Quando inizi un progetto, devi avere le idee chiare su quello che vuoi fare e su come vuoi muoverti.

Due anni fa De Laurentiis scelse Benitez per iniziare un processo di internazionalizzazione del Napoli, che portò all'arrivo di giocatori rigorosamente stranieri e con un background europeo di un certo livello. Io sono tra quelli che a più riprese si erano schierati dalla parte di un progetto più equilibrato e meno esterofilo, ma evidentemente il presidente aveva pensato di continuare su questa linea, se ha fatto il possibile per trattenere Benitez e se, ad addio consumato con il tecnico spagnolo, era volato proprio in Spagna per convincere Emery.

Fin qui nulla di strano. Ma se poi, dopo aver incassato il rifiuto di Emery, mi vai a prendere Sarri, significa che hai le idee veramente confuse. Oppure hai capito che la strada che avevi intrapreso non era quella giusta (ma in questo caso perché fartelo venire in mente solo dopo il rifiuto di Emery?).

Sarri è un'operazione affascinante, come lo furono Sacchi al Milan, Maifredi alla Juventus, Orrico all'Inter, Ottavio Bianchi al Napoli. Operazioni che, se ricordate, hanno avuto esiti molto differenti tra loro. E' questo il principale problema. Sarri al Napoli rappresenta il trionfo della meritocrazia (come hanno scritto in tanti), ma al di là delle suggestioni, è veramente la scelta giusta? Una squadra europea può affidarsi a un tecnico che non ha mai allenato in Europa, che in Serie A ha una sola stagione all'attivo e che non si è mai confrontato con piazze come Napoli? E soprattutto, avrà tempi e modi per dare alla squadra la sua impronta di gioco? La risposta la potremo dare soltanto più in avanti, ma è evidente che i dubbi sono tanti e, francamente, credo siano anche leciti.