A ogni modo, andiamo a Verona: un'altra sconfitta potrebbe farmi valutare più seriamente l'ipotesi delle dimissioni, oltre a rendere la situazione di classifica ancora più deficitaria. Provo a cambiare identità alla squadra, riproponendo un esperimento già varato qualche partita prima e accantonato dopo 45 minuti.
Varo un 3-5-2 a metà strada tra quello di Mazzarri e quello di Semplici: due terzini a tutto campo con polmoni d'acciaio (De Col e l'ex-Frosinone Crivello), un mediano che fa da registra arretrato e che ha anche il compito di scardinare qualche pallone dai piedi avversari (Ricci, fratello di quello visto l'anno scorso al Crotone in A), la coppia d'attacco Galabinov, su cui puntavo tutto e ancora a secco da quando mi sono insediato in panchina ed Eduardo, l'attaccante croato-brasiliano già dell'Arsenal, che avevo portato come colpo di mercato a parametro zero ma che sta rendendo al di sotto delle aspettative, anche a causa di valori fisici piuttosto calanti.

Come sia o come non sia, riusciamo a sfangarla: un colpo di testa di Bellusci, arrivato in prestito dal Palermo per rinforzare il reparto arretrato e utile come il pane in questo pasaggio alla difesa a tre, a ridosso dell'intervallo e un contropiede finalizzato da Crivello, in una azione mazzarriana al 100%, con l'esterno che conclude a rete, mi permettono di cogliere il primo successo della gestione e di respirare un poco.