Perchè nessuna cita l'Ultimo Uomo stavolta?
Considerare il VAR come una nuova tecnologia e non come una persona porta all’idea illusoria che possa davvero eliminare l’errore, cioè migliorare le scelte dell’arbitro. Questo, in realtà, è vero solo per una frazione degli episodi che si possono analizzare con l’aiuto dei VAR, come i casi di mistaken identity (quando cioè l’arbitro ammonisce o espelle un giocatore per sbaglio, e viene corretto da un replay), di fallo a palla lontana (l’arbitro sta guardando l’azione e le telecamere gli permettono di sanzionare un fallo che altrimenti non avrebbe potuto vedere) o di gol e rigori in netto fuorigioco.
Non è un caso, a questo proposito, che le linee guida dell’IFAB (l’organo che decide sulle regole del calcio) consiglino di utilizzare i replay in slow motion solo per capire il punto di contatto, in caso di presunto fallo di mano o contrasto falloso. Per capire l’intensità di un intervento o la volontarietà di un fallo di mano, invece, il documento ufficiale prescrive l’utilizzo di immagini a velocità normale.
Bisogna infine parlare della televisione come strumento chiarificatore della realtà, un’idea che oggi è generalmente accettata ma che ovviamente ha i suoi limiti. In questo senso, è ironico che già alla prima partita stagionale un gol sia stato determinato da un evento, il presunto fallo di mano di Dybala sul 2-0 in Juventus-Cagliari, che è stato impossibile chiarire del tutto attraverso replay. Allo stesso modo, anche il rigore che ha sancito lo 0-2 della Fiorentina sul Verona all’ultima giornata di campionato ci ha ricordato di quanto episodi apparentemente oggettivi, come la valutazione di un fallo dentro o fuori l’area di rigore, possano essere complicati da giudicare nonostante i replay. Certo, questi casi non sono molti ma possono accadere.
Se si volessero davvero eliminare le polemiche arbitrali bisognerebbe più che altro educare il pubblico all’accettazione dell’errore e alla diversità delle opinioni, e questo al di là della presenza dei VAR o meno. In questo senso, non si può che essere d’accordo con Buffon quando dice che: «Se fossimo tutti più sereni, più sportivi e accettassimo gli errori, vivremmo con più umanità tutte le situazioni». Potrebbe essere un buon punto di partenza: se lo sport non può adattarsi a una pluralità infinita di punti di vista allora bisogna che siano gli spettatori ad accettarne la varietà.
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