ciclismo, Equitazione, Ginnastica, Hockey su ghiaccio, Hockey su prato, Lotta greco-romana, Lotta libera, Nuoto, Pallanuoto, Pattinaggio artistico su ghiaccio, Pentathlon moderno, Polo, Pugilato, Rugby, Scherma, Sollevamento pesi, Tennis, Tiro, Tiro con l'arco, Tiro alla fune, Tuffi, Velaa



    STORIA
    Mentre nell'antichità le Olimpiadi avevano il potere di fermare le guerre, nel XX secolo sono purtroppo le guerre che fermano i Giochi. La tragedia della Prima Guerra Mondiale non lascia chiaramente spazio allo sport e l'edizione del 1916 già fissata a Berlino non va in scena. Anche nel 1920, a guerra finita, ma con le rovine ancora nelle città, le devastazioni, il ricordo dei milioni di morti, il clima non è dei migliori.
    Nel 1919, dopo la cancellazione dell'Olimpiade che sarebbe dovuta svolgersi a Berlino tre anni prima, si scelse di affidare a una delle nazioni più colpite dalla Grande Guerra, il Belgio, l'organizzazione dei Giochi del 1920, ambiti anche da città come Roma, Budapest, Amsterdam e Lione: la scelta ricadde invece su Anversa.

    La guerra costò molto allo sport. La maggioranza dei circa 6000 atleti che avevano gareggiato ai Giochi dal 1896 al 1912 fu impegnata nel conflitto. Di 115 si sa che caddero in guerra: nomi meno noti, tra cui l'astista italiano Manlio Legat e il ginnasta Guido Romano

    Gli impianti, le strutture per gli atleti, le cerimonie, tutto è fatto con sobrietà e concretezza, senza lussi del resto impossibili vista la situazione internazionale e col contributo fondamentale dei soldato americano di stanza in Europa. Nonostante le difficoltà del momento Anversa ce la fa.

    Diverse le novità rilevanti di queste Olimpiadi: intanto la bandiera olimpica, quella con i cinque cerchi che conosciamo ancora oggi, disegnata proprio da De Coubertin, poi il giuramento degli atleti, che si ripete da allora in tutte le cerimonie di apertura, e il riconoscimento ufficiale del CIO per la partecipazione delle donne. Anche sul piano tecnico non mancano le innovazioni, le più importanti delle quali sono l'adozione definitiva della lunghezza della piscina e della pista di atletica, rispettivamente 50 e 400 metri.
    Aumentarono inoltre le gare di nuoto e, soprattutto, di tiro, al punto da far circolare sui giornali la massima "Si è sparato più ad Anversa che durante la guerra"; vennero invece depennati i salti da fermo. Per la prima volta gli atleti italiani si presentarono alla manifestazione in tenuta azzurra.

    Non mancarono gli episodi curiosi. La squadra di pallanuoto italiana, all'esordio, rinunciò a terminare la partita poiché la temperatura dell'acqua della piscina era troppo fredda. Inoltre, durante un'interminabile gara di tennis (14-12, 6-8, 5-7, 6-4, 6-4; la regola del tie-break non era stata ancora concepita) tra lo statunitense Lowe e il greco Zerlentis si assistette all'ammutinamento dei raccattapalle, troppo affamati per continuare


    I PROTAGONISTI
    La partecipazione, ancorché limitata, vide 29 paesi in gara, un numero di concorrenti che ‒ a parte un paio di incertezze nel tiro ‒ si fissa a 2664 atleti, di cui 77 donne, per 155 gare in 25 sport
    Era stata presa la decisione di escludere dai Giochi Germania, Austria, Ungheria, Bulgaria e Turchia, paesi sconfitti nella prima guerra mondiale; la Germania, in segno di protesta contro l'occupazione francese della regione della Ruhr, non prenderà parte nemmeno ai Giochi Olimpici di Parigi del 1924. La Russia, invitata a partecipare, rifiutò per motivi politici, partecipando per la prima volta soltanto dal 1952.

    La squadra statunitense si rivelò la migliore, collezionando 41 ori e 95 medaglie complessive, ma ottima figura fecero anche diverse nazioni del Nord Europa, come la Svezia, la Finlandia e la Norvegia. In particolar modo furono i finlandesi a imporsi come grandi rivali degli americani nell’atletica leggera, conquistando la bellezza di 9 medaglie d’oro.

    L’Italia, i cui atleti per la prima volta indossavano l’azzurro dei Savoia, raccolse 13 ori e 23 medaglie totali: memorabili soprattutto le imprese del marciatore Ugo Frigerio, che vinse l’oro nella 3km e nella 10km, e dello schermidore Nedo Nadi, portabandiera azzurro, che trionfò in 5 delle 6 gare a cui partecipò, fallendo solo l’obiettivo della spada individuale a causa di un malore. Nadi, che successivamente divenne anche c.t. della squadra azzurra, è considerato tra i più grandi schermidori della storia di questo sport.


    LE GARE
    L'atletica, fra i personaggi di rilievo, presentò Charles Paddock, campione dei Giochi Interalleati 1919, che al via della finale dei 100 m si vide fortunosamente privato di un pericoloso rivale grazie a un equivoco: Loren Murchison, che aveva battuto Paddock ai Trials, dopo aver atteso che i giudici sistemassero correttamente al connazionale le mani dietro la linea di partenza, quando lo starter sparò non partì aspettandosi che l'intera procedura fosse ripetuta. Così Murchison fu ultimo e Paddock primo con il famoso 'saltino' sul traguardo che esibiva di solito.
    Il mezzofondo lungo vide la nascita della stella di Paavo Nurmi, il finlandese che avrebbe trionfato con cinque ori a Parigi nel 1924. Ad Anversa si 'accontentò' di tre ori e un argento

    Le gare di nuoto si tennero in un fangoso canale. "Maestà, abbiamo nuotato nella mota, non nell'acqua", disse alla regina Ethelda Bleibtrey, mentre riceveva i complimenti per i suoi tre ori. Ethelda faceva l'infermiera a New York, anche lei aveva subito un fermo di polizia per 'nudità' sulla spiaggia di Manhattan. In Belgio indossò casti costumi e trionfò sotto la guida di Louis de Breda Handley.

    Da ricordare ancora Aileen Riggin, morta a 96 anni nell'ottobre 2002, dopo aver detenuto a lungo il primato di longevità fra le olimpioniche. Andò ad Anversa quasi per scommessa, uno scricciolo alto 1,37 m e del peso di soli 32 kg, che aveva da poco compiuto 14 anni. Nei tuffi da 1 metro gareggiarono solo quattro ragazze americane. Riggin batté Wainwright e restò la più giovane vincitrice olimpica fino a quando a Berlino nel 1936 non conquistò l'oro un'altra teenager americana, Marjorie Gestring, tre mesi prima di compiere 14 anni.

    Nelle prove di tiro emerse una coppia americana che accumulò 14 medaglie: Willis Lee cinque d'oro su sette, Lloyd Spooner quattro, ma grazie alla gran quantità di prove a squadre. A livello individuale, Spooner ottenne solo un bronzo. Ma di spari, ai Giochi, se ne erano sentiti troppi: si tennero 21 gare di tiro, con la partecipazione di 234 concorrenti, mentre a pochi km l'esercito belga faceva ancora brillare le granate tedesche inesplose.

    Durante i Giochi venne organizzata una settimana dedicata agli sport invernali: fu dunque la prima volta ai Giochi olimpici per il pattinaggio di figura e per l'hockey su ghiaccio.

    Da segnalare il fatto che una gara di vela fu effettuata in acque olandesi, perché considerate di una qualità superiore.



    MEDAGLIERE





    L'ATLETA SIMBOLO
    Nedo Nadi (5 ori: fioretto ind. e a squadre, sciabola ind. e a squadre, spada a squadre )





    IL FILMATO





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