Episodio 3: Sultans of swing
Non c'è niente di meglio che un buon sigaro per accompagnare i pensieri che come fumo si rincorrono nella testa. Pensieri e idee, tentativi e prove, per trovare una soluzione che sia la meno peggio. Perché la perfezione non è di questo mondo. A meno che non si stia parlando del suono di chitarra di Mark Knopfler. Ma qui non siamo con in mano una Fender a disegnare note calde nell'aria, siamo a rincorrere un pallone e a rincorrere caviglie, a cercare di far apparire quasi belli da vedere undici ruvidi uomini che in questo campo cercano di mostrare il talento che un dio gli ha donato.
A guardarli, non si deve trovare il bello in loro, ma solo ciò che non funziona, perché a questi inghippi nel meccanismo si ponga rimedio. E all'inizio di inghippi ce ne sono anche troppi: lenti, macchinosi, sempre in ritardo sulla palla. Ci avvantaggia il fatto che siamo tecnicamente superiori alla maggior parte delle squadra che affrontiamo. Ma non convinciamo, non siamo concreti. Così pian piano di decide di apporre piccoli correttivi.
Partiamo lenti, pian piano ci mettiamo in carreggiata. Certo, non si può dire che a questo non contribuisca il ritorno in squadra dei titolari dai loro infortuni.
La classifica sorride ampiamente. Soprattutto per i numeri che riguardano la fase difensiva. Non perdiamo, e stiamo trovando anche continuità nel gioco.
La tattica si è evoluta, dicevamo. E ora è diventata qualcosa di totalmente inaspettato.
Eravamo tra i favoriti alla promozione. Siamo in linea con le aspettative.
Non stiamo facendo niente di più che il nostro dovere, avrebbe detto mia nonna. Ne sapeva, lei.