ma secondo te con i White Walkers e il Re della notte è davvero finita così...?
ma secondo te con i White Walkers e il Re della notte è davvero finita così...?
Spoiler:
ormai mancano 3 puntate... deve ancora esserci la battaglia con Cersei che occuperà tutta una puntata e magari una sarà di lotte intestine tra gli eredi targaryen/indipendenza del nord, non credo abbiano più tempo per ritirarlo fuori, l'hanno infatti liquidato in fretta con un balzo di Arya
ormai mancano 3 puntate... deve ancora esserci la battaglia con Cersei che occuperà tutta una puntata e magari una sarà di lotte intestine tra gli eredi targaryen/indipendenza del nord, non credo abbiano più tempo per ritirarlo fuori, l'hanno infatti liquidato in fretta con un balzo di Arya
Dopo due rotture di coglioni atomiche di puntate, questo terzo episodio parte col botto e si capisce già dal cambio di ambientazione. Gli eventi si svolgono infatti nel tratto autostradale tra Milano e Pavia, con quella nebbiolina appena accennata che ti costringe a guidare mentre limoni col parabrezza, pregando il Dio dei caselli di arrivare sano di mente a destinazione.
Dalla nebbia emerge sta tizia che ci eravamo scordati esistesse, che a quanto pare è tipo un Charizard magico un po' fanatico religioso. Incendia le spade dei Dothraki, uccidendone i quattro quinti troppo distanti da Sir Jhora per sentirlo bisbigliare nella notte di sguainare le loro armi senza motivo.
Tutti sono impazziti per la scena in cui sta tipa saluta il capo degli Unsullied nella sua lingua natia, ma non mi pare di aver mai ricevuto applausi per aver detto "bella zi" a uno che conosco incrociato per caso in metro.
La tattica bellica del Nord sembra concepita da uno di quei balordi al baretto che sostengono di poter fare il CT della Nazionale di calcio molto meglio di Bearzot: teniamo i nostri due draghi buoni buoni in disparte per buona parte dello scontro, sbattiamocene totalmente del vantaggio di avere una cittadella fortificata e usiamo tutta la nostra cavalleria nel modo più idiota che ci viene in mente: mandandola alla carica frontalmente nel buio, contro avversari che non soffriranno mai alcun calo di morale.
Insomma, i Dothraki si rivelano l'eiaculazione precoce più massiccia e appiccicosa di Westeros, con buona pace di quello spacca-culi di Karl Drago, che il Signore lo abbia in gloria.
Segue una carneficina senza precedenti in cui le truppe umane abbozzano tipo me contro i fottuti dodicenni Koreani a FIFA. A una certa Danaerys e Jon si svegliano e iniziano a incendiare un po' di zombie con una discreta mezz'ora di ritardo. Poi, senza nessuna ragione apparente, smettono e si infognano in una serie di giretti inconcludenti in mezzo alla nebbia, tipo quei filler dei film di azione di bassa lega con gli inseguimenti di macchine, ma coi draghi, mentre di sotto il loro esercito tira le cuoia che è una bellezza.
Finalmente ci si ritira tutti dentro le mura e già un paio di personaggi minori stirano perché il pubblico nelle precedenti settimane ha lamentato la mancanza di uccisioni di un certo rilievo. A questo punto già tutti soffrono di stress post-trauma, tranne Arya, che per tipo 30 secondi pare Legolas ne Il Ritorno del Re, salvo poi perdere il pepe al culo accumulato con la scopata precedente. Quella birichina decide allora di cimentarsi in uno spassoso nascondino suicida in mezzo a una biblioteca.
Accorrono a salvarla Clegain, che nel frattempo si è cagato addosso tutta la cena del giorno prima, e quello con la benda sull'occhio che adora spruzzarsi la spada di benzina, che nessuno ricorda come si chiama, né perché sia lì. Fatto sta che tutto il suo ruolo nella serie parrebbe essere quello di permettere ad Arya di mettersi in salvo in una scena che ricorda vagamente l'allegoria della crocefissione. Quel pizzico di blasfemia che ci piace nelle serie HBO.
Qua e là scene di guerra appena appena ripetitive con tutti i personaggi principali che sventrano da soli per ore i non morti, facendoti credere che stiano lì lì per morire, ma poi invece no, succede qualche cazzo e si salvano. Facciamo finta di non esserci accorti che Jaimie con la mano sinistra riusciva a malapena a tenere testa a una guardia civica di Dorn, ma oggi avrà sterminato da solo metà dei whitewalkers. Facciamo anche finta di credere che sia verosimile quell'handicappato obeso di Sam Tarly sia potuto sopravvivere a più di 40 secondi di battaglia, quando farebbe fatica a trovarsi il culo con le mani, avendo a disposizione un libretto di istruzioni illustrato. Però il gigante non morto che si avvicina la ragazzina Umber all'occhio, piano piano, apposta per farsi infilzare, senza staccarle selvaggiamente la testa a morsi, ci sembra un tantino una presa per il culo.
Ma veniamo alle cose serie. Il Night King, contro ogni aspettativa, è un demone di ghiaccio completamente ignifugo e la regina dei draghi per sta cosa ci rosica un attimo male. Jon Snow quindi decide di inseguirlo per affrontarlo a mani nude, poco prima che lui resusciti tutti i soldati morti fino a quel momento e lì, onestamente, l'unica cosa che mi ha impedito di spegnere tutto e mettermi a guardare Orange Is The New Black, che almeno ci sono le lesbiche che pomiciano, è stata la più grande sospensione dell'incredulità a cui l'umanità abbia mai assistito.
Nel climax più totale della battaglia, nonché delle sorti dell'umanità, Bran (che, ricordiamolo a chi non dovesse averlo ancora chiaro in mente, non è più Bran, ma il fottutissimo Three Eyed Raven) dice: "vabbé, sai che c'è? Io mi metto a fare un giretto coi corvi in tranche mistica per un'oretta, tanto qui mi sembra tutto più o meno sotto controllo".
Nel gioco di sguardi fissi tra lui è il re della notte giuro che mi sono alzato per controllare che il PC non mi avesse stoppato per sbaglio l'episodio.
Ma ormai non ci sorprende più nulla, tanto GOT è diventata una mesta sequela di avvenimenti irrilevanti, in attesa che giunga un Deus Ex Machina qualsiasi a rivolvere una sceneggiatura degna dell'ennesimo remake di Robin Hood. In questo caso specifico è Arya che, Dio solo sa come, riesce a cogliere di sorpresa alle spalle il Night King e, con un giochetto da delinquente di strada, lo infilza in una piega dell'armatura. Così, il demone più potente del giochetto, lo spauracchio di 8 stagioni di sbrodolata infinita, si infrange in mille pezzi perché una ragazzina di 16 anni lo ha punzecchiato nell'interno coscia con una pietruzza lavica tipo quelle che trovi per strada quando vai in gita a Stromboli.
Allora andatevene tutti a fanculo.
La puntata si chiude con la sacerdotessa del Dio della luce che si allontana da sola nella neve, si spoglia, diventa una vecchia di merda e muore. Come i cani quando hanno capito che è giunta la loro ora. Così, a caso.
Recensioni brevi: GOT S8 E3
Dopo due rotture di coglioni atomiche di puntate, questo terzo episodio parte col botto e si capisce già dal cambio di ambientazione. Gli eventi si svolgono infatti nel tratto autostradale tra Milano e Pavia, con quella nebbiolina appena accennata che ti costringe a guidare mentre limoni col parabrezza, pregando il Dio dei caselli di arrivare sano di mente a destinazione.
Dalla nebbia emerge sta tizia che ci eravamo scordati esistesse, che a quanto pare è tipo un Charizard magico un po' fanatico religioso. Incendia le spade dei Dothraki, uccidendone i quattro quinti troppo distanti da Sir Jhora per sentirlo bisbigliare nella notte di sguainare le loro armi senza motivo.
Tutti sono impazziti per la scena in cui sta tipa saluta il capo degli Unsullied nella sua lingua natia, ma non mi pare di aver mai ricevuto applausi per aver detto "bella zi" a uno che conosco incrociato per caso in metro.
La tattica bellica del Nord sembra concepita da uno di quei balordi al baretto che sostengono di poter fare il CT della Nazionale di calcio molto meglio di Bearzot: teniamo i nostri due draghi buoni buoni in disparte per buona parte dello scontro, sbattiamocene totalmente del vantaggio di avere una cittadella fortificata e usiamo tutta la nostra cavalleria nel modo più idiota che ci viene in mente: mandandola alla carica frontalmente nel buio, contro avversari che non soffriranno mai alcun calo di morale.
Insomma, i Dothraki si rivelano l'eiaculazione precoce più massiccia e appiccicosa di Westeros, con buona pace di quello spacca-culi di Karl Drago, che il Signore lo abbia in gloria.
Segue una carneficina senza precedenti in cui le truppe umane abbozzano tipo me contro i fottuti dodicenni Koreani a FIFA. A una certa Danaerys e Jon si svegliano e iniziano a incendiare un po' di zombie con una discreta mezz'ora di ritardo. Poi, senza nessuna ragione apparente, smettono e si infognano in una serie di giretti inconcludenti in mezzo alla nebbia, tipo quei filler dei film di azione di bassa lega con gli inseguimenti di macchine, ma coi draghi, mentre di sotto il loro esercito tira le cuoia che è una bellezza.
Finalmente ci si ritira tutti dentro le mura e già un paio di personaggi minori stirano perché il pubblico nelle precedenti settimane ha lamentato la mancanza di uccisioni di un certo rilievo. A questo punto già tutti soffrono di stress post-trauma, tranne Arya, che per tipo 30 secondi pare Legolas ne Il Ritorno del Re, salvo poi perdere il pepe al culo accumulato con la scopata precedente. Quella birichina decide allora di cimentarsi in uno spassoso nascondino suicida in mezzo a una biblioteca.
Accorrono a salvarla Clegain, che nel frattempo si è cagato addosso tutta la cena del giorno prima, e quello con la benda sull'occhio che adora spruzzarsi la spada di benzina, che nessuno ricorda come si chiama, né perché sia lì. Fatto sta che tutto il suo ruolo nella serie parrebbe essere quello di permettere ad Arya di mettersi in salvo in una scena che ricorda vagamente l'allegoria della crocefissione. Quel pizzico di blasfemia che ci piace nelle serie HBO.
Qua e là scene di guerra appena appena ripetitive con tutti i personaggi principali che sventrano da soli per ore i non morti, facendoti credere che stiano lì lì per morire, ma poi invece no, succede qualche cazzo e si salvano. Facciamo finta di non esserci accorti che Jaimie con la mano sinistra riusciva a malapena a tenere testa a una guardia civica di Dorn, ma oggi avrà sterminato da solo metà dei whitewalkers. Facciamo anche finta di credere che sia verosimile quell'handicappato obeso di Sam Tarly sia potuto sopravvivere a più di 40 secondi di battaglia, quando farebbe fatica a trovarsi il culo con le mani, avendo a disposizione un libretto di istruzioni illustrato. Però il gigante non morto che si avvicina la ragazzina Umber all'occhio, piano piano, apposta per farsi infilzare, senza staccarle selvaggiamente la testa a morsi, ci sembra un tantino una presa per il culo.
Ma veniamo alle cose serie. Il Night King, contro ogni aspettativa, è un demone di ghiaccio completamente ignifugo e la regina dei draghi per sta cosa ci rosica un attimo male. Jon Snow quindi decide di inseguirlo per affrontarlo a mani nude, poco prima che lui resusciti tutti i soldati morti fino a quel momento e lì, onestamente, l'unica cosa che mi ha impedito di spegnere tutto e mettermi a guardare Orange Is The New Black, che almeno ci sono le lesbiche che pomiciano, è stata la più grande sospensione dell'incredulità a cui l'umanità abbia mai assistito.
Nel climax più totale della battaglia, nonché delle sorti dell'umanità, Bran (che, ricordiamolo a chi non dovesse averlo ancora chiaro in mente, non è più Bran, ma il fottutissimo Three Eyed Raven) dice: "vabbé, sai che c'è? Io mi metto a fare un giretto coi corvi in tranche mistica per un'oretta, tanto qui mi sembra tutto più o meno sotto controllo".
Nel gioco di sguardi fissi tra lui è il re della notte giuro che mi sono alzato per controllare che il PC non mi avesse stoppato per sbaglio l'episodio.
Ma ormai non ci sorprende più nulla, tanto GOT è diventata una mesta sequela di avvenimenti irrilevanti, in attesa che giunga un Deus Ex Machina qualsiasi a rivolvere una sceneggiatura degna dell'ennesimo remake di Robin Hood. In questo caso specifico è Arya che, Dio solo sa come, riesce a cogliere di sorpresa alle spalle il Night King e, con un giochetto da delinquente di strada, lo infilza in una piega dell'armatura. Così, il demone più potente del giochetto, lo spauracchio di 8 stagioni di sbrodolata infinita, si infrange in mille pezzi perché una ragazzina di 16 anni lo ha punzecchiato nell'interno coscia con una pietruzza lavica tipo quelle che trovi per strada quando vai in gita a Stromboli.
Allora andatevene tutti a fanculo.
La puntata si chiude con la sacerdotessa del Dio della luce che si allontana da sola nella neve, si spoglia, diventa una vecchia di merda e muore. Come i cani quando hanno capito che è giunta la loro ora. Così, a caso.
FMRld 2018 - Inter
non esistono eroi, sono solo persone che fanno la differenza
Dopo due rotture di coglioni atomiche di puntate, questo terzo episodio parte col botto e si capisce già dal cambio di ambientazione. Gli eventi si svolgono infatti nel tratto autostradale tra Milano e Pavia, con quella nebbiolina appena accennata che ti costringe a guidare mentre limoni col parabrezza, pregando il Dio dei caselli di arrivare sano di mente a destinazione.
Dalla nebbia emerge sta tizia che ci eravamo scordati esistesse, che a quanto pare è tipo un Charizard magico un po' fanatico religioso. Incendia le spade dei Dothraki, uccidendone i quattro quinti troppo distanti da Sir Jhora per sentirlo bisbigliare nella notte di sguainare le loro armi senza motivo.
Tutti sono impazziti per la scena in cui sta tipa saluta il capo degli Unsullied nella sua lingua natia, ma non mi pare di aver mai ricevuto applausi per aver detto "bella zi" a uno che conosco incrociato per caso in metro.
La tattica bellica del Nord sembra concepita da uno di quei balordi al baretto che sostengono di poter fare il CT della Nazionale di calcio molto meglio di Bearzot: teniamo i nostri due draghi buoni buoni in disparte per buona parte dello scontro, sbattiamocene totalmente del vantaggio di avere una cittadella fortificata e usiamo tutta la nostra cavalleria nel modo più idiota che ci viene in mente: mandandola alla carica frontalmente nel buio, contro avversari che non soffriranno mai alcun calo di morale.
Insomma, i Dothraki si rivelano l'eiaculazione precoce più massiccia e appiccicosa di Westeros, con buona pace di quello spacca-culi di Karl Drago, che il Signore lo abbia in gloria.
Segue una carneficina senza precedenti in cui le truppe umane abbozzano tipo me contro i fottuti dodicenni Koreani a FIFA. A una certa Danaerys e Jon si svegliano e iniziano a incendiare un po' di zombie con una discreta mezz'ora di ritardo. Poi, senza nessuna ragione apparente, smettono e si infognano in una serie di giretti inconcludenti in mezzo alla nebbia, tipo quei filler dei film di azione di bassa lega con gli inseguimenti di macchine, ma coi draghi, mentre di sotto il loro esercito tira le cuoia che è una bellezza.
Finalmente ci si ritira tutti dentro le mura e già un paio di personaggi minori stirano perché il pubblico nelle precedenti settimane ha lamentato la mancanza di uccisioni di un certo rilievo. A questo punto già tutti soffrono di stress post-trauma, tranne Arya, che per tipo 30 secondi pare Legolas ne Il Ritorno del Re, salvo poi perdere il pepe al culo accumulato con la scopata precedente. Quella birichina decide allora di cimentarsi in uno spassoso nascondino suicida in mezzo a una biblioteca.
Accorrono a salvarla Clegain, che nel frattempo si è cagato addosso tutta la cena del giorno prima, e quello con la benda sull'occhio che adora spruzzarsi la spada di benzina, che nessuno ricorda come si chiama, né perché sia lì. Fatto sta che tutto il suo ruolo nella serie parrebbe essere quello di permettere ad Arya di mettersi in salvo in una scena che ricorda vagamente l'allegoria della crocefissione. Quel pizzico di blasfemia che ci piace nelle serie HBO.
Qua e là scene di guerra appena appena ripetitive con tutti i personaggi principali che sventrano da soli per ore i non morti, facendoti credere che stiano lì lì per morire, ma poi invece no, succede qualche cazzo e si salvano. Facciamo finta di non esserci accorti che Jaimie con la mano sinistra riusciva a malapena a tenere testa a una guardia civica di Dorn, ma oggi avrà sterminato da solo metà dei whitewalkers. Facciamo anche finta di credere che sia verosimile quell'handicappato obeso di Sam Tarly sia potuto sopravvivere a più di 40 secondi di battaglia, quando farebbe fatica a trovarsi il culo con le mani, avendo a disposizione un libretto di istruzioni illustrato. Però il gigante non morto che si avvicina la ragazzina Umber all'occhio, piano piano, apposta per farsi infilzare, senza staccarle selvaggiamente la testa a morsi, ci sembra un tantino una presa per il culo.
Ma veniamo alle cose serie. Il Night King, contro ogni aspettativa, è un demone di ghiaccio completamente ignifugo e la regina dei draghi per sta cosa ci rosica un attimo male. Jon Snow quindi decide di inseguirlo per affrontarlo a mani nude, poco prima che lui resusciti tutti i soldati morti fino a quel momento e lì, onestamente, l'unica cosa che mi ha impedito di spegnere tutto e mettermi a guardare Orange Is The New Black, che almeno ci sono le lesbiche che pomiciano, è stata la più grande sospensione dell'incredulità a cui l'umanità abbia mai assistito.
Nel climax più totale della battaglia, nonché delle sorti dell'umanità, Bran (che, ricordiamolo a chi non dovesse averlo ancora chiaro in mente, non è più Bran, ma il fottutissimo Three Eyed Raven) dice: "vabbé, sai che c'è? Io mi metto a fare un giretto coi corvi in tranche mistica per un'oretta, tanto qui mi sembra tutto più o meno sotto controllo".
Nel gioco di sguardi fissi tra lui è il re della notte giuro che mi sono alzato per controllare che il PC non mi avesse stoppato per sbaglio l'episodio.
Ma ormai non ci sorprende più nulla, tanto GOT è diventata una mesta sequela di avvenimenti irrilevanti, in attesa che giunga un Deus Ex Machina qualsiasi a rivolvere una sceneggiatura degna dell'ennesimo remake di Robin Hood. In questo caso specifico è Arya che, Dio solo sa come, riesce a cogliere di sorpresa alle spalle il Night King e, con un giochetto da delinquente di strada, lo infilza in una piega dell'armatura. Così, il demone più potente del giochetto, lo spauracchio di 8 stagioni di sbrodolata infinita, si infrange in mille pezzi perché una ragazzina di 16 anni lo ha punzecchiato nell'interno coscia con una pietruzza lavica tipo quelle che trovi per strada quando vai in gita a Stromboli.
Allora andatevene tutti a fanculo.
La puntata si chiude con la sacerdotessa del Dio della luce che si allontana da sola nella neve, si spoglia, diventa una vecchia di merda e muore. Come i cani quando hanno capito che è giunta la loro ora. Così, a caso.
Recensioni brevi: GOT S8 E3
Dopo due rotture di coglioni atomiche di puntate, questo terzo episodio parte col botto e si capisce già dal cambio di ambientazione. Gli eventi si svolgono infatti nel tratto autostradale tra Milano e Pavia, con quella nebbiolina appena accennata che ti costringe a guidare mentre limoni col parabrezza, pregando il Dio dei caselli di arrivare sano di mente a destinazione.
Dalla nebbia emerge sta tizia che ci eravamo scordati esistesse, che a quanto pare è tipo un Charizard magico un po' fanatico religioso. Incendia le spade dei Dothraki, uccidendone i quattro quinti troppo distanti da Sir Jhora per sentirlo bisbigliare nella notte di sguainare le loro armi senza motivo.
Tutti sono impazziti per la scena in cui sta tipa saluta il capo degli Unsullied nella sua lingua natia, ma non mi pare di aver mai ricevuto applausi per aver detto "bella zi" a uno che conosco incrociato per caso in metro.
La tattica bellica del Nord sembra concepita da uno di quei balordi al baretto che sostengono di poter fare il CT della Nazionale di calcio molto meglio di Bearzot: teniamo i nostri due draghi buoni buoni in disparte per buona parte dello scontro, sbattiamocene totalmente del vantaggio di avere una cittadella fortificata e usiamo tutta la nostra cavalleria nel modo più idiota che ci viene in mente: mandandola alla carica frontalmente nel buio, contro avversari che non soffriranno mai alcun calo di morale.
Insomma, i Dothraki si rivelano l'eiaculazione precoce più massiccia e appiccicosa di Westeros, con buona pace di quello spacca-culi di Karl Drago, che il Signore lo abbia in gloria.
Segue una carneficina senza precedenti in cui le truppe umane abbozzano tipo me contro i fottuti dodicenni Koreani a FIFA. A una certa Danaerys e Jon si svegliano e iniziano a incendiare un po' di zombie con una discreta mezz'ora di ritardo. Poi, senza nessuna ragione apparente, smettono e si infognano in una serie di giretti inconcludenti in mezzo alla nebbia, tipo quei filler dei film di azione di bassa lega con gli inseguimenti di macchine, ma coi draghi, mentre di sotto il loro esercito tira le cuoia che è una bellezza.
Finalmente ci si ritira tutti dentro le mura e già un paio di personaggi minori stirano perché il pubblico nelle precedenti settimane ha lamentato la mancanza di uccisioni di un certo rilievo. A questo punto già tutti soffrono di stress post-trauma, tranne Arya, che per tipo 30 secondi pare Legolas ne Il Ritorno del Re, salvo poi perdere il pepe al culo accumulato con la scopata precedente. Quella birichina decide allora di cimentarsi in uno spassoso nascondino suicida in mezzo a una biblioteca.
Accorrono a salvarla Clegain, che nel frattempo si è cagato addosso tutta la cena del giorno prima, e quello con la benda sull'occhio che adora spruzzarsi la spada di benzina, che nessuno ricorda come si chiama, né perché sia lì. Fatto sta che tutto il suo ruolo nella serie parrebbe essere quello di permettere ad Arya di mettersi in salvo in una scena che ricorda vagamente l'allegoria della crocefissione. Quel pizzico di blasfemia che ci piace nelle serie HBO.
Qua e là scene di guerra appena appena ripetitive con tutti i personaggi principali che sventrano da soli per ore i non morti, facendoti credere che stiano lì lì per morire, ma poi invece no, succede qualche cazzo e si salvano. Facciamo finta di non esserci accorti che Jaimie con la mano sinistra riusciva a malapena a tenere testa a una guardia civica di Dorn, ma oggi avrà sterminato da solo metà dei whitewalkers. Facciamo anche finta di credere che sia verosimile quell'handicappato obeso di Sam Tarly sia potuto sopravvivere a più di 40 secondi di battaglia, quando farebbe fatica a trovarsi il culo con le mani, avendo a disposizione un libretto di istruzioni illustrato. Però il gigante non morto che si avvicina la ragazzina Umber all'occhio, piano piano, apposta per farsi infilzare, senza staccarle selvaggiamente la testa a morsi, ci sembra un tantino una presa per il culo.
Ma veniamo alle cose serie. Il Night King, contro ogni aspettativa, è un demone di ghiaccio completamente ignifugo e la regina dei draghi per sta cosa ci rosica un attimo male. Jon Snow quindi decide di inseguirlo per affrontarlo a mani nude, poco prima che lui resusciti tutti i soldati morti fino a quel momento e lì, onestamente, l'unica cosa che mi ha impedito di spegnere tutto e mettermi a guardare Orange Is The New Black, che almeno ci sono le lesbiche che pomiciano, è stata la più grande sospensione dell'incredulità a cui l'umanità abbia mai assistito.
Nel climax più totale della battaglia, nonché delle sorti dell'umanità, Bran (che, ricordiamolo a chi non dovesse averlo ancora chiaro in mente, non è più Bran, ma il fottutissimo Three Eyed Raven) dice: "vabbé, sai che c'è? Io mi metto a fare un giretto coi corvi in tranche mistica per un'oretta, tanto qui mi sembra tutto più o meno sotto controllo".
Nel gioco di sguardi fissi tra lui è il re della notte giuro che mi sono alzato per controllare che il PC non mi avesse stoppato per sbaglio l'episodio.
Ma ormai non ci sorprende più nulla, tanto GOT è diventata una mesta sequela di avvenimenti irrilevanti, in attesa che giunga un Deus Ex Machina qualsiasi a rivolvere una sceneggiatura degna dell'ennesimo remake di Robin Hood. In questo caso specifico è Arya che, Dio solo sa come, riesce a cogliere di sorpresa alle spalle il Night King e, con un giochetto da delinquente di strada, lo infilza in una piega dell'armatura. Così, il demone più potente del giochetto, lo spauracchio di 8 stagioni di sbrodolata infinita, si infrange in mille pezzi perché una ragazzina di 16 anni lo ha punzecchiato nell'interno coscia con una pietruzza lavica tipo quelle che trovi per strada quando vai in gita a Stromboli.
Allora andatevene tutti a fanculo.
La puntata si chiude con la sacerdotessa del Dio della luce che si allontana da sola nella neve, si spoglia, diventa una vecchia di merda e muore. Come i cani quando hanno capito che è giunta la loro ora. Così, a caso.
alcune perle non sono male
tipo il limone col parabrezza