Promozione e Coppa.
Big WOlves![]()
grandiosa promozione..![]()
Promozione e Coppa.
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Sono l'OLDMOD, come "l'architetto" non rimango stupito di vederti, non è la prima volta.
Ci fu un Papclisma™, gli sticky sparirono ma Olorin riuscì a salvarne alcuni.
Ci fu un Papclisma2™ salutammo Fm Generale anche con il fiuuuuu cit., c'è stato anche il Papclisma3™,
ne usciremo, siamo pellacce.
Ride on a Scott Bike!
P+C = L²
Per Vittorio era già il terzo anno ad Aberdeen, alla guida dei Cove Rangers. Oramai era molto noto in città. Era l’autore principale di una bellissima storia di sport, che si sarebbe raccontata per decenni in tutta la Scozia, e che ancora oggi, ad oltre trent’anni di distanza, viene ricordata come il miracolo di Aberdeen. Una squadra di dilettanti, che dopo soli 3 anni di professionismo si trova già a giocarsela alla pari con le grandi del campionato scozzese. Infatti, al suo primo campionato in Championship, Vittorio avrebbe affrontato già squadre dal grande blasone in Scozia, su di tutte c’erano gli Hearts of Midlothian, la squadra della capitale, che nel passato aveva già vinto tutto in Scozia e che per via di una serie di sfortunati eventi si era ritrovata retrocessa in Championship, con l’obiettivo di tornare immediatamente in Premier.
La prima volta che un giornalista gli disse che non si era mai vista una squadra di quartiere andare a fare la grande tra i professionisti fu all’indomani della vittoria in Challenge Cup contro i cugini dell’Aberdeen, e in quel caso Vittorio fece notare che qualcosa di simile accadeva in Italia, a Verona, dove, da oltre un quarto di secolo, la squadra del quartiere Chievo dopo una scalata dall’ultima lega alla serie A, caso unico in Italia, faceva rodere il fegato ai “cugini” dell’Hellas, che non avrebbero mai pensato di vedere i “mussi” volare. Quella risposta lasciò spiazzati i giornalisti e gli addetti ai lavori, di certo poco abituati a vedere un allenatore ridimensionare in quel modo i propri successi, così le volte successive si fecero trovare preparati, ed ebbero da ribattere che d’accordo, il Chievo arrivava dai dilettanti come il Cove Rangers, ma la loro scalata presentava poche analogie con quella di Vittorio. Prima di tutto a Verona i finanziatori non mancavano, e la situazione economica della società era sempre stata florida, mentre ad Aberdeen c’era praticamente solo un uomo che si stava indebitando pesantemente per portare avanti investimenti da cui non sarebbe riuscito a rientrare in tempi brevi, c’era un manager che costruiva ogni anno una squadra con 4 lire e che ogni anno riusciva a stupire, e soprattutto c’erano i trofei portati in bacheca, che il Chievo non aveva mai ottenuto.
Comunque a Vittorio piaceva Aberdeen. A parte il mare, a cui non era abituato, gli piaceva quella cittadina che sorgeva tra il fiume Dee ed il fiume Don, con i suoi palazzi di granito che risplendevano al sole e i suoi castelli sparsi lungo le valli dei due fiumi. Gli piaceva attraversare ogni giorno uno dei ponti sul Dee per raggiungere Cove Bay. Gli piaceva la Scozia, con la sua storia, con il suo clima, che non era particolarmente piacevole, ma comunque era intrigante. Si era adattato bene allo stile di vita scozzese e si sentiva molto a suo agio. Forse fu per questo che nell’estate del 2021, durante una conferenza stampa in cui si presentavano gli obiettivi stagionali, si trovò a dire che lì si trovava bene e che si sentiva di poter dire che Aberdeen era ormai una seconda casa per lui, che stava diventando la sua città…
te ne vai dove quindi??
Prima di lanciarsi nella nuova stagione, Vittorio aveva avuto più colloqui con la dirigenza, per capire come muoversi. Le conversazioni con il presidente furono molto costruttive, anche se ribadirono un concetto fondamentale: le ambizioni c’erano, mancavano i fondi e la situazione economica era già critica e rischiava di sfuggire da ogni controllo. Il buco nelle casse societarie era sempre più grosso, e nonostante ciò il presidente era disposto a stanziare quanto poteva per poter far affermare la squadra nel calcio che conta. E se le più rosee aspettative portavano a far sprofondare il bilancio societario alla fine della stagione, il presidente confermò che sarebbe stato un problema da discutere a tempo debito, confermando la massima fiducia a Vittorio.
Fu grazie all’impegno economico del presidente che anche per quella stagione si riuscì, in sede di mercato, a costruire una squadra degna della categoria. In particolare quell’estate arrivarono diversi giocatori dall’indiscussa esperienza, anche in campo internazionale. Firmarono per il Cove Rangers gli ex nazionali Angelo Ogbonna, Drissa Diakité e Edgar Çani, tutti con passate esperienze in alcuni dei massimi campionati europei.
Ma il colpo del calciomercato, quello che infiammò i tifosi, fu l’ingaggio di un ex nazionale inglese, jolly di centrocampo, che dopo una vita al Southampton si era trasferito all’Aston Villa, dal quale fu svincolato dopo due stagioni. Con i Cove Rangers firmò un contratto annuale con opzione per il secondo, ed era destinato ad essere il faro del centrocampo per quella stagione.
Infine la rosa fu completata in parte riconfermando alcuni prestiti della passata stagione, come Francescutto, Arrondel, Declan Wilson, Barraco e Young, in parte grazie ai prestiti di altri giocatori, tra cui Daly, Sweet, Jermaine Muir, Hubert e Thevenet destinati ad avere ruoli di primo piano in squadra.
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